Marini: «No ai ricatti». ‘Bocciani’ scatenati

Perugia, la presidente della giunta regionale parla delle dimissioni di Luca Barberini e incassa una replica durissima: lo strappo appare insanabile

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di L.P.

«La verità è che non ho accettato nessun ricatto politico». Non ci sta la presidente della Regione Catiuscia Marini a passare per la ‘cattiva’ nella vicenda delle nomine dei dirigenti sanitari. Vicenda che, per la prima volta dopo sette mesi, rischia di far traballare sul serio il suo secondo mandato.

La trasparenza Rivendica trasparenza, collegialità nelle decisioni e nomine di altissimo livello. Più che la sua versione dei fatti, promette di raccontare quello che presidente e giunta, collegialmente, hanno fatto avendo come unica prerogativa la sicurezza e il la qualità del sistema sanitario regionale a beneficio di tutti i cittadini. Dopo la conferenza stampa in cui Barberini ha puntato il dito contro di lei, unica vera nemica al rinnovamento e al cambiamento, la Marini non usa mezze misure e parla di ricatti politici cui non è voluta sottostare.

L’INTERVISTA A CATIUSCIA MARINI – IL VIDEO

Nomine di merito «Pur essendo nomine fiduciarie e discrezionali – dice – la giunta ha seguito criteri e modalità di trasparenza. Ho pensato a dei direttori che fossero capaci nella gestione e nell’organizzazione della sanità, perché in questo modo garantiamo la sicurezza e la qualità ai cittadini, e che fossero capaci del governo economico delle aziende che andavano a gestire, per garantire i conti pubblici in regola ma anche le tasche dei cittadini a cui non possiamo infliggere i costi aggiuntivi delle nostre inefficienze».

Curriculum Da mesi il direttore regionale Duca aveva messo a disposizione della giunta una sintesi di tutti i curriculum dei 108 candidati. «Non solo li avevo letti – afferma la presidente – li avevo anche distinti, quelli che venivano da strette esperienze sanitarie rispetto a quelli che non avevano mai fatto esperienza in sanità pur avendo tutti i requisiti. Alcuni li conoscevo anche, gli umbri soprattutto, per gli altri mi sono informata e mi sono confrontata con i presidenti e assessori regionali alla sanità delle altre regioni. Questi dati erano a disposizione di tutti gli assessori, sicuramente erano a disposizione di Barberini».

E allora, che cosa è successo? Un primo incontro a fine gennaio, il 28 per l’esattezza, con Barberini, in cui avevano deciso che entro il 15 febbraio, data di scadenza degli attuali incarichi, avrebbero proceduto alla nomina dei direttori della regione e dei direttori generali. «Mi è dispiaciuto – sottolinea la Marini – che Barberini non si sia sentito in dovere di coinvolgere gli altri assessori nel lavoro istruttorio e preparatorio della seduta della giunta. Tuttavia quando abbiamo aperto la discussione, sia venerdì che lunedì scorso, abbiamo cercato di svilupparla con molta tranquillità e capacità amministrativa, valutando i direttori in carica, se erano ancora da utilizzare e valorizzare sulla base della loro esperienza, cosa che abbiamo ritenuto di dover fare con Andrea Casciari».

Ricatto politico «E poi quello che è accaduto veramente è che io non ho accettato alcun tipo di ricatto politico, perché sono una persona che non è ricattabile politicamente. Sono incorruttibile sul piano etico e morale». Un ricatto politico, per la presidente, che si sostanzia in un diktat: «Quello di dire che se non ci fosse stato un determinato nome in una determinata posizione l’assessore se ne sarebbe andato. A me questo è dispiaciuto molto e non ho capito le ragioni di questa insistenza, mi ha lasciato molto perplessa. Dopo aver convocato la giunta lunedì pomeriggio, averla tenuta aperta fino alle 3 di notte, averla riconvocata la mattina dopo e anche il pomeriggio di martedì, credo che sarebbe stato serio nei confronti dei cittadini e degli 11.500 operatori della sanità regionale che la giunta deliberasse e nominasse i vertici».

I tempi A Barberini che accusa la Marini di aver deciso tutto da sola, in fretta e furia, quando si sarebbe potuto aspettare qualche altro giorno, la Marini risponde secca che la decisione è stata presa proprio al limite. Tolti i tempi naturali per inviare le nomine all’università. La verifica documentale, fare i decreti di nomina e poi notificarli dal momento che il 1 marzo si dovranno insediare i nuovi direttori. Per quanto concerne il merito «L’elenco dei 108 – prosegue la presidente – è pubblicato da mesi sul bollettino della regione, sul sito internet ci sono tutti i curriculum, anche un cittadino non esperto può valutarne la levatura. I curriculum sono idonei oltre che di merito». Per il metodo, la Marini afferma che la scelta è stata collegiale, perché la nomina è della collegialità della giunta regionale. «Mi sorprende lo scarso rispetto per i colleghi da parte dello stesso ex assessore, era chiamato a spiegare ragioni e proposte, ad avanzare un metodo e non l’ha fatto fino a che non abbiamo convocato la giunta. Noi siamo tranquilli anche rispetto alla risposta che è venuta dal mondo sanitario, c’è un consenso amplissimo sulle nomine. Abbiamo messo dei nomi giusti nelle caselle giuste, chi si è sottratto al confronto è stato solo l’ex assessore».

Il futuro Per la Marini ora è il tempo del confronto e della ricomposizione. «Per rispetto dei cittadini e dei tantissimi dipendenti che ogni mattina fanno funzionare i nostri servizi sanitari ora ci dobbiamo occupare delle cose importanti». Nella sua testa ormai ci sono gli impegni delle prossime settimane, dal vertice con la Nestlé sulla situazione della Perugina all’incontro di marzo per la verifica dell’accordo sulle acciaierie di Terni. Eppure lo strappo c’è stato. «Di più – dice – sono volati stracci. Ma io sono iscritta al Partito Democratico, non aderisco a correnti locali organizzate del Pd, sono il presidente della regione di tutti gli umbri. Sono libera e sono autonoma, se avessi accettato il ricatto politico sarebbe stato un fatto gravissimo per l’Umbria. La sanità è la cosa più rilevante per i cittadini, gestisce 1 miliardo e 700 milioni di euro, se il presidente della regione fosse ricattabile sarebbe bene si dimettesse». La giunta tiene? «Domani è un altro giorno, lunedì discuteremo».

I ‘bocciani’ Ma forse dovranno discutere un po’ prima, visto che Luca Barberini, a cui si sono uniti Eros Brega, Marco Vinicio Guasticchi, Donatella Porzi e Andrea Smacchi (Pd, lato Bocci) sono saltati su come grilli: «Speriamo che non corrispondano al vero le affermazioni della presidente Marini diffuse dai giornali online (ragazzi, c’è il video; ndr) in cui si fa riferimento a ipotetici ricatti politici posti in essere dall’assessore Barberini nei suoi confronti. Se le dichiarazioni della presidente fossero vere sarebbero particolarmente gravi in quanto strumentali e soprattutto prive di ogni fondamento. Crediamo importante riportare il confronto sui temi e non su attacchi personali che sono estranei alla nostra cultura, sono propri di un modo di fare politica che non ci appartiene e che disconosciamo».

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