Elezioni, Paparelli: «Contro odio e paure»

Umbria, il presidente reggente della Regione sul voto: «Bianconi rappresenta i valori fondanti dell’Umbria. Apriamo il ‘green new deal’»

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Paparelli, questa sfida Tesei-Bianconi è aperta?

«Sì, ne sono convinto. Il dato comune dei sondaggi, pur di parte, è che c’è un 30% di elettori indecisi. La posta in palio è altissima perché in ballo ci sono due visioni programmatiche e valoriali opposte. Da un lato l’Umbria che nella sua carta costitutiva ha i valori del francescanesimo, di San Benedetto, di Aldo Capitini: solidarietà, tolleranza, bellezza del creato. Valori fondanti della nostra regione. Dall’altro c’è chi questi valori li vuole mettere in discussione a forza di pare ma senza mai dare una vera risposta ai bisogni dei cittadini, insistendo sul fatto che la colpa sia sempre e solo dei ‘diversi’».

Il centrodestra si qualifica come il ‘nuovo che avanza’. Dall’altro lato un centrosinistra bollato dai detrattori come ‘vecchio’. Che ne pensa di questa lettura?

«Da una parte c’è una coalizione inedita, che non è di centrosinistra ma è un patto civico fra soggetti politici differenti che hanno in comune non solo un bagaglio di valori, ma soprattutto un programma politico con al centro l’Umbria come laboratorio per sperimentare il ‘green new deal’. E quindi la riconversione del tessuto economico e sociale lungo due direttrici: sostenibilità e innovazione. In questo senso la vera novità del panorama politico è Vincenzo Bianconi che ha attorno a sé un mix di innovazione e competenze. Nel centrodestra a trazione Lega, invece, si continua a sbandierare come ‘nuovo’ ciò che l’Umbria ha già sperimentato a Montefalco, con tanto di buco di bilancio, ma pure a Terni dove la classe dirigente è segnata da personaggi che non solo non sono nuovi, ma risultano pure inadeguati visto che da anni continuano a compiere disastri nelle amministrazioni di cui fanno parte».

Le pesa il fatto di essere l’unico candidato in lizza dell’ultima giunta Marini?

«No, credo che tale aspetto faccia onore alla mia autonomia politica. Del resto sono stato l’unico ad aver condotto la battaglia politica al fianco dell’attuale commissario del Pd umbro, Walter Verini, ed a livello nazionale a sostegno del segretario Nicola Zingaretti. Credo che il mio percorso sia caratterizzato dalla stessa autonomia politica e personale che, se da un lato mi ha fatto sentire spesso e volentieri un ‘pesce fuor d’acqua’, dall’altro mi ha consentito e mi consente di parlare ‘ad alta voce’, come recita lo slogan della mia campagna elettorale. Una posizione, la mia, da cui mi sento di dire agli umbri che la nostra regione negli anni dell’amministrazione del centrosinistra ha conosciuto un periodo di benessere e progresso. Se oggi la nostra è la terra del buon vivere, dove persino Salvini si vorrebbe trasferire, è anche grazie alla sinistra e al centrosinistra. Certo, la crisi economica e sociale ha esaurito un modello di sviluppo che questa alleanza inedita, guidata da un candidato davvero nuovo, può superare definitivamente aprendo un nuovo ciclo di benessere. L’Umbria del futuro è equilibrio fra antropizzazione e risorse naturali, con un forte tasso di innovazione. Ad esempio a Terni questo percorso è già partito attraverso l’area di crisi complessa, agenda urbana: strumenti che abbiamo consegnato alla città, al territorio, che stanno producendo e produrranno risultati concreti. L’area di crisi è fatta di oltre 300 milioni di investimenti ed oltre mille nuovi occupati nei prossimi tre anni. In questo senso l’Umbria del sud, dove è in partenza anche un progetto straordinario come il parco Leolandia a Narni, ha già intrapreso un percorso fatto di sostenibilità, innovazione e turismo di qualità. La svolta è in questi elementi».

La ricostruzione ancora latita anche se il governo ha proprio in questi giorni licenziato un decreto ad-hoc. Decreto che sarebbe ‘nato’ ad Assisi lo scorso 4 ottobre, quando il premier Conte è intervenuto alle celebrazioni per San Francesco. È così?

«Mi trovavo a pranzo con Giuseppe Conte e il vice presidente del Csm David Ermini e il tema era proprio quello di dare slancio a un processo per molti versi incerto. L’idea del decreto è nata lì: mi è stato chiesto un consiglio, un suggerimento su alcune tematiche prioritarie per l’Umbria e non mi sono tirato indietro. Il documento è nato per accelerare le pratiche della ricostruzione, sburocratizzare i processi attraverso, ad esempio, le autocertificazioni, aiutare quei professionisti che rischiano di vedersi pagati dopo troppo tempo, ma anche affrontare il problema dei siti di stoccaggio delle macerie, tutto ciò unito alla restituzione del 60% delle tasse. Temi che potranno essere ampliati e in qualche caso calibrati in sede di conversione del decreto. In questo senso c’è un tavolo con i sottosegretari Fraccaro e Morani per inserire alcune norme di carattere urbanistico ed edilizio. Penso a chi, ricostruendo, si trova a dover modificare la sagoma del proprio edificio e rischia di dover qualificare l’intervento come ‘nuova edificazione’ anzi che ‘ricostruzione’. Tali distorsioni devono trovare una risposta certa da parte della politica».

Tornando al territorio ternano, durante il suo mandato quali sono i risultati che siete riusciti ad ottenere?

«Accanto all’area di crisi complessa e alle risorse per agenda urbana, credo che aver licenziato una legge speciale sui canoni idrici, che destina a Terni 1,3 milioni di euro annui per riqualificare gli impianti sportivi, sia un merito. Penso poi che Umbria Jazz Spring rappresenti un grande evento su cui continuare a credere ed investire, riportato in una città segnata da un momento di impasse sul fronte culturale. C’è poi la riqualificazione di ben diciassette plessi scolastici, di cui vado orgoglioso, fra cui la scuola Oberdan che con quasi 5 milioni di euro, cofinanziati dalla Regione Umbria, è candidata a diventare una delle scuole più moderne d’Italia. Infine c’è stato anche un forte impegno sul fronte del terzo settore, che guarda agli esclusi ed agli ultimi, dove abbiamo creato un piano strutturale di contrasto alla povertà, sperimentando anche nuovi metodi come la copianificazione partecipata».

Di recente lei ha fatto una iniziativa con il ministro delle infrastrutture Paola De Micheli, incentrata sul ruolo dell’Umbria e la necessità di uscire dall’isolamento. Qual è la strada da seguire in questo senso?

«Se il centrosinistra dovesse vincere le elezioni, l’Umbria sarebbe l’unica regione italiana ad avere un governo coerente con quello nazionale. Ed anche sul tema delle infrastrutture tale dato politico potrebbe portare ad un vantaggio competitivo per dare priorità ad alcune opere. Penso alla riqualificazione del tratto Perugia-Terni della Ferrovia centrale umbra, passata sotto il controllo di Ferrovie dello Stato, alla firma per l’attivazione della piastra logistica di Terni e Narni al servizio delle aree industriali, all’adeguamento della strada Flaminia nel tratto fra Terni e Spoleto, al raddoppio della linea ferroviaria Terni-Spoleto. Queste, insieme al ‘nodo di Perugia’. sono le questioni aperte. Circa l’alta velocità, ben venga un eventuale Freccia Rossa ad Orte, ma il vero tema, a mio giudizio, è il collegamento fra Terni e Roma con il ‘Freccia Bianca’: consentirebbe di muoversi da e per la capitale in 40 minuti. Se la partenza da Terni venisse fissata alle 7 e quella da Roma dopo le 18, come è nostro obiettivo, penso che gran parte dei problemi dei pendolari ternani sarebbero davvero risolti».

Dove seguirà lo spoglio e i risultati delle urne, la sera di domenica?

«Come sempre nella sede del Pd di Terni: le tradizioni sono tali e vanno condivise con le persone che in queste settimane hanno dato un contributo volontario, spendendosi con grande passione e sacrificio. Vedremo quale sarà il risultato che spero veda affermarsi la speranza e la fiducia sull’odio e la paura».

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