Corte Conti su UM: «Nessuna censura»

45 convenuti per un danno erariale stimato di 44,2 milioni di euro. Sancito il difetto di giurisdizione: «Amministratori hanno agito entro canoni di ragionevolezza»

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«Nel caso che ne occupa e in questa sede giudiziaria, non possono essere mosse censure all’operato dei pubblici amministratori, poiché costoro hanno agito pur sempre all’interno di quei canoni di ragionevolezza e di non abnormità che rendono insindacabili le relative scelte. In buona sostanza – e non potrebbe essere diversamente – non è consentito a questo giudice di ingerirsi nella valutazione di scelte discrezionali, gestionali e strategiche adottate dalla pubblica amministrazione, salvo la verifica di macroscopiche abnorrnità, illogicità o irrazionalità».

REGIONE E UMBRIA TPL MOBILITÀ, LA VICENDA

La sentenza

È uno dei passaggi centrali della sentenza con cui la Corte dei conti dell’Umbria, presieduta da Salvatore Nicolella, ha dichiarato il proprio difetto di giurisdizione in merito alla citazione con cui la procura contabile aveva contestato un danno erariale di oltre 44 milioni e 200 mila euro a ben quarantacinque persone, fra cui gli ex vertici di Umbria Tpl e Mobilità, amministratori pubblici come la presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini, e componenti sia dell’attuale (Antonio Bartolini, Fernanda Cecchini, Giuseppe Chianella, Fabio Paparelli) che della precedente giunta regionale (Gianluca Rossi, Carla Casciari, Vincenzo Riommi, Stefano Vinti). I giudici di via Martiri dei Lager si sono invece espressi nel merito circa la posizione di cinque convenuti – Leonardo Arcaleni, Maurizio Angelici, Ivano Antonelli, Vania Patacca, Riccardo Ferrini -, tutti ‘assolti’.

«Tutelate esigenze essenziali»

«Nel caso di specie l’amministrazione – si legge nella sentenza che fa seguito all’udienza dello scorso luglio – ha dovuto fronteggiare la necessità di effettuare un’opera di bilanciamento tra contrapposte esigenze, tra cui quelle, essenziali, afferenti la non interruzione dell’esercizio del pubblico servizio di trasporto (in disparte l’ulteriore profilo relativo alle conseguenze di carattere sociale derivanti dalla perdita di un considerevole numero di posti di lavoro dei dipendenti della società); opera di valutazione e bilanciamento che, per sua natura, è inequivocabilmente sottratta alla valutazione del giudice contabile».

«Sentenza fa chiarezza, peccato i tanti, troppi veleni»

Così il Pd Umbria sulla sentenza dei giudici contabili umbri: «Con il prestito a Umbria Mobilità le istituzioni provinciale e regionale hanno salvato il trasporto pubblico in Umbria, un servizio essenziale e che garantisce la tutela di diritti fondamentali. Nessun danno erariale, nessuna finalità diversa dalla difesa dell’interesse generale, nessuna condotta che non sia stata improntata alla correttezza e alla ragionevolezza. La sentenza di oggi – prosegue la ‘reggenza’ del Pd Umbria – porta finalmente un elemento di chiarezza in una vicenda complessa e se da un lato rende ragione delle scelte e dell’operato degli amministratori pubblici coinvolti, dall’altro lascia un velo di amarezza per gli strascichi dei tanti, troppi, atteggiamenti giustizialisti e forcaioli che in più di un’occasione hanno superato i limiti del buonsenso. L’auspicio è che si possa velocemente ristabilire la dignità di quanti hanno visto messa in discussione la propria buona fede e che con un contributo determinato, in termini di equilibrio e responsabilità, da parte di tutti, in primo luogo di quanti ricoprono incarichi istituzionali, si possa smettere di avvelenare un clima di odio sociale già fortemente compromesso».

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