Bilanci consolidati e fatturati del 2022: la fotografia delle imprese umbre

Le perdite dell’era Covid sono alle spalle ma inflazione e rialzo dei tassi minano la ripresa

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di Giovanni Cardarello

La grande distribuzione organizzata (Gdo) fa la parte del leone, le Acciaierie di Terni, ora Arvedi, si confermano una colonna portante, mentre la Brunello Cucinelli Spa e la Colacem conservano un ruolo decisivo. È questa, in sintesi, la fotografia che emerge del report emesso da Acacia Group, e pubblicato dall’edizione di giovedì de Il Corriere dell’Umbria, relativo ai bilanci consolidati e ai fatturati del 2022 delle imprese umbre. Una fotografia che consente, in maniera plastica, di individuare le sacche di eccellenza e al tempo stesso di effettuare un check-up concreto sullo stato di salute del territorio.

Vediamo nel dettaglio qualche numero. Come detto la Gdo si conferma leader assoluta dei fatturati dell’Umbria e mette in vetrina i 4,9 miliardi di euro raggiunti dal gruppo PAC 2000 (Conad) di Perugia, che diventano 6,6 sommando i dati dei punti vendita in franchising, gli 1,1 miliardi di Eurospin Tirrenica di Magione e i 784 milioni di Coop Centro Italia di Castiglione del Lago. Dati importanti anche per imprese storiche del territorio. Le Acciaierie di Terni Gruppo Arvedi che fatturano 3,2 miliardi, la Brunello Cucinelli Spa di Corciano che sfiora il miliardo e la Colacem di Gubbio che chiude a 470 milioni.

Segnali importanti anche da Ecosuntek Spa di Gualdo Tadino e da G.M.F Grandi Magazzini Fioroni e Farmacentro servizi e logistica di Perugia. Da leggere, con grande attenzione, anche i dati degli utili dove svettano, con 187 milion, le Acciaierie di Terni; ma sono molto importanti, in tal senso, le performance di Cucinelli, Eurospin e Colacem che chiudono il 2022 rispettivamente con 87, 69 e 50 milioni di utile. Utile a due cifre, in termini di milioni di euro, anche per Pac 2000A, Farmacentro Servizi e Logistica, Sitem, Tiberina Sangro e Susa.

Sempre leggendo in controluce il report di Acacia Group va sottolineato con forza che l’economia umbra si basa essenzialmente su mille imprese che cubano 32 miliardi complessivi di fatturato e impegnano in media 70 addetti. La metà di questo fatturato è generato della prime 20 imprese, il resto è facilmente identificabile in piccole e medie imprese che comunque rappresentano una parte fondamentale del territorio.

A indicare alcuni elementi qualitativi del report ci pensa Francesco Pace, founder di Acacia Group, che sempre a Il Corriere dell’Umbria sottolinea tre aspetti decisivi. Il primo è che l’economia dell’era Covid è un brutto ricordo, il secondo è che l’Umbria ha saputo rimboccarsi le maniche e ripartire piazzandosi tra le prime regioni di Italia in termini di recupero del fatturato perso nel biennio 2020-2021, il terzo è che il consolidamento di questa performance è minato, e messo in discussione, dall’inflazione e dall’impennata dei tassi di interesse.

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