Ambiente, la Regione cerca accordo su Terni

Voto rinviato all’8 maggio dopo il dibattito in consiglio regionale: si punta alla stesura di «un documento unitario e condiviso». Non sarà facile redigerlo

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«Le emissioni di Pm10 nel territorio del comune di Terni dipendono dal riscaldamento domestico, dai trasporti e solo il 6 per cento dai processi produttivi». L’assessore regionale Fernanda Cecchini, intervenendo – in consiglio regionale – nel dibattito scaturito dai tre atti di indirizzo sulle criticità ambientali della ‘conca ternana’ presentati da Centrodestra e civiche, M5S e Partito democratico, ha tagliato corto: «Terni ha problemi ambientali perché si trova in una conca in cui nel tempo si sono insediate diverse industrie, anche chimiche, che hanno portato sviluppo e lavoro ma anche problemi di salute e all’ambiente».

Raffele Nevi

Forza Italia Secondo Raffaele Nevi – primo firmatario della mozione condivisa da Claudio Ricci e Sergio De Vincenzi (Rp), Emanuele Fiorini e Valerio Mancini (Ln), Marco Squarta (FdI) – «per i problemi ambientali di Terni serve un riconoscimento ai livelli istituzionali più alti. È necessario costruire un Piano strategico di azioni da mettere in campo nel breve, medio e lungo periodo. La Regione non può scaricare tutto sugli enti locali, ma deve intervenire con forza sul governo nazionale per costruire azioni affinché Terni venga riconosciuta quale città con una situazione ambientale particolarmente complessa. È chiaro che la questione inceneritori ha alzato il livello dell’attenzione, prima con Acea ed ora con Terni Biomassa, ma il problema di Terni non è legato soltanto ai due inceneritori. I problemi sono molto più ampi e più gravi. Non va dimenticato che Terni è tra le più importanti città industriali italiane e la sua situazione va portata con urgenza sul tavolo governativo. Dopo il riconoscimento quale area di crisi industriale complessa per Terni e Narni, serve ora una presa d’atto di una crisi che riguarda la tematica ambientale. Oltretutto l’industria green porterebbe comunque nuovi posti di lavoro. Questo è il momento giusto per lavorare insieme su un obiettivo comune».

Andrea Liberati

M5S Andrea Liberati, primo firmatario mozione condivisa da Emanuele Fiorini (Lega Nord), ha evidenziato che «è stato scritto anche un libro, ‘Gli impolverati’ , sulle menzogne che sono state detto per oltre 100 anni sull’impatto delle acciaierie sul territorio e sui cittadini ternani. Da moltissimo tempo è noto l’impatto delle polveri su tutta l’area e ciò ha portato, oltre ai problemi sanitari, al crollo del valore degli immobili e dei terreni. Già un secolo fa si sapeva dei danni che il pulviscolo causava alle mucose e ai polmoni. Ora ci troviamo di fronte alla necessità di una bonifica che costerà miliardi. I sensori di Arpa ci parlano del superamento di tutti i parametri per nickel e cromo, al pari di un’area industriale. Abbiamo a Terni il più grande immondezzaio siderurgico d’Italia, da cui filtrano metalli pesanti nell’acqua. Permane, sopo 100 anni, il ricatto del lavoro rispetto alle responsabilità ambientali dei proprietari dell’acciaieria. Servirebbe una inchiesta giudiziaria seria per accertare le vere responsabilità: c’è un problema anche giudiziario. La magistratura dovrebbe superare il ritardo accumulato in tanti anni. La politica dovrebbe trattare diversamente la dirigenza della Thyssen, esercitando finalmente il proprio ruolo».

Gianfranco Chiacchieroni

PD Secondo Gianfranco Chiacchieroni, «la questione non riguarda solo la città di Terni. Se la società industriale vuole continuare a svolgere le proprie attività deve affrontare il problema dell’impatto ambientale, ma per farlo deve ricorrere all’innovazione tecnologica e alla ricerca. Terni è la seconda città industriale d’Italia e, quindi risente di questo tipo di problematiche ambientali complesse. Siamo soddisfatti se si insedia una nuova azienda, ma poi dobbiamo anche saperne mitigare l’impatto. Siamo chiamati a fare risposte rispetto all’impatto di un assetto industriale che altrove non esiste più. Governo nazionale e Unione europea devono essere coinvolti sulla questione. Va posta la problematica delle risorse: c’è un costo sociale da affrontare e vanno coinvolti tutti i centri di ricerca, comprese le università. Andrà verificata anche l’azione, iniziata dalla giunta precedente, di spostamento del traffico pesante dall’ambito cittadino. Dobbiamo lanciare una sfida importante, partendo dalla situazione dei lavoratori».

