Disabilità, protesta davanti alla Regione

Perugia: in aula si parla di fondo per l’autosufficienza mentre famiglie e disabili chiedono il mantenimento degli assegni di cura

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L.P.

Protesta simbolica, lunedì mattina, davanti la sede dell’assemblea legislativa dell’Umbria, di alcuni disabili mentre in consiglio regionale si discutono le iniziative da adottare per rafforzare il sistema di protezione sociale e di cura delle persone non autosufficienti e delle relative famiglie presentate dalla terza commissione.

Voucher Nei giorni scorsi una conferenza stampa del gruppo 5 Stelle aveva anticipato la questione perché «esiste il rischio che la giunta di palazzo Donini sia in procinto di varare un sistema basato sui voucher o buono servizi», un buono che consente di acquistare unità orarie di assistenza. Uno strumento, hanno ribadito i consiglieri Liberati e Carbonari, «il cui costo è in media più del doppio rispetto a quanto previsto dal contratto collettivo nazionale per personale di assistenza».

Assegno di cura Con questo sistema chi ha già una badante scelta e assunta con regolare contratto rischierebbe di non poter usufruire dei finanziamenti del Fondo nazionale per le non autosufficienze. «Le famiglie, già impoverite e travagliate dai disagi che la disabilità di minori, adulti ed anziani comportano, non potranno contare sul supporto economico l’assegno di cura che nel resto delle Regioni italiane viene erogato direttamente al disabile e alla famiglia con importi mensili che possono raggiungere anche i 1800 euro».

Emendamento Come gruppo consiliare, il Movimento 5 stelle ha presentato in aula un emendamento alla risoluzione della terza commissione, il cui testo «non lascia dubbi sulle intenzioni della maggioranza di venir meno e aggirare i precetti derivanti dalle leggi nazionali, dalla convenzione Onu recepita dall’Italia, dal decreto di riparto del Fondo nazionale, nonché dal Piano nazionale che a breve dovrebbe diventare operativo».

Riflessione approfondita «Il nostro obiettivo chiaro è sostenere le persone in difficoltà: va costruito il modello che serve ora, rispetto ai decenni precedenti, visto il mutato quadro delle cronicità. Chiedo quindi che sulla questione si faccia una riflessione approfondita con tutti i soggetti interessati in commissione». E’ questa la proposta dell’assessore regionale alla sanità, Luca Barberini, nel dibattito sulla risoluzione riguardante i sussidi per la non autosufficienza.

Casi in aumento Ad oggi, in Umbria, il 25% della popolazione ha più di 60 anni e questo porta a un aumento delle cronicità di alcune patologie, come Parkinson,sclerosi e autismo, letteralmente esplose. Il modello pensato alcuni anni, anche se ha dato buoni risultati, va rivisto perché è cambiata quasi totalmente la realtà di riferimento. Gli obiettivi strategici del Prina si basavano essenzialmente sull’integrazione e sul rafforzamento dell’integrazione tra sociale e sanitario. «Il nuovo piano sociale – ha continuato Barberini – mette al centro le zone sociali, per l’analisi più efficace delle necessità e dei bisogni dei cittadini. Si ribalta l’idea di cosa è centrale: i bisogni e le difficoltà del singolo cittadino, con la famiglia come interlocutore per definire meglio tutto questo. In questo percorso, dobbiamo distinguere obiettivi e metodi per raggiungerli. L’obiettivo è far uscire la persone sofferente e la sua famiglia dalla situazione di difficoltà e si deve quindi cercare di capire in che modo si può dare sostegno a chi è in difficoltà. Puntiamo a sostenere la domiciliarità dell’assistenza e quindi a non sradicare il malato dal suo contesto, perché è lì che riceve le risposte più efficaci. Vanno quindi qualificate le strutture che forniscono servizi a domicilio, anche tramite percorsi di accreditamento dell’assistenza domiciliare. E’ la prima volta che accade in Umbria», ha fatto notare Barberini.

Aiuti «Sugli assegni di cura, com’è successo per la Sla, non c’è alcuna preclusione: ma – ha aggiunto l’assessore – va costruito un modello per cui nessuno resti da solo a fronteggiare le difficoltà. L’Umbria sostiene l’assegno di cura attraverso il Prina. Finora la distribuzione avveniva sulla base del numero degli abitanti: ora intendiamo misurare le disabilità sul territorio possa essere sempre più specifico e mirato. Non ci sottraiamo – ha concluso Barberini – neanche alla previsione di verifiche sui soggetti che forniscono i servizi».

Ritorno in commissione Intanto, in serata, dopo la presa d’atto degli interventi attuati in favore delle persone non autosufficienti e della proposta di risoluzione della commissione Sanità e Servizi sociali, seguita dalla illustrazione di un emendamento del Movimento cinque stelle pressoché sostitutivo dell’atto, il consiglio regionale ha deciso di approfondire ulteriormente l’argomento in commissione. Questo per ascoltare le istanze di tutti i soggetti interessati, operatori, associazioni ed enti pubblici, per giungere a una proposta finale condivisa su questo tema. L’ipotesi è quella di rafforzare e modificare il sostegno al sistema del welfare regionale e si discuterà anche la possibilità di far scegliere alla persona disabile e alle famiglie coinvolte se indirizzarsi verso strutture o percepire direttamente un sostegno economico.

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