Carceri: «Capanne, modello per l’Italia»

Il sottosegretario agli Interni in visita alla casa circondariale di Perugia. Lotta al sovraffollamento ha portato risultati: in tutta l’Umbria i detenuti sono diminuiti di 400 unità

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Un vero e proprio carcere modello. E’ questo il commento del sottosegretario agli Interni, Gianpiero Bocci al termine della visita ispettiva che si è svolta sabato mattina alla casa circondariale di Capanne, a Perugia.

Un modello Secondo il sottosegretario, il carcere di Capanne dove, attualmente, sono recluse 293 persone, rappresenta dunque «un modello di professionalità e umanità in tutta Italia». Bocci, in visita alla casa circondariale di Perugia assieme al capogruppo Pd in commissione giustizia Walter Verini e all’assessore regionale Luca Barberini è tornato poi a parlare dei problemi che riguardano i detenuti oggi in Italia. «Capanne è un esempio – è stato detto – proprio perché lavora nell’ottica del reinserimento e della rieducazione, la pena non è vista solo come una punizione». E a testimoniarlo ci sono i tanti progetti già avviati e in corso di realizzazione che riguardano i detenuti sia nel periodo di reclusione che in vista di un’imminente reintegro nella società.

400 in meno «Quella del sovraffollamento – ha infatti poi riferito il deputato dem Verini – è una battaglia vinta sul piano nazionale e regionale». Soprattutto a Capanne dove, negli ultimi tre anni, grazie anche alla depenalizzazione di molti reati, i detenuti sono scesi di 400 unità., passando da oltre 1600 a poco più di 1200. Come ha sottolineato la direttrice del carcere Bernardina di Mario, «è in atto un processo di cambiamento che mette il detenuto al centro, supportato da nuovi spazi e nuovi contenuti, come ad esempio lo sport».

Funzione rieducativa Professionalità del personale, grande umanità, ma anche predisposizione dei detenuti a partecipare a corsi di formazione, ad essere inseriti in realtà sociali e sportive come ricordato dall’assessore Barberini. «Governo, Parlamento e Regione insieme per favorire l’umanizzazione della pena detentiva e promuovere la funzione rieducativa del carcere. – ha commentato Barberini – Per questo sono state proposte diverse attività formative e lavorative e presto attiveremo un progetto pilota la produzione di generi agroalimentari all’interno del carcere. Un modo per dare speranza e offrire nuove prospettive oltre le sbarre, ma anche per investire in sicurezza». A questo scopo, infatti, ad alcuni reclusi è stato consegnato materiale sportivo messo a disposizione dal Coni Umbria.

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