Droga, i carabinieri arrestano 5 pusher

Per un sesto è scattato l’obbligo di dimora: tutti molto giovani, di età compresa tra i 18 ed i 23 anni sono ritenuti responsabili del reato di cessioni illecite continuate ed aggravate di sostanze stupefacenti

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Fase conclusiva di una vasta e complessa attività investigativa volta a debellare e contrastare lo spaccio di sostanze stupefacenti. I carabinieri di Orvieto, insieme alla compagnia di Montefiascone e Perugia, con il supporto dell’unità antidroga del nucleo cinofilo di Roma, hanno portato a termine, ad Orvieto, Viterbo e Perugia l’indagine che ha visto 7 giovani indagati, a cui si aggiungono 4 minori, e che ha portato all’esecuzione di 6 provvedimenti restrittivi della libertà personale e 6 perquisizioni domiciliari nei confronti di altrettanti soggetti di età compresa tra i 18 e i 23 anni.

Gli arresti I giovani sono ritenuti a vario titolo responsabili del reato di cessioni illecite continuate ed aggravate di sostanze stupefacenti del tipo hashish e marijuana, me anche eroina e cocaina. Nello specifico, in esecuzione di specifica ordinanza di misura cautelare degli arresti domiciliari, sono stati tratti in arresto mercoledì mattina 5 ragazzi: S.G.L. di 20 anni, B.G. 22enne di Montefiascone, B.A. 24enne moldavo di Orvieto, D.S.K. 19enne di Orvieto, C.E. 21enne di Orvieto mentre un sesto soggetto è stato raggiunto dalla misura cautelare dell’obbligo di dimora: O.M. 37enne nigeriano di Perugia.

I dettagli Ad ilustrare l’operazione sono stati il procuratore della Repubblica di Terni Alberto Liguori; il sostituto procuratore Raffaele Pesiri; il comandante provinciale dei carabinieri Giovanni Capasso e il comandante in sede vacante della Compagnia di Orvieto, Mario Milillo. Le diverse misure cautelari emesse – ha spiegato Pesiri – derivano dal tipo di riscontro ottenuti al termine delle indagini che «sono state svolte con grande cura dai carabinieri di Orvieto e che hanno permesso di arrivare all’accusa di ‘detenzione ai fini di spaccio in concorso’». La droga, ha detto Milillo, «veniva nascosta dentro delle grandi ‘torce’ a pila acquistate in un negozio romani. Gli assuntori identificati erano una cinquantina, di età compresa tra i 13  e i 40 anni».

L’INDAGINE ILLUSTRATA DA LIGUORI – IL VIDEO

L’indagine Durante l’indagine i militari avevano già proceduto alla denuncia a piede libero di 5 soggetti sequestrando 200 grammi di  e marijuana, 20 grammi di eroina e 10 grammi di cocaina. Inoltre hanno trovato numerose bilance elettroniche di precisione e materiale per il taglio e confezionamento delle dosi. L’indagine, denominata ‘Albornoz’ prendendo spunto da uno dei luoghi di spaccio della combriccola, è stata sviluppata nel periodo che va da settembre 2010 a febbraio 2017.

I luoghi di cessione erano i luoghi di abituale aggregazione dei ragazzi specialmente all’uscita delle scuole e in vari locali della cittadina. In particolare, per quanto riguarda il centro aereo di Orvieto, uno dei luoghi cardine dell’attività di tornio erano proprio i giardini comunali della fortezza Albornoz, situati nelle immediate vicinanze delle scuole superiori. Nel corso dell’attività tecnica è emerso, a conferma della scaltrezza degli spacciatori nonostante la loro giovane età, l’utilizzo di un linguaggio convenzionale e criptico composto da frasi quali: ‘me serve un aiuto’, ‘me serve un favore’, ‘ce potemo beccà al volo?’, che, interpretate grazie ai continui servizi di osservazione e pedinamento, sono riconducibili alle varie attività di reperimento dello stupefacente. L’attività investigativa ha permesso di acclarare complessivamente oltre 600 episodi di spaccio a partire dal settembre 2016, avvenuti su Orvieto e dintorni.

Il pedinamento Le indagini si sono basate sull’esecuzione di circa 120 servizi di pedinamento, 300 ore di osservazione con una media di 2 pattuglie ogni giorno. L’indagine ha visto impegnati i militari della compagnia Carabinieri di Orvieto, per mesi in estenuanti servizi di osservazione e pedinamento alla ‘vecchia maniera’. L’essere inizialmente riusciti ad eludere i controlli e le investigazioni aveva cominciato a fare maturare nei giovani pusher la convinzione di essere superiori alla legge tanto da ingenerare nella comunità giovanile di ‘riferimento’ quasi un timore reverenziale. L’attività ha, da un lato, confermato la tentacolare e capillare diffusione della piaga sociale del consumo degli stupefacenti ma, al contempo, forte ed efficace impegno delle istituzioni locali nel debellarla.

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