Covid Umbria, check acque reflue: tre siti per i controlli

Monitoraggio negli impianti di Perugia, Terni e Foligno: «Può essere utilizzato a fini preventivi o di allerta rapida»

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di S.F.

Realizzare un sistema regionale di sorveglianza epidemiologica «basato sul monitoraggio delle acque reflue in quanto può essere utilizzata a fini preventivi o di allerta rapida». Motivo? «L’individuazione del virus nelle acque urbane dovrebbe essere considerata un segnale della possibile re-insorgenza della pandemia». Questo l’obiettivo principe di un protocollo d’intesa che coinvolge la Regione Umbria, l’università degli studi di Perugia, l’Auri, Anci, Umbra Acque, Vus, Sii, Asm Terni e Arpa: c’è l’ok sulla base di un decreto ministeriale legato al progetto in questione, la Sari, coordinato dall’Istituto superiore di sanità con la collaborazioe del coordinamento interregionale della prevenzione, della conferenza delle Regioni e delle Province autonome.

PROGETTO SARI, LA BOZZA DEL PROTOCOLLO D’INTESA IN UMBRIA

Tre siti di monitoraggio in Umbria

L’input finale per avviare il progetto è arrivato con un decreto ministeriale del 30 ottobre scorso per i criteri di riparto della spesa autorizzata. Per quel che concerne l’Umbria sono tre i siti di monitoraggio individuati riguardanti impianti di depurazione delle acque reflue urbane a servizio dei Comuni di Perugia, Terni e Foligno: c’è già stata l’adesione con tanto di stesura del programma. Ma in cosa consiste in concreto il lavoro in questione? «Implementazione delle attività di sorveglianza – si legge nella bozza del protocollo d’intesa umbro – del Sars-CoV-2 nelle acque reflue in accordo con i criteri e i requisiti tecnici relativi a strategia di campionamento, prelievo del campione, trattamento, determinazione qualitativa e quantitativa di Sars- CoV-2, assicurazione di qualità del dato analitico e, ove necessario, caratterizzazione molecolare delle varianti, come dettagliati nei protocolli messi a disposizione dall’Istituto superiore di sanità». Si prosegue con il «monitoraggio con frequenza bisettimanale per i siti selezionati nei comuni con oltre 150 mila abitanti (Perugia) e con frequenza settimanale per i siti selezionati nei comuni con un numero di abitanti compreso tra 50 e 150 mila (Terni e Foligno)». Step successivo «l’mmissione dei risultati analitici relativi alla rilevazione/quantificazione di SARS-CoV-2 nella dashboard nazionale sviluppata e gestita dell’Iss nelle 48 ore successive al prelievo, cooperazione nell’elaborazione di modelli di correlazion tra dati di sorveglianza ambientale e dati di sorveglianza epidemiologia e microbiologica integrata» e infine condivisione dei risultati con il ministero della Salute e Iss.

Chi se ne occupa

In testa al gruppo di lavoro ci sarà Massimo Braganti, direttore regionale salute e welfare. A collaborare con lui i rappresentanti dei vari enti: Ermanno Federici (laboratorio microbiologia applicata e ambientale dell’università degli studi di Perugia), Mario Butini (referente gestore per il Comune di Perugia, Umbra Acque), Gianluca Filberti (Sii Terni), Giuliano Marziali (Asm), Marco Ranieri (Foligno, Vus), Antonella Mencacci, Barbara Camilloni (laboratorio virologia e microbiologia), Donatella Bartoli e Sara Passeri (Arpa): «Il Nucleo operativo tecnico – si legge – si riunisce a cadenza periodica ed ha come mandato la progettazione del sistema di sorveglianza epidemiologica basato sul monitoraggio della presenza di SARS-CoV-2 ed altri patogeni nelle acque reflue, effettuando uno studio di fattibilità che individui le modalità operative, le esigenze di risorse umane e strumentali necessarie alla realizzazione del sistema di sorveglianza, ivi comprese le eventuali risorse finanziarie». Sotto con lo ‘studio’

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