«Dalla città dell’amore alla città del silenzio»

Terni, l’associazione Ephebia si rivolge ai cittadini e ai commercianti

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di Alessandra Caraffa
Presidente dell’associazione Ephebia di Terni

«Come associazione siamo da tempo pronti, e a disposizione, per collaborare a rendere il centro storico sempre più un ‘luogo del silenzio’», queste le parole di Marcello Giovannetti, presidente del comitato ‘Vivere il centro storico’, contro quella che viene definita la ‘malamovida’ ternana.

In quanto associazione di promozione sociale che vede la propria missione declinarsi in massima parte proprio nell’organizzazione di eventi culturali e musicali, Ephebia non può restare ‘in silenzio’ di fronte ad una lettera che veicola contenuti così fuorvianti come quella consegnata alla stampa dal signor Giovannetti.

Crediamo fermamente che per vivere il centro storico in maniera sicura ci sia bisogno di strade piene di persone, di un tessuto sociale che riconosca nello stare insieme il modo più semplice ed efficace di riappropriarsi degli spazi che gli appartengono, che appartengono a tutti noi ternani e della cui cura siamo tutti responsabili. Non possiamo permettere che la nostra città venga trasformata in una città fantasma, come incredibilmente si richiede, che non offra alternative che eccedano il controllo poliziesco delle condotte devianti.

Crediamo che i cittadini aderenti al comitato del signor Giovannetti dovrebbero interrogarsi sulle cause di certi fenomeni, prima di proporre soluzioni cucinate in casa all’amministrazione comunale. Crediamo che rabbia e stanchezza non possano essere in alcun caso motori di proposte costruttive, ma possano condurre nel migliore dei casi ad una sorta di contenimento, che quasi sempre si riduce a ordinanze, disciplinari e sanzioni che per quanto lecite non giovano a nessuno.

Crediamo piuttosto di poter proporre, in quanto associazione di promozione sociale che da vent’anni opera a Terni a stretto contatto con i singoli cittadini e con tante altre associazioni, una ‘soluzione’ alternativa a chi vorrebbe il centro storico come un triste dormitorio con telecamere di sorveglianza ad ogni angolo di strada: proponiamo molto semplicemente di viverlo davvero, il centro di Terni.

La via da seguire dovrebbe essere quella di animare il più possibile la nostra città, strada per strada, offrendo più attività e più spazi aggregativi che siano un’alternativa stimolante soprattutto per le fasce di popolazione più giovani, a cui troppo spesso si guarda con diffidenza e senza un reale interesse; la via è quella di permettere che associazioni come la nostra e gruppi di altro tipo abbiano la possibilità di lavorare per creare un movimento che attraversi tutta la città, senza passare necessariamente dal bancone di un bar.

Di fronte ad un clima cittadino ben poco sereno com’è quello di oggi, non possiamo permettere che la nostra amministrazione – tra l’altro le prime in Italia a dotarsi di un assessorato alle politiche giovanili – venga coinvolta in disamine tanto superficiali da ridursi alla dinamica manichea che vedrebbe opporsi una fantomatica ‘malamovida’ alla gente per bene. Abbiamo già visto a Perugia a cosa conducono atteggiamenti del genere: strade vuote e degrado senza senso e senza controllo. Il fenomeno su cui occorrerebbe interrogarsi, e per una volta dovremmo farlo con onestà e serietà, è molto complesso ed ha bisogno del contributo di tutti: perciò questa lettera non intende essere rivolta tanto all’amministrazione quanto ai cittadini, agli esercenti, ai gestori dei locali del centro.

Non lasciamo che Terni diventi un deserto: attiviamoci invece, associazioni, cittadini e commercianti affinché si possa rendere il centro più vivibile, più vivo, più controllato e saremo noi stessi a controllarlo, laddove avremo la possibilità di offrire intrattenimento, cultura ed iniziative di vario tipo ai quartieri e alla città. Se potremo scendere in strada, allora non ci sarà più spazio per quella delinquenza che si nutre di vicoli disabitati e alcolici a buon prezzo. Non lasciamo spazi vuoti, riprendiamoceli piuttosto.

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