Briccialdi salvo? Forse. Ma la politica si divide

Dimissioni polemiche della sottosegretario D’Onghia. Lucidi (M5S): «Nessuna statizzazione». Venerdì parlano i vertici dell’istituto musicale di Terni

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Venerdì mattina parleranno i vertici dell’istituto musicale Briccialdi di Terni e spiegheranno nei dettagli quella che – soprattutto in relazione agli istituti per l’alta formazione musicale – la ministro Valeria Fedeli ha definito “un importante e doveroso investimento sulle nuove generazioni e sul sistema Paese nel suo complesso. Nella Legge di bilancio è prevista l’integrazione del fondo per il graduale completamento del processo di statizzazione degli Istituti musicali pareggiati del comparto Afam per un importo di 5 milioni per l’anno 2018, di 10 milioni per l’anno 2019 e di 35 milioni a decorrere dall’anno 2020. La misura completa quanto era stato già avviato con la cosiddetta ‘manovrina’ di giugno scorso. Un processo atteso da anni e che oggi finalmente possiamo portare a compimento». Ma non tutti la pensano così.

Angela D’Onghia

Dimissioni polemiche La senatrice centrista Angela D’Onghia ha infatti rassegnato le dimissioni da sottosegretario al Miur, parlando della necessità della «presa d’atto del fallimento dell’impegno assunto oltre tre anni fa, di completare la riforma del sistema Afam e rimasta inattuata per 17 anni». Secondo D’Onghia: «l’unico risultato, infatti, è rappresentato dall’emendamento alla finanziaria per il finanziamento degli Istituti musicali pareggiati e delle Accademie non statali, che rischierebbero il collasso finanziario. Questo, nel mondo da cui provengo, che è quello della società civile e produttiva del nostro Paese, significa un nulla di fatto, una ulteriore proroga per procrastinare problemi irrisolti».

«Delusa e amareggiata» La ormai ex sottosegretario spiega: «Non accetto la rassegnazione che prevale negli ambienti ministeriali nonostante le mie continue sollecitazioni. Sarebbe necessario un impegno comune, un lavoro di squadra costante, delle sinergie che non possono essere garantite da singole personalità, nemmeno dalle più carismatiche e volitive. Mi auguro – conclude dicendosi delusa e amareggiata – che le mie dimissioni possano risvegliare la politica del fare.”

Alessia Petraglia

«Ha fatto bene» La senatrice di Sinistra Italiana, Alessia Petraglia prende la palla al balzo: «Ha fatto bene a dimettersi, visto che il governo e il Pd hanno fatto orecchie da mercante alle richieste sacrosante di un settore, come quello dell’alta formazione artistica e musicale (Afam), preso in giro da anni. Dimissioni tardive ma necessarie. Prima hanno fatto saltare due ddl, per ben due volte, relativi a organizzazione, stabilizzazione e statizzazione dei precari. Nella Legge di bilancio, così come ho già più volte denunciato, non c’è assolutamente nulla. La ministra Fedeli ora deve assumersi la responsabilità di questo fallimento».

I fondi Secondo Petraglia, «a malapena si trovano 5 milioni per garantire ai pareggiati di sopravvivere quest’anno e poi le statizzazioni, la cosiddetta manovrina, sono rinviate secondo la piena discrezionalità del Miur, sulla base delle contingenze elettorali. Rimane in vigore il principio che si procede alla statizzazione solo per quei pareggiati con i bilanci in regola e per quelli in difficoltà economica, invece, dovrebbero intervenire i Comuni, che subiscono tagli da anni e non sono più in grado di intervenire nei pareggiati. Abbiamo presentato persino la proposta per l’istituzione di un fondo speciale per coprire i piani di rientro delle istituzioni Afam. Nessuna prospettiva per i musicisti e gli artisti di domani. Un altro capolavoro di questo esecutivo e del Pd che non sono stati conseguenti agli impegni presi per completare la riforma del sistema Afam».

Lucidi attacca Rossi e Di Girolamo E poi c’è il senatore del M5S, Stefano Lucidi che accusa: «Sembra quasi un gioco di parole ma il Partito Democratico sta strumentalizzando quanto avvenuto in commissione bilancio le scorse ore riportando fatti e dati parziali. Leopoldo Di Girolamo e Gianluca Rossi, (molto attivi in questa fase pre-elettorale) tentano di far passare come successo politico quello che invece si sta rivelando come un boomerang per il PD. Ecco come stanno veramente le cose.
L’emendamento approvato non è l’emendamento Martini e non porta la firma del Senatore Rossi. L’emendamento approvato, anche con il voto del Movimento 5 Stelle, è un emendamento dei relatori della Legge di bilancio. Che significa questo? significa che il PD non si assume la responsabilità del gioco al ribasso fatto approvando questo emendamento, ma lo consegna direttamente alla commissione».

La polemica Il testo approvato, secondo Lucidi, «consegna 5 milioni di euro per il 2018, 10 milioni di euro nel 2019 e 35 milioni di euro nel 2020 per un sistema musicale composto da 20 istituti musicali pareggiati – contro 54 Conservatori – con oltre 800 insegnanti e – un numero che oscilla – fra 8.000 e 10.000 studenti che versano in gravi difficoltà e rischiano in taluni casi la chiusura, con gravissime conseguenze per tutti i soggetti interessati. quindi sono davvero delle briciole che molto probabilmente non verrano neanche spese. E infatti il Movimento 5 Stelle aveva proposto altre cifre per consentire la statizzazione complessiva, partendo da 250 milioni per il 2018 contro i 5 stanziati, e 330 milioni a decorrere dal 2019, questi sono i parametri giusti. 10 volte maggiori di quanto stanziato. Ma il fatto più grave è che, questo emendamento, blocca di fatto il processo di statizzazione, perché quello che c’era scritto nel Disegno di Legge Martini e parzialmente nell’emendamento originario ora non c’è più».

«Nessuna statizzazione» Per il senatore del M5S, «non si parla di statizzazione complessiva, a partire dal 2018 fino al termine di completamento dei 20 istituti nel 2020. Nel testo approvato si parla di “graduale completamento” del processo di statizzazione SENZA vincoli temporali. E c’è ancora di peggio. Perché il processo di statizzazione parte senza regole. Regole che erano dettate e scritte nel Disegno di legge fermo in commissione cultura e che ora sono scomparse. Un disegno di legge iniziato nell’agosto 2013 e per il quale si è provveduto al deposito degli emendamenti nell’ottobre 2017, senza discussione. È proprio il caso di dirlo Rossi e Di Girolamo se la suonano e se la cantano».

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