Città di Castello: «Salviamo la Stile»

La storia, paradossale, di un gruppo di lavoratori che vogliono salvare la propria azienda, ma che si scontrano con le beghe legali che potrebbero rovinare tutto

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Loro, i dipendenti, si erano rimboccati le maniche e con grandi sacrifici avevano rilevato l’impresa per cui lavoravano, sull’orlo del fallimento, riportandola a mietere successi e creando anche nuovi posti di lavoro: ma adesso c’è la concreta possibilità che tutto torni a sei mesi fa, con lo spettro della chiusura che torna ad aleggiare sopra la testa di oltre 30 addetti del settore legno dell’Altotevere.

Città di Castello StileLa vicenda Questa è la storia, quasi paradossale, della Stile Società Cooperativa di Città di Castello, costituita da ex dipendenti della Tiberina Legnami, in concordato. Un esempio virtuoso di ‘workers buyout’ nel territorio dell’Altotevere, iniziato lo scorso 20 giugno, quando forte dell’ordine del tribunale, la ‘Tiberina Legnami’ ha ripreso possesso dell’azienda precedentemente concessa in affitto ad ‘Anbo-Stile’, una società costituita da imprenditori provenienti dagli Usa e dalla Cina.

La voglia di sopravvivere Una ventina di ex dipendenti Tiberina hanno deciso, così, di farsi carico della responsabilità di cercare di salvare l’esperienza imprenditoriale, dando vita ad una cooperativa. Tiberina ha affidato l’azienda a questi lavoratori con la responsabilità di mantenere in efficienza i beni ed il marchio, compito che la Cooperativa sta portando avanti con successo. Tanto è vero che ben presto la Stile ha ripreso la produzione e con essa sono tornate le consegne e la Cooperativa ha assunto dipendenti anche tra i non soci.

Le beghe legali Nel frattempo, però, Anbo e Tiberina Legnami hanno proseguito la loro disputa legale davanti al tribunale di Perugia che ora dovrà decidere definitivamente a chi spetta l’azienda: «Ovvero – dicono i dipendenti preoccupati – se la Stile cooperativa può continuare la propria attività, se dovrà licenziare tutti i dipendenti (oggi 30) e cessare l’attività o se consegnarla nelle mani di chi non si è dimostrato all’altezza degli impegni. In questo momento ben trenta famiglie si pongono la domanda se il tribunale di Perugia riuscirà a comprendere che dietro le carte bollate e le arringhe degli avvocati ci sono persone, famiglie che vivono del lavoro che loro stessi stanno cercando di mantenere vivo creando valore per tutto il territorio e, non ultimi, per i creditori del Concordato Tiberina Legnami».

La protesta La paura, per tutti i dipendenti, è quella che le decisioni vengano prese non tenendo conto degli effetti che queste avranno sui lavoratori a cui il tribunale, poche settimane prima, aveva affidato un’azienda destinata alla chiusura. Francesco Bellucci Rsu Feneal Uil e il segretario organizzativo Federico Biagioli ribadiscono «lo sconcerto in seguito all’ordinanza del tribunale di Perugia dell’11 ottobre che mette a rischio l’occupazione in un’azienda che oltre a produrre pavimenti in legno di alta qualità, ha un ruolo centrale nella funzione sociale ed economica del territorio su cui ricade l’occupazione. Proprio per evitare lo spettro di questo drammatico orizzonte, i dipendenti della Stile società cooperativa venerdì manifesteranno pacificamente sotto il tribunale»..

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