Economia, la Cgil: «Ripresa fittizia»

Presentato il rapporto Ires sull’economia dell’Umbria. Vincenzo Sgalla: «Miglioramenti solo sulla carta»

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L.P.

Una ripresa che è solo sulla carta. E’ questa la realtà che fotografa il rapporto sull’economia umbra curato da Ires Cgil Toscana e presentato venerdì mattina nel corso di una conferenza stampa dal ricercatore Marco Batazzi.

La 'mappa delle crisi' della Cgil

La ‘mappa delle crisi’ della Cgil

Segnali di ripresa La luce in fondo al tunnel ora si vede. L’Umbria sembra finalmente aver imboccato la strada di una lenta, ma concreta ripresa. Anche dal punto di vista occupazionale si registra, secondo il rapporto, un sensibile incremento del tasso di disoccupazione che oggi si attesta intorno al 9,8% mentre era al 12,5 nel primo trimestre del 2015, contando circa 39 mila unità. Dopo l’andamento incerto a inizio 2015, cresce quindi il tasso di occupazione con un aumento di 2,7 punti che fa attestare il dato al 63%, confermato dall’aumento di circa 13 mila occupati in più all’anno che si stabilizzano, per l’intera regione, su 358 mila unità. L’occupazione ha ripreso a crescere ininterrottamente ormai da quattro trimestri ormai e accumula, nel complesso, circa 24mila e 400 unità in più, andando ad accorciare il dislivello nei confronti del primo trimestre 2008. Sull’altro versante, quindi, diminuisce sensibilmente anche la quota di disoccupati, che sono circa 39 mila unità, con una variazione del -0,8%. Aumentano i contratti a tempo indeterminato grazie anche agli incentivi offerti dal governo che, però, come ricorda il segretario generale Cgil Umbria Sgalla, saranno dimezzati già dal prossimo anno e andranno via via scomparendo. Gli inattivi rimangono sempre tanti, quasi 167 mila, seppure diminuiscano dell’8,8 per cento rispetto al secondo trimestre 2014 quando erano circa 183 mila unità.

PARLA VINCENZO SGALLA – L’INTERVISTA

Nuovi avviamenti Al secondo trimestre del 2015 l’andamento della domanda di lavoro, come emerge dagli avviamenti, evidenzia un buon ritmo d’incremento tendenziale che conferma quanto registrato nel trimestre precedente (da +7,5% a +7,6%). In particolare nel corso dei primi sei mesi di quest’anno si è arrivati ad un totale cumulato di circa 79mila attivazioni (5mila e 500 in più del II° trim 2014): ciò non fa nient’altro che riflettere il rilevante effetto delle misure di incentivo alle assunzioni a tempo indeterminato rappresentate dalla decontribuzione e dal contratto a tutele crescenti, come già del resto era emerso nel primo trimestre. L’impatto positivo sulla variazione complessiva della domanda di lavoro, deriva esclusivamente dal lavoro dipendente. Concentrandoci sulle tipologie contrattuali, si riscontra il forte incremento delle posizioni di lavoro con contratto a tempo indeterminato (+4mila e 500 in valori assoluti, corrispondenti al +69,3%) per effetto degli interventi di incentivo. La quota delle attivazioni a tempo indeterminato è salita di ben 5 punti in un anno (da 8,9% a 14%)

Il recupero Tra i settori che hanno contribuito a sostenere il recupero occupazionale sicuramente il comparto industriale in senso stretto che, con un incremento del 9,2% influisce anche su un aumento di 9decimi di punto, nei confronti del precedente trimestre, della quota di occupati industriali che si attesta al 21%; comincia ad acquisire di nuovo una certa rilevanza il ruolo del settore edile, che cresce dell’11,1% e genera un contributo alla crescita degli occupati del +0,7%. Abbastanza buono anche l’apporto del terziario non commerciale, con un +5,5% e un contributo del +2,6% mantenendo il peso percentuale sugli occupati totali intorno al 49%. Le attività commerciali aumentano gli occupati di appena uno 0,5% mentre l’agricoltura si conferma un settore caratterizzato da una certa variabilità intrinseca, con una diminuzione del 34,8%. Per il comparto industriale, nonostante il buon recupero evidenziato in questo trimestre, la differenza nei confronti del primo trimestre 2008 rimane ancora ampiamente negativa con un –7,3% per l’industria in senso stretto (e circa 6mila posti di lavoro da recuperare) e un -30,5% per le costruzioni (circa 10mila e 700 posti di lavoro in meno da recuperare). Positiva la differenza per il comparto commerciale, che mostra un aumento degli occupati del 3,3%.