Gli interventi Intervenendo nel dibattito, Claudio Ricci (Rp) ha ricordato che «la media nazionale degli sforamenti delle Pm10 è di 35 giorni: a Terni nel 2016 sono stati ben 59 giorni. La cabina di regia ambientale a cui dobbiamo pensare dovrà svolgere una ricognizione su tutti i dati e gli studi finora fatti, per generare un modello di gestione in tempo reale dei dati, utilizzando i dati storici per arrivare ad una zonizzazione del territorio», mentre Silvano Rometti (SeR) ha detto di concordare «sulla necessità di uno studio epidemiologico per capire quali sono stati gli effetti sulla popolazione determinati in questi anni. Il problema di Terni non sono solo l’acciaieria e gli inceneritori: il fenomeno dell’inquinamento atmosferico ha dimensioni diverse. Gli studi sulla qualità dell’aria dimostrano che il 40 per cento delle emissioni è dovuto agli impianti di riscaldamento; un altro 40 per cento è dovuto al traffico; mentre il contributo delle attività produttive è intorno al 20 per cento». Per Eros Brega (PD), «Terni non può essere paragonata a Taranto. Le scelte fatte in passato sono state importanti a livello economico. È oggettivamente difficile governare certi tipi di processi quando è una città a nascere intorno ad una fabbrica. Già cento anni fa esistevano problemi ambientali seppure in forma diversa. Le istituzioni e l’azienda hanno fatto importanti sforzi. Nel 2004, con la crisi del magnetico si diede vita ad un protocollo istituzionale con l’azienda con quest’ultima che fece la sua parte, la parte pubblica un po’ meno. La questione va portata all’attenzione del governo nazionale». Secondo Emanuele Fiorini (LN) «Il tema ambientale è oggettivamente complesso e variegato, a partire dalla chiusura del ciclo di smaltimento dei rifiuti che non può prevedere l’incenerimento o pattumiere. Dobbiamo interessarci anche dell’industria pesante. Ad Ast dobbiamo chiedere se si è mai rivolta alla Commissione Europea per interventi specifici ed eventualmente quali risposte ha avuto. È importante convocare i quadri responsabili dell’azienda per capire cosa è stato fatto. L’Umbria è chiamata urgentemente a cambiare la sua politica ambientale».

Fernanda Cecchini

L’assessore Per Fernanda Cecchini «le differenziazioni espresse durante il dibattito si basano sulla contrapposizione politica più che su dati certificabili. Le tre mozioni hanno fatto emergere solo alcune delle tante problematiche. Terni ha problemi ambientali perché si trova in una Conca in cui nel tempo si sono insediate diverse industrie, anche chimiche, che hanno portato sviluppo e lavoro ma anche problemi di salute e all’ambiente. Soprattutto in un periodo in cui la sostenibilità economica prevaleva su quella ambientale. La Thyssen già nel 2010 ha ottenuto l’Autorizzazione integrata ambientale, spendendo per questo 20milioni di euro per la sostenibilità ambientale e l’efficienza energetica. L’Aia per ‘Terni biomassa’ ha diminuito del 70 per cento i limiti delle emissioni in atmosfera rispetto all’autorizzazione precedente. Le emissioni di Pm10 nel territorio del comune di Terni dipendono dal riscaldamento domestico, dai trasporti e solo il 6 per cento dai processi produttivi. Il Comune sta redigendo il piano del traffico per diminuire quelle emissioni e si sta lavorando per ridurre anche l’inquinamento causato dai sistemi di riscaldamento. È stato costituito l’Osservatorio regionale salute-ambiente, che dovrà dare priorità alle situazione come quella della Conca ternana. Dobbiamo puntare ad applicare le migliori tecnologie esistenti, sfruttando le risorse che arriveranno, anche per gli investimenti che mirano alla economica circolare, alla riduzione delle emissioni, alla produzione energetica di qualità, al miglioramento della qualità ambientale. Non può essere fatto tutto dal pubblico: il Tavolo per la qualità dell’aria, di cui fanno parte tre assessori, vedrà la partecipazione dei privati coinvolti nei processi produttivi». 

Rinvio all’8 maggio L’assemblea ha poi deciso – accogliendo la proposta avanzata dalla presidente Donatella Porzi, al fine di permettere alla presidente della Regione, Catiuscia Marini, di essere presente in aula – di rinviare la votazione alla seduta dell’8 maggio. Nel frattempo «i capigruppo consiliari lavoreranno alla stesura di un documento unitario e condiviso». Che però, viste le prime reazioni ‘social’ da parte soprattutto degli esponenti del M5S, forse sarà difficile da redigere.

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