Caso Barberini: «Scelta meditata»

Perugia, l’ex assessore alla sanità parla di «delegittimazione del mio ruolo e mancanza di rinnovamento». Ripartite le deleghe

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di L.P.

Le truppe cammellate, in ogni settore, sono già al lavoro. Il lavoro sporco lo faranno altri, come sempre. Ma intanto loro – l’assessore dimissionario e la presidente della giunta regionale – fanno ‘politica’.

PARLA LUCA BARBERINI – IL VIDEO

Barberini Parla per 45 minuti di fila l’ex assessore alla sanità della Regione Umbria. Quaranticinque minuti in cui Luca Barberini si toglie qualche sassolino dalla scarpa, racconta tutto delle ultime 48 ore di fuoco della giunta Marini che lo hanno visto, alla fine, fare un passo indietro e rassegnare le dimissioni.

Ricci e Guasticchi

Ricci e Guasticchi

I convenuti C’è tutta la stampa, giovedì mattina, riunita a palazzo Cesaroni. Ci sono i compagni di partito, in prima fila, il consigliere Smacchi e il vicepresidente del consiglio regionale Marco Vinicio Guasticchi. Ma c’è anche l’opposizione, il consigliere Claudio Ricci, più indietro Marco Squarta di Fratelli d’Italia. Ci sono i sostenitori, quelli di sempre e quelli dell’ultimo minuto. Perché l’idea che da questo momento in poi per la giunta Marini non sarà facile, almeno quanto prima, continuare a governare questa Regione è ormai l’unica cosa certa.

Dimissioni «Ho lasciato una poltrona, senza che nessuno me l’abbia chiesto espressamente, perché sentivo intorno a me l’impossibilità di essere utile alla costruzione delle scelte politiche». Non c’è altro, dice Barberini, se non gli ideali e i valori e quella dignità personale che viene prima di tutto. «E’ una scelta meditata e sofferta, su cui si può tornare indietro solo se cambia il quadro d’insieme, ma ora queste condizioni non ci sono». «E’ venuto meno il rapporto fiduciario che è alla base di qualsiasi ruolo istituzionale». Dopo sette mesi entusiasmanti sono venute a mancare le motivazioni, ora Barberini si sente più sereno. Ricorda di come ha provato a invertire la rotta, assieme alla grande squadra che l’ha sostenuto in questi mesi di lavoro in cui è stata rimessa in moto «una macchina ferma da 20 anni».

Luca Barberini

Luca Barberini

Le sfide «Abbiamo provato a dire di rimettere al centro la politica intesa come i bisogni dei cittadini, le persone con i loro problemi. Conta quello rispetto a tutto il resto, soprattutto rispetto ai bisogni della politica che per troppo tempo sono stati davanti a tutto. Questa è stata la sfida, provare a rovesciare la piramide, così come abbiamo provato a non trincerarci dentro all’assessorato, siamo usciti e siamo andati in mezzo alla gente». E allora cos’è che non è andato? «Eravamo i primi della classe, oggi non lo siamo più. I bisogni sono aumentati e le altre regioni hanno camminato più veloce di noi. Siamo cresciuti anche noi, ma siamo andati avanti con un piglio diverso rispetto ad altre realtà».

Cambiamento «La sanità deve essere cambiata, perché il modello messo in campo è ancora quello degli anni ’70 che oggi non risponde più alla realtà. Il cambiamento è il valore che adesso ci viene richiesto«. Sulla base di questi cambiamenti sono stati posti due problemi di ordine politico, uno che riguarda il metodo e l’altro il merito. «Per il metodo ho in mente il lavoro di squadra, cioè un lavoro che tenesse insieme tutti quanti e in cui il contributo di ognuno può essere valorizzato, in cui la discussione serve per arrivare alla decisione, non per ratificare decisioni già prese. Il metodo della partecipazione e del confronto è assolutamente necessario. Non me l’aspettavo – e forse è stata la mia ingenuità – che si arrivasse così a una decisione già presa prima». Per questo Barberini ci ha pensato su, ha chiesto un momento di confronto per ragionarci tutti insieme. «C’era tempo fino al 29 febbraio, c’era ancora tempo per costruire un percorso e rilanciare idee. E invece le nomine sono state fatte nomine senza la mia partecipazione e con un’agibilità differita, i vertici entreranno in funzione dal 1 marzo. E’ stato uno sgarbo politico e personale, non solo nei miei confronti, anche nei confronti dei cittadini».

