Agromafie: «L’Umbria è nella morsa»

«L’intensità dell’associazionismo criminale è elevata nel Mezzogiorno, ma emerge con chiarezza come nel Centro dell’Italia il grado di penetrazione sia forte e stabile e particolarmente elevata in Abruzzo ed in Umbria». E’ quanto emerge scorrendo l’Indice di organizzazione criminale (Ioc) elaborato dall’Eurispes nell’ambito del quarto ‘Rapporto agromafie’ con Coldiretti e l’Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare

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L’umbria In Regioni quali la Calabria e la Sicilia, si legge nel rapporto, «si denota un grado di controllo criminale del territorio pressoché totale, al pari della Campania (sia pur con minore intensità nell’entroterra avellinese e beneventano), ma anche in Umbria la situazione non è rosea, visto che l’Ioc relativo a Perugia è pari a 55,9 (quasi doppio rispetto alla media nazionale, che è 29,1), mentre Terni si attesta a 30,0.

Il business Le Agromafie hanno realizzato un business che ha superato i 16 miliardi di euro nel 2015. Per raggiungere l’obiettivo, dice il rapporto, «i clan ricorrono a tutte le tipologie di reato tradizionali: usura, racket estorsivo e abusivismo edilizio, ma anche a furti di attrezzature e mezzi agricoli, abigeato, macellazioni clandestine o danneggiamento delle colture con il taglio di intere piantagioni. Con i classici strumenti dell’estorsione e dell’intimidazione impongono la vendita di determinate marche e determinati prodotti agli esercizi commerciali, che a volte, approfittando della crisi economica, arrivano a rilevare direttamente».

 

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