Terni, aree Paip e Ast: ‘lite’ da 1,8 milioni

Il Comune ha fatto scattare la procedura di riscossione coattiva nel 2015 per l’area da 48 mila metri quadrati del centro di finitura. Questione di convenzionamento

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di S.F.

L’avvio della procedura di riscossione coattiva è scattato il 9 ottobre del 2015 e da allora è in atto un contenzioso che va ormai avanti da quasi cinque anni. La cifra in ballo non è nemmeno bassa: 1 milione e 844 mila euro che il Comune di Terni, nei vari aggiornamenti degli introiti previsti per le aree ad insediamento produttivo, continua ad iscrivere. Si parla dei 48 mila e 168 metri quadrati del centro di finitura della Thyssenkrupp Ast, in strada dei Confini: il nodo riguarda la redazione di un convenzionamento che non è mai iniziato. In generale del tema aree Paip e Peep si è parlato molto velocemente – non è cambiato quasi nulla rispetto alle vecchie delibere – giovedì pomeriggio in III° commissione consiliare alla presenza dei dirigenti Marco Fattore e Stefania Finocchio: un documento sul quale le schermaglie politiche – in vista del consiglio comunale per il bilancio di previsione 2019-2021 – non mancano.

Il Centro di finitura Ast

La richiesta

La cifra salta all’occhio andando a vedere le quindici aree Paip inserite nel documento aggiornato – collegato al Documento unico di programmazione – da palazzo Spada. Nel piano triennale per l’area in questione è indicata una somma di quasi 2 milioni di euro da introitare nel 2020: in sostanza il Comune lamenta il fatto che c’è bisogno di una convenzione Paip che, a quel punto, comporterebbe la riscossione dell’importo inserito nell’atto. La storia è abbastanza tecnica

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Palazzo Spada

Il nodo

Tutto dipende da una variante urbanistica – diversa zonizzazione – al Suap richiesta anni fa per il capannone in vocabolo Sabbione per la trasformazione di un terreno agricolo in produttivo. Cosa prevede il regolamento? Che la società richiedente ceda l’area all’ente al valore agricolo e, in un secondo momento, avvenga la riassegnazione al valore di insediamento produttivo. I quasi 2 milioni che palazzo Spada ha chiesto all’Ast fa riferimento alla differenza – somma esigibile – tra le cifre in questione: per ora viale Brin fa resistenza e il contenzioso prosegue.

L’area di via Bartocci bloccata

L’altro problema: via Bartocci

Risulta inoltre un introito da oltre 1,2 milioni di euro (spalmato su 2020 e 2021) per l’area Paip da 13 mila 680 metri quadrati in via Bartocci, di fronte al tubificio. In questo caso la questione è diversa: si parla di un rientro in proprietà a seguito di risoluzione e sentenza favorevole al Comune. Non fila tutto liscio comunque: «La presenza di ipoteche – si legge – e pignoramenti in corso riguardanti le aree ancora di proprietà della società inadempiente comportano attualmente grave impedimento per l’ente sia alle procedure di ripresa in proprietà delle aree, sia alle procedure d’evidenza pubblica per la scelta della nuova ditta subentrante». Possibile che andrà per le lunghe anche in questo caso.

I dirigenti Finocchio e Fattore

Due bandi e caso Cospea

Fattore ci ha messo meno di cinque minuti a fare il punto della situazione: «L’atto ripercorre le vecchie elencazioni sia per le aree Peep che Paip. In quest’ultimo caso le novità riguardano due bandi riguardanti Maratta e San Carlo, sono in corso le procedure di aggiudicazine; ci sono poi dei casi particolari per – uno è quello dell’Ast – dei contenziosi in essere oppure il rientro in possesso con la restituzione del 20% della cauzione versata». Capitolo Peep viene segnalato un fatto in particolar modo: «C’è il riconvenzionamento di determinate aree di Cospea, sono scaduti i termini e abbiamo individuato i corrispettivi. La cosa più corposa è la convenzione con Ater per alcune riqualificazioni per il trasferimento di diritto di proprietà piena».

La delibera era stata pubblicata, ora non c’è

La diatriba sul deposito

A rompere il ghiaccio – si passa al dibattito politico – è Federico Pasculli del M5S che, alla Finocchio, chiede delucidazioni sull’allegato a e possibili conseguenze in merito al previsionale 2019-2021: «I documenti che devono scontare i venti giorni di deposito sono indicati nell’articolo 11 comma 3 del decreto legislativo 118. Il principio contabile 4.2 parla del bilancio di previsione e non di documenti da allegare, solo genericamente di informazioni che devono essere contenute nel bilancio; il nostro regolamento di contabilità è carente e datato, il segretario Giunta ha ricordato che non è stato aggiornato dopo l’entrata in vigore del decreto 118. In definitiva ritengo che gli allegati inseriti rispettino ciò che dice il 118 richiede all’ente». Per lei a fine luglio il previsionale può essere discusso in aula senza problemi.

Orsini in disaccordo: «C’è il 172 del Tuel». Le spiegazioni

Una non-notizia – lo dice lui stesso che è sempre così, aggiungendo di non aver «nulla di personale» con la dirigente – è il fatto che il consigliere Dem Valdimiro Orsini non la pensi come la Finocchio: «Ricordo che c’è l’articolo 172 del Tuel sulla deliberazione da adottare annualmente prima dell’approvazione del bilancio. Nel comma 1 lettera B che parla proprio di verificare la quantità e qualità di aree e fabbricati da destinarsi alla residenza, alle attività produttive e terziarie. E quindi non rientriamo nei termini dei venti giorni perché questa delibera non è stata nemmeno depositata in segreteria generale». Il presidente di commissione Leonardo Bordoni taglia corto: «Per me non è così. Ma il tema odierno è un altro e vi invito a parlare di quello». Cadrà nel vuoto perché poi c’è il capogruppo M5S  Luca Simonetti ad esporsi: «Possiamo dire tutto ciò che ci pare, ma alla fine quello che conta sono i fatti e basta un vizio di procedura riscontrato per un ricorso al Tar Umbria, salterebbe tutto. Potrebbe capitare, solo questo, sarebbe utile il parere del segretario generale». Il capogruppo della Lega Cristiano Ceccotti ha chiesto a Fattore se in effetti non c’è alcun cambio di zonizzazione: «Mi pare che sia una presa d’atto sulle vecchie tariffe già note». Alessandro Gentiletti (Senso Civico) ha invece domandato quando è stata pubblicata la delibera nell’albo pretorio – approvata in giunta il 21 giugno, online sette giorni dopo risponderà l’avvocato aquilano – e se ciò può sostituire il deposito in segreteria: «La delibera non contiene elementi – chiude i conti Fattore, pronto a trasferirsi a Pesaro dopo aver svolto il concorso – innovativi di fatto. Voglio fare un distinguo per far capire tutti: nel caso di specie questa delibera è inserita nell’articolo 172 come documenti allegati al bilancio di previsione, ma se è un atto di giunta che deve approvare il consiglio comunale e se la delibera di cui è stata data visione oltre venti giorni fa del bilancio di previsione contiene il riferimento a questa, di fatto c’è una conoscività e una conoscenza da parte dei consiglieri». Pare che vada bene così. In avvio della prossima settimana il responso.

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