Il merito «Qui parliamo di nomine dei direttori sanitari e sembra ci sia sempre una logica spartitoria. Dobbiamo avere il coraggio di dire che i direttori generali rappresentano l’anello di congiunzione tra le scelte politiche e le soluzioni tecniche che il governo mette in campo. La sanità rappresenta oltre il 75% del bilancio regionale, 1,7 miliardi su un totale di 2 assorbiti in questo settore. La buona politica si deve assumere la responsabilità di scegliere non per lottizzare ma per indicare le persone che sappiano utilizzare al meglio queste risorse dando risposte alle esigenze dei cittadini. Per questo chiediamo qualità, esperienza, competenza, ma soprattutto di saper interpretare le necessità del territorio in cui si opera. I direttori generali non si estraggono dal bussolotto come a tombola, per questo abbiamo delle responsabilità».

Metodo Tutti qui (come se fosse poco) i concetti sui quali si è consumata la rottura. Non tanto una questione di nomi, su cui comunque Barberini decide di affondare: «per cambiare la regione dobbiamo lanciare dei segnali di innovazione e discontinuità. Sulle persone nominate non vogliono aprire una querelle. E’ il metodo che non mi è piaciuto. E’ ovvio che metto in discussione Walter Orlandi, è una persona che ha saputo fare scelte anche coraggiose, ma nella sanità quando si è al governo da oltre vent’anni è ora di cambiare settore».

Il futuro Si commuove alla fine della conferenza stampa quando pensa a cosa farà d’ora in avanti. «Per prima cosa – dice con la voce strozzata – andrò a Gualdo Tadino al cimitero a trovare mio nonno. Gli devo delle scuse, perché sono in un partito che ha permesso ad alcuni esponenti dello stesso di dire che io e alcuni miei amici siamo i rappresentanti più beceri della destra di questo partito. Nessuno ha contestato questa affermazione, nessuno del Partito Democratico. E allora mio nonno merita delle scese, perché è stato medaglia d’oro al valore civile perché durante la guerra trasportava i feriti sulla sua autoambulanza». Dopo di ché Barberini si prenderà qualche giorno per riflettere, prima di tornare a lavorare. «E poi ci sono le proposte, da portare avanti: la riorganizzazione della sanità attraverso la realizzazione di un’unica azienda ospedaliera, tagliando direttori sanitari e dirigenti per dare risposte omogenee ai tanti cittadini dell’Umbria». Dietro le nubi, anche quelle più fosche, il sereno può sempre tornare, soprattutto se c’è la volontà

Le deleghe Ma proprio mentre lui parlava, arrivava la conferma dello ‘spacchettamento’ delle sue ormai ex deleghe: In base al decreto presidenziale all’assessore e vice presidente Fabio Paparelli vengono assegnate le competenze nelle materie di politiche e programmi sociali (welfare); politiche familiari, per l’infanzia e per i giovani; politiche immigrazione; cooperazione, associazionismo e volontariato sociale. All’assessore regionale Antonio Bartolini vengono assegnate le competenze nelle materie di tutela e promozione della salute; programmazione e organizzazione sanitaria, ivi compresa la gestione del patrimonio immobiliare sanitario; sicurezza sui luoghi di lavoro; sicurezza alimentare. All’assessore regionale Fernanda Cecchini vengono assegnate le competenze in materia di rapporti con l’assemblea legislativa regionale.

 

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