Caso Alpi-Hrovatin: «Riaprite l’inchiesta»

Dopo la sentenza della Corte d’Appello di Perugia, la famiglia chiede nuove indagini. Conferenza alla Camera con Fnsi e Usigrai

Condividi questo articolo su

Conferenza stampa alla Camera dei Deputati organizzata dalla Federazione Nazionale della Stampa, il sindacato dei giornalisti, sul mistero che avvolge la morte di Ilaria Alpi, la giornalista Rai uccisa a Mogadiscio con il suo operatore Miran Hrovatin nel 1994. L’iniziativa nasce alla luce della sentenza della Corte di Appello di Perugia che lo scorso ottobre ha assolto con formula piena quello che era l’unico imputato, Hashi Omar Hassan, ribaltando di fatto la condanna di primo grado a 26 anni (16 dei quali già scontati).

Ilaria Alpi

Riaprire l’inchiesta La richiesta della famiglia è chiara e netta: la Procura di Roma deve riaprire l’inchiesta per far luce su «lacune e depistaggi che a distanza di 23 anni hanno impedito che si arrivasse alla verità». A sostegno della richiesta dei familiari si sono schierati, oltre alla Fnsi, l’Usigrai e Walter Verini, capogruppo del Pd in Commissione Giustizia. Punto di partenza dev’essere proprio la sentenza di Perugia «che ha confermato – dice Verini – quello che la famiglia, i legali, il mondo dell’opinione pubblica democratica hanno sempre saputo, cioè che Ilaria Alpi e Miran Hrovatin sono stati assassinati perché avevano scoperto traffici illeciti di armi e rifiuti all’ombra della cooperazione internazionale». Se si arrivasse effettivamente a un nuovo processo, assicura Beppe Giulietti, la Fnsi è pronta a costituirsi parte civile e non è escluso che la stessa scelta potrebbe essere fatta anche dalla Rai.

Sul sito della Camera l’archivio Alpi-Hrovatin

Ferri: verità anche se in ritardo Sulla vicenda è intervenuto anche il sottosegretario al Ministero della Giustizia, Cosimo Maria Ferri: «La sentenza di revisione apre scenari nuovi e sono sicuro che la magistratura agirà con grande professionalità – ha detto a Radio Rai – anche il Governo fornirà il suo contributo, guidato da una stessa polare fatta di verità e giustizia. Per Ilaria, per l’operatore che la accompagnava e per quella stampa libera e coraggiosa che si sta rivelando importante anche per il contributo che sta offrendo per arrivare alla verità. Abbiamo il dovere morale, non solo giuridico, di farlo. Dobbiamo riaprire questo caso perché ne parliamo da troppo tempo».

L’ARCHIVIO ALPI-HROVATIN SUL SITO DELLA CAMERA

Luciana, mamma di Ilaria Alpi

Il processo Principale accusatore di Omar Hassan era il testimone Ahmed Ali Rage, detto Gelle, che ha poi ritrattato completamente la sua ricostruzione, prima in tv poi ai magistrati della Procura. Per questo, l’avvocato della famiglia, Giovanni D’Amati, si prepara a chiedere un incontro con il capo della Procura di Roma Giuseppe Pignatone: «La Corte d’Appello di Perugia si dichiara sconcertata dall’operato degli inquirenti nella gestione di Gelle, che lavorava in nero in una carrozzeria e che a un certo punto si rese uccel di bosco, senza che nessuno riuscisse a trovarlo».

La mamma: ho di nuovo speranza «Ringrazio la Corte d’appello di Perugia per avermi restituito la speranza dopo anni di depistaggi – ha detto Luciana Alpi – ora gradirei che il Capo dello Stato Sergio Mattarella leggesse la sentenza, che conferma che il depistaggio non è una sensazione dell’animo».

Condividi questo articolo su
Condividi questo articolo su

Ultimi 30 articoli