Covid, Terni deserta ma ancora ‘viva’

Quasi nessuno in giro in una domenica che, in altri tempi, sarebbe stata molto diversa. Dalle case però arrivano musica e voci

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di Alice Tombesi

Se non fosse che una pandemia di coronavirus da quasi un mese tiene l’Italia serrata, verrebbe da giustificare le strade deserte di Terni come una domenica qualunque meno affollata del solito. Differenze però ce ne sono. Anche se l’ultimo giorno della settimana è quello, per antonomasia, in cui le famiglie si ritrovano nelle proprie case, è anche vero che è il giorno in cui parchi, strade, bar (condizioni meteo permettendo) brulicano di persone.

EMERGENZA CORONAVIRUS – UMBRIAON

Quattro gatti

E invece, a due giorni dall’entrata della primavera, le uniche persone in giro – com’è giusto che sia – sono quelle che, nel raggio di 200 metri dalla propria abitazione, vanno a comprare il giornale o portano a spasso il cane. La quotidianità ai tempi del virus sembra essere stata fatta propria dalla gran parte dei cittadini ternani che, chiusi a casa, sfruttano il tempo a disposizione cercando di uscire solo se strettamente necessario.

Comunque viva

Per quanto l’immagine di una Terni vuota non rispecchi la città da tutti noi conosciuta, ha comunque il potere di trasmettere un fascino nuovo e diverso: l’aria sembra improvvisamente più pulita, così come le strade, e non è silenziosa come ci si aspetterebbe. Dalle case di alcune vie arriva la musica, dalla radio o direttamente dal pianoforte che si sta suonando. Non è nemmeno grigia come si immagina una città serrata: ai colori dei fiori sbocciati da poco si aggiungono decine di tricolori appesi ai balconi – ricordano vagamente il 2006 quando l’Italia vinse i mondiali – ma anche gli arcobaleni ‘andrà tutto bene’, simbolo di questa lotta al virus.

Le voci

Le poche persone che passeggiano, lo fanno per necessità e anche il caffè delle macchinette automatiche sotto casa diventa una di queste. Una coppia, ad esempio, ha terminato il caffè a casa e con i bar chiusi l’unico modo per berlo è proprio quello di andare ai rifornitori automatici, rispettando sempre le norme di sicurezza e di distanza dalla propria abitazione. Al centro di piazza della Repubblica, vicino all’edicola aperta, c’è solo un taxi e il suo proprietario aspetta da ore di poter lavorare: «I clienti sono pochi, alcuni devono andare in ospedale, altri vengono dalla stazione ma sono rari. Continuo a lavorare perché anche solo se faccio 3-4 corse al giorno non mi fermo completamente». Al centro di corso Tacito un signore con la mascherina apre la sua borsa e giustifica la sua presenza in strada dicendo: «Sono solo andato a comprare il giornale». Tutti sono un po’ più sull’attenti e distanti, consapevoli di essere responsabili delle proprie azioni non solo per se stessi ma per un’intera comunità. Così passeggiate e riti giornalieri normali fino a poco tempo fa, oggi vengono ridimensionati e (si spera) gestiti dal buon senso. Una città e dei cittadini come mai si erano visti prima, una situazione fuori dall’ordinario e un’atmosfera surreale che riesce, nonostante tutto, a trasmettere.

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