Manifatturiero Ancora una zona d’ombra è rappresentata dal comparto produttivo manifatturiero. Un settore in cui, tra vertenze ancora aperte e crisi economica, sono stati persi oltre 11 mila posti di lavoro dal 2008 a oggi. Nel secondo trimestre del 2015, però, si rileva un primo miglioramento con una crescita produttiva del 4,2%, invertendo una tendenza negativa durata almeno un triennio. Drammatici anche i dati relativi alla cassa integrazione perché mancano le coperture finanziarie necessarie. Solo nel primo trimestre 2015, i lavoratori coinvolti dalla CIG in Umbria sono 6.814, di cui 3.446 nella CIGO (ordinaria), 3.005 nella CIGS (straordinaria), 363 nella CIGD (deroga), quest’ultimo ammortizzatore praticamente in via di definitivo esaurimento. A settembre 2015 le ore complessivamente autorizzate di cassa integrazione hanno raggiunto un livello cumulato pari a circa 10,5milioni, evidenziando un aumento del 2,7% (poco più di 280mila ore in più) nei confronti del livello registrato nello stesso periodo dell’anno precedente. L’aumento è stato prevalentemente sostenuto da un rinvigorimento della CIG in deroga (+52,2%) e da un aumento sostenuto della componente straordinaria (+14,3%) mentre la cassa ordinaria si contrae del 27,3%. «Un quadro che non può che essere definito drammatico – affermano dal sindacato – e richiede una rapida e immediata inversione di tendenza».

Commercio Valori positivi anche per il fatturato del commercio al dettaglio che passa da -2,3% a +2,6% sotto la spinta della componente non alimentare (+4,4%). Continua invece a preoccupare il dato sul commercia alimentare dove le vendite sono ancora di segno negativo seppure in lieve miglioramentomento (da -2,8% a -1,3%) come risulta in modo analogo per la grande distribuzione (da -1,5% a -1%).

Il segretario Sgalla «La ripresa che i numeri contenuti nel rapporto Ires descrivono è purtroppo una ripresa più visibile sulla carta che nella realtà. – afferma Vincenzo Sgalla, segretario generale Cgil Umbria – Realtà che è ancora fatta di quasi 200 aziende umbre in crisi e di 80mila persone che rientrano, a vario titolo, tra coloro che hanno bisogno di un lavoro. Inoltre, anche gli stessi dati positivi rilevati nello studio dimostrano come gli elementi di crescita siano dovuti a fattori esterni, quali il basso costo del petrolio, i bassi tassi di interesse e gli incentivi alle assunzioni elargiti dal governo nazionale. Incentivi che peraltro, già dal prossimo anno saranno ridotti del 50% per poi cessare completamente. Per questo serve ora e subito un intervento delle politiche regionali in grado di sfruttare questi fattori esterni, avendo come obiettivo fondamentale una vera e strutturata ripresa dell’occupazione, che sia però occupazione di qualità. La ripresa deve essere accompagnata da adeguate politiche di sviluppo su base regionale che mirino alla sicurezza sul lavoro e alla legalità. Siamo ancora tra le prime regioni in Italia per mortalità sul lavoro e siamo una regione che in questi lunghi anni di crisi ha subito un’aggressione da parte di soggetti portatori di economia illegale e mafiosa. La vicenda Gesenu è solo la punta dell’iceberg di una situazione che da tempo come Cgil denunciamo e sulla quale è indispensabile rapidamente costruire un fronte comune di resistenza civile nel rispetto dei valori fondanti della nostra regione».

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