Carcere di Capanne, agenti presi a morsi

Un detenuto nigeriano – riferisce il Sappe – ha dato in escandescenze. Doveva andare a Verona: «Noi ostaggi di questi soggetti»

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Era tra i detenuti in partenza – per trasferimento – dal carcere di Perugia, ma quando avrebbe dovuto iniziare il viaggio, si è scagliato contro gli agenti di polizia penitenziaria, ferendoli.

L’aggressione A denunciare l’accaduto è Fabrizio Bonino, segretario nazionale per l’Umbria del sindacato autonomo polizia penitenziaria Sappe. «Il detenuto, nigeriano – spiega Bonino – si è opposto in tutti i modi al trasferimento nel carcere di Verona e si è scagliato con forza e violenza contro gli appartenenti alla polizia, ferendone tre che sono ricorsi alle cure in ospedale. Per un collega c’è una sospetta frattura del polso, un altro è stato preso a morsi al collo. La cosa assurda e grave è che così facendo ha ottenuto quel che voleva, ossia non partire per Verona e rimanere a Perugia. Ora, infatti, è ristretto nella sezione isolamento. Ma è assurdo essere ostaggi, noi servitori dello Stato, rappresentanti di un corpo di polizia, di criminali e delinquenti incalliti, senza alcun rispetto di regole, ordine e sicurezza».

I numeri «Ogni giorno nelle carceri italiani succede qualcosa, ed è quasi diventato ordinario denunciare quel che accade tra le sbarre», denuncia Donato Capece, segretario generale Sappe. La richiesta legittima, secondo il sindacato, è che gli agenti siano liberi di andare al lavoro, ogni giorno, con la garanzia di non essere insultati o offesi o, peggio, aggrediti. I dati del Sappe confermano una situazione critica: nel 2017 nelle carceri italiane ci sono state 7.446 colluttazioni con 1.175 ferimenti di agenti.

Taser e spray al peperoncino «Statisticamente sono 20 colluttazioni e 3 feriti al giorno, senza contare – prosegue Capece – le aggressioni verbali e i comportamenti inaccettabili. E allora è mai possibile che nessuno, al ministero della giustizia e al dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, abbia pensato di introdurre anche per la polizia penitenziaria strumenti come quelli in uso a polizia e carabinieri, ossia pistola ‘taser’ e spray al peperoncino? Evidentemente le priorità erano e sono altre: come, ad esempio, consentire l’uso della sigaretta elettronica nelle celle o prevedere le ‘doccette’ nei cortili passeggi per dare refrigerio ai detenuti durante i mesi estivi».

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