Fallimenti, c’