Covid e decisioni: «Nel Ternano si smantella sanità di prossimità»

Il comitato ‘Salviamo l’ospedale di Narni’: «Si continua a sbagliare»

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di Rita Strappatelli
Comitato Salviamo l’ospedale di Narni

Errare humanum est, perseverare autem diabolicum. Dando per scontato che tutti i manager della sanità umbra, assessore regionale, commissario straordinario al Covid, direttori generali e sanitari delle due aziende Usl ed ospedaliere, stiano facendo del loro meglio in questo momento di acuzie pandemica, non posso far altro che constatare l’inefficacia del loro operato, un po’ come quando a scuola le insegnanti dicevano alle mamme ‘si impegna tanto ma questi sono i suoi limiti attuali’.

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Entro nello specifico: interventi chirurgici limitati alle sole urgenze ed agli interventi non procrastinabili oltre a quelli per patologie oncologiche accertate nella azienda ospedaliera di Terni, chiusura della attività chirurgica negli ospedali di Assisi, Umbertide e Castiglione del Lago, mentre in quello di Narni era già ridotta per la indisponibilità delle equipe chirurgiche itineranti o di anestesisti, di fatto resterebbero pienamente operativi solo Perugia, Foligno, Città di Castello.

Ma non è tutto: la non condivisibile politica sanitaria regionale sta smantellando anche la sanità cosiddetta di prossimità, mi limito a parlare della sanità della Provincia di Terni che conosco bene, sopprimendo uno dopo l’altro i presidi di guardia medica periferici (Calvi-Otricoli, Lugnano-Guardea-Alviano, Acquasparta, con unico sopravvissuto Montecastrilli sebbene non si sappia ancora per quanto tempo) e limitando l’attività del punto di primo soccorso dell’ospedale di Narni, peraltro dotato di Tac ma con organico di medici radiologi insufficiente ormai da due anni, alla sola fascia oraria 8-20 con la conseguenza che, venendo a mancare le succitate strutture filtro, tutti i cittadini si rivolgono al pronto soccorso del Santa Maria di Terni ingolfandolo di richieste di prestazioni che potrebbero risultare superflue a discapito delle reali urgenze. Ma non solo, la Regione ha deciso di sospendere il tanto declamato piano per il recupero delle liste d’attesa, peraltro, a mio giudizio, molto discutibile e criticabile nella forma e sostanza anche se questa non è sede né tempo per le motivazioni.

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In questa descrizione della situazione sanitaria regionale balzano agli occhi la totale assenza di un efficace piano pandemico regionale che evitasse di rincorrere la assai prevedibile situazione emergenziale della ennesima ondata Covid invernale, di come durante il periodo estivo di relativa tranquillità non si siano adeguati massicciamente gli organici di medici ed infermieri nelle più svariate forme di rapporto di lavoro, di come sia stata smantellata la sanità cosiddetta di prossimità territorialmente articolata nonché strutturata sull’efficientamento dei piccoli ospedali indispensabili a decongestionare quelli più grandi.

Delle due l’una: o chi ha potere decisionale in Regione è, zodiacalmente parlando, nato sotto un segno ‘di Terra’ che anedotticamente non sa fare due cose contemporaneamente oppure, ipotesi più verosimile è stato e sta prevalendo il criterio economicistico. Eppure con il Covid-19 tutti abbiamo capito cosa voglia dire il valore economico della salute. Le pandemie uccidono tanto le persone quanto i sistemi economici. Se la definizione di manager e amministratore o dirigente di un’azienda o di un’impresa, con poteri decisionali nella conduzione delle stesse ed i risultati, sotto gli occhi di tutti, sono mancanza di progettualità e programmazione, cecità ed ottusità nel comprendere i reali bisogni della popolazione ed è evidente che ciò è conseguenza di una lacunosa formamentis di stampo economicistico e basata sui freddi numeri e tagli lineari di bilancio, pertanto dubito che gli economisti responsabili della formazione dei manager di cui sopra siano in grado di occuparsi di tanta complessità conseguente ai bisogni e singolarità del malato che, rammento e ripeto, non è uno sterile numero messo a bilancio.

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L’aver perseguito obiettivi di sostenibilità intervenendo solo sul contenimento della spesa ci ha fatto pagare un prezzo molto elevato: tutto e tutti sono stati assoggettati ad un gestionismo ottuso con l’effetto di spingere il sistema verso la privatizzazione sacrificando i diritti delle persone, e questa è solo una delle molteplici conseguenze. La riduzione dei distretti socio sanitari da 12 a 5 prevista dal nuovo Psr ne è solo una delle tante altre conseguenze, altro che ‘accorciamento della catena di comando per renderne più agevole il governo’, come testualmente affermato dall’assessore, essa è una manovra contabile bella e buona.

Ma se ci pensiamo bene la sanità esiste perché esistono i malati, essi sono i veri datori di lavoro di tutti gli operatori della sanità a partire dal centralinista fino ad arrivare ai direttori, commissari, assessore. Ebbene io credo che il concetto appena citato sia stato, colpevolmente e non so quanto consapevolmente, da troppi dimenticato, ammesso e non concesso che abbiano mai idealmente realizzato la valenza di ciò.

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