Cani detenuti, Terni: «Sentenza ‘da scuola’»

Sauro Presenzini, presidente del Wwf Perugia: «Il canile è il vero collo di bottiglia dove i cani spesso sopravvivono per mancanza di visibilità e attrattività per le adozioni»

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Sauro Presenzini

di Sauro Presenzini
Presidente Wwf Perugia

Il canile è il vero collo di bottiglia dove i cani detenuti spesso sopravvivono e immancabilmente muoiono per vecchiaia (quando va bene) per mancanza di visibilità e attrattività per le adozioni.

Sulla spinosa questione occorre da subito precisare che non ci sono gestori privati, volontari o sigle (anche note) di Associazioni salvifiche, ma soltanto soggetti che di volta in volta localmente, dimostrano correttezza, trasparenza, efficienza riscontrabile e “misurabile”, ovvero che attestino attraverso fatti concreti, la loro reale ed effettiva capacità di favorire ed effettuare adozioni, ovviamente seconde le procedure previste dalle Asl e lavorare verso la direzione “Canili Zero” una visione, forse un sogno utopistico, ma che il “Progetto RandAgiamo” (Regione, Asl, Università) ha però dimostrato possibile, e proprio in Umbria!!

Il troppo amore e una visione poco equilibrata, da parte di certa parte del mondo animalista ”talebano”, rischia di essere controproducente alla causa stessa e anche di allontanare quella simpatia della gente, oggi faticosamente conquistata, questo accade quando si grida istericamente e ossessivamente in maniera compulsiva al traffico illegale di cani verso l’estero, verso la vivisezione, i forni crematori in Germania, sparizioni misteriose da sempre emotivamente evocate, ebbene ora il Giudice delle Indagini Preliminari Dott. Galvagno del Tribunale di Terni, ha di nuovo “certificato” nella sentenza di archiviazione che non esiste alcuna prova, ovvero i requisiti minimi per l’integrarsi delle fattispecie criminose contestate.

Suona inoltre come una “censura forte” nei confronti sia della Regione Umbria che del funzionario Asl Dott. Giovannini Gianni, chiarificatore il passaggio del G.I.P. di Terni poste a base dell’archiviazione: “…non esiste norma di Legge o di regolamento che vieti le adozioni internazionali di cani, nel territorio dello Stato”. Non c’è stato quindi nessun maltrattamento e opacità circa le procedure, ma solo adozioni internazionali, legali, legittime, trasparenti, il tutto certificato dai rapporti della Polizia Internazionale INTERPOL e del N.i.r.d.a. (Nucleo Investigativo, per i Reati contro gli Animali) del C.F.S. che attestano, a seguito di indagini e rogatorie internazionali, che non solo i cani stavano dove erano stati dichiarati essere, ma stavano bene e in salute presso le nuove famiglie ed ora, anche il TAR Umbria ha messola parola fine a queste continue grida: …al lupo, …al lupo!!!.

Qual è allora il vero e nascosto motivo di queste perenni e continue “crociate” contro le adozioni internazionali , ma anche adozioni con destinazione altre regioni italiane? Semplicemente per il fatto che c’è un interesse contrapposto da parte dei gestori dei canili, siano essi privati che di qualche associazione, nel voler tenere più cani possibile nelle loro strutture, perché la loro fonte di guadagno deriva dalla convenzione che i comuni singoli o associati stipulano pagando al gestore. Ma in questo modo viene meno la pietà verso i cani, perché non c’è interesse ad effettuare le adozioni, agevolarle.

La “Mafia dei canili” è florida e meno rischiosa e controllata delle case di riposo, strutture protette per anziani e simili, per i cani infatti, nessuna gara d’appalto, nessun concorso pubblico per assumere  amici degli amici, stipendi e consulenze d’oro, proroghe e rinnovi illegali, mentre i cani continuavano a morire rinchiusi a vita.

Dopo l’iscrizione sul registro degli indagati dell’ex sindaco di Roma, Ignazio Marino, la Procura indaga gli uffici del commissario straordinario Tronca. Il Fascicolo n. 71905/16 è stato assegnato al sostituto procuratore Alberto Pioletti. (Fonte Agenpress) Come per la 29 giugno di Salvatore Buzzi, gli inquirenti cercano i responsabili tra i funzionari e dirigenti del Comune di Roma che godevano della protezione di politici conniventi. Associazione a delinquere e truffa aggravata e maltrattamento animale potrebbero essere le ipotesi di reato. 4,5 milioni di euro annualmente ricevuti dal gestore privato denominato Associazione Volontari Canile Porta Portese di cui solo il 10% era destinato ai cani detenuti. Il servizio è costato per 15 anni il 400% rispetto alla media nazionale.

La situazione nel territorio della Provincia di Terni è sicuramente altamente critica, nei canili convenzionati complessivamente alloggiano ben 1.721 cani (dati anno 2015), a fronte dei quali se ne è riusciti ad affidare complessivamente, soltanto 201. A Terni va quindi la maglia nera degli affidi, solo il 12% e i relativi costi a carico del cittadino, segue Perugia che riesce ad affidare cani nel 31% dei casi e di poco sopra a questa percentuale, il comprensorio del Folignate con il 38%. Il peggior canile in assoluto in tema di affidi e dei relativi costi a carico del cittadini è quello di Narni, con 417 cani presenti e soltanto 5 affidi effettuati, seguono il Comune di Terni con 418 cani presenti e solo 11 affidi e  quello di Aquasparta, con 126 presenze e solo 4 affidi. Abbastanza bene invece il canile di Monteargento di Terni con 297 cani presenti e 118 affidi effettuati.

Terni, 3 milioni e mezzo di buoni motivi, per non far adottare i cani. Più esattamente 3.417.217,60 Euro (tre milioni quattrocento diciassettemila e spiccioli), questa è la cifra necessaria per mantenere ogni anno, i 1.721 cani randagi tenuti nelle 11 strutture comunali nella provincia di Terni. La cifra “Monstre” è una semplice moltiplicazione, che può essere desunta tenendo conto come metro di parametro, la convenzione del Comune di Terni, che paga 5,44 centesimi di euro (iva compresa) per ogni cane detenuto ai gestori del canile comunale e/o in convenzione. Ogni cane annualmente, grava sulle spalle del cittadino/contribuente per quasi 2.000,00 euro, tale cifra è ufficiale e documentata, si riferisce alla convenzione per l’anno 2013 di cui al protocollo n° 137573 del 17 settembre 2012 tra la Municipalità di Terni e un gestore privato.

A seguito di circostanziata denuncia e indagini, con WWF parte civile nel processo, a Terni sono stati rinviati a giudizio 14 funzionari pubblici (tra cui Sindaci, assessori, medici veterinari per truffa, associazione a delinquere). Ed allora il cittadino/contribuente che paga per le spese per i cani tenuti in galera dovrebbe domandarsi: perché nei canili convenzionati con soldi pubblici non si può accedere e fare adozioni, mentre quando il canile è gestito dalla mano pubblica dalla ASL, senza generose sovvenzioni, il numero delle adozioni schizzano in alto?

Perché i sindaci che stipulano le convenzioni con associazioni e privati non modificano, integrano la convenzione consentendo l’accesso a dette struttura da parte di tutte quelle associazioni e/o volontari che materialmente dimostrano di poter effettuare adozioni trovando un divano e una famiglia ai “cani di nessuno” senza legarsi in maniera sospetta, solo con una determinata associazione?

Perché oggi l’unico parametro per l’affido della gestione dei canili è solo ed esclusivamente il maggior ribasso? Ingenuità, malafede o interessi opachi sulla pelle dei randagi!???  

Perché tra i parametri di valutazione richiesti attraverso i bandi pubblici, oltre al criterio di economicità, non viene pretesa ed inserita la dimostrata capacità di effettuare gli affidi e contestualmente comunque lasciare “libero accesso” seppur codificato ad ogni soggetto riconosciuto che ha la capacità, possibilità di fare gli affidi, abbattendo in questo modo in maniera verticale l’aspetto economico che tanto sta a cuore a tutti i Sindaci?

L’esempio italiano della ASL 1 di Perugia e del progetto “RandAgiamo” è oggi un modello vincente per “svuotare” i canili, per il benessere degl’incolpevoli animali detenuti, per diminuire drasticamente le tasse ai contribuenti. Perché ad una nota associazione animalista della provincia di Perugia, sono stati affidati denari pubblici per 300.000 euro l’anno con convenzione decennale a trattativa privata (???), quando la Legge obbliga invece di fare la gara pubblica per cifre che superano i 150.000 Euro???

Chiederemo la verifica e interesseremo della cosa sia la Corte dei Conti che la Magistratura ed inoltre, al legislatore regionale di modificare, integrare la Legge, laddove oggi queste norme di buon senso, di etica morale e di trasparenza circa la gestione dei soldi dei cittadini, sembra che oggi vengano invece lasciati alla libera gestione/interpretazione “creativa” del singolo Comune, senza avere uno standard di riferimento, comportamentale e qualitativo minimo, che dovrebbe invece essere diffuso in tutte le realtà Umbre. Non possiamo né vogliamo continuare a tollerare questo stato di cose, di indifferenza generale …sulla pelle dei randagi.

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