Crisi Pd, unità d’intenti solo sulla carta

Per il segretario Pd Leonelli è giunto il momento di ricomporre la frattura, a quattro mesi dalle dimissioni dell’assessore Barberini

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«La transitorietà non può diventare cronica». Parola del segretario regionale Pd Giacomo Leonelli che, a ormai ben quattro mesi dall’inizio della crisi di giunta, ha deciso di rimettere mano al suo partito e di fargli imboccare una direzione, qualsiasi essa sia.

La crisi In mezzo, in questi quattro mesi, ci sono state telefonate, colloqui, tavoli aperti oltre che frecciatine via social network, eppure la frattura non si è mai ricomposta e Luca Berberini, accomodato vicino ai suoi compagni Smacchi e Brega, sembra ormai gradire la seduta da semplice consigliere regionale. Se le elezioni amministrative hanno fatto dimenticare, almeno per un po’, che la giunta è rimasta con soli quattro assessori e che un settore chiave della regione, la sanità, non ha un capo da troppo tempo, è ormai giunta l’ora di rimboccarsi le maniche

Unità d’intenti «Come ho detto più volte – continua Giacomo Leonelli – sulla crisi in giunta regionale non possiamo permetterci che ciò che è transitorio diventi cronico. La segreteria regionale, in queste settimane, ha giustamente lavorato sui contenuti ed ha promosso un documento votato all’unanimità dalla direzione sulle cose da fare in questa legislatura sul tema della sanità, come l’abbattimento delle liste d’attesa, la trasparenza sui risultati conseguiti, la riorganizzazione dei servizi sul territorio». Un documento che attesta una grande unità d’intenti, almeno sulla carta, all’interno del Partito democratico e che avrebbe dovuto essere il lasciapassare alla ricomposizione della giunta. Ma questo, e se ne è accorto anche il segretario, non è bastato per ricucire quello strappo che viene sempre di più percepito dalla collettività come figlio di «una tensione sugli assetti, nell’ambito di un partito troppo spesso diviso al suo interno».

Doppi danni La situazione di incertezza regna sovrana. Una situazione determinata da «dinamiche esterne – come si affretta a precisare il segretario – e che si è cercato di ricomporre da più parti e con buona volontà su più tavoli». Risultato? Un danno doppio – cosa ampiamente dimostrata anche dalle elezioni dello scorso 5 giugno – «spesso impedisce al gruppo dirigente di parlare di altro, in particolare delle priorità dei cittadini e della comunità; dall’altro anche quando ci riusciamo, come è stato fatto in queste settimane sulle infrastrutture, su rifiuti ed economia circolare, sul reddito d’inclusione e su tanti altri temi, le nostre proposte rischiano di essere mediaticamente offuscate da una discussione molto autoreferenziale tra correnti che purtroppo rischia di allontanare sempre di più il Pd dalle aspettative dei cittadini umbri».

Nuova fase Una riflessione è quanto mai urgente e proprio per questi motivi Leonelli ha convocato per la prossima settimana un incontro tra le parti in oggetto «nel quale chiederò uno sforzo di responsabilità e un percorso di ricomposizione non più rinviabile, con l’auspicio che la vicenda possa concludersi positivamente». Ove ciò non fosse possibile, Leonelli crede che si dovrà prendere atto e dare avvio a una fase diversa. E sembra proprio questa, in realtà, l’unica strada da prendere in considerazione.

‘Area bocciana’ Voci di corridoio, infatti, quotano a zero una ricomposizione della frattura in seno al partito. E la cosa non rimane conveniente solo per l’ala bocciana, per nulla intenzionata a subire decisioni già prese in ambito sanitario, ma forse anche alla stessa presidente che, senza Barberini di mezzo, ha tutti i suoi al suo fianco nella giunta, eccezion fatta per la presidente dell’assemblea legislativa Donatella Porzi. E se sembra alquanto improbabile che la situazione rimanga tale, regga insomma fino al 2020, quando si voterà di nuovo, sicuramente verrà tenuta in piedi fino alle prossime politiche o, addirittura,alle elezioni europee del 2019, quando qualcuno potrebbe spiccare un volo ben più alto. Nel frattempo, forse, ci potranno essere alcuni impicci su questioni marginali, qualche interrogazione, qualche mozione. Nulla più, perché il rinnovamento può sempre attendere.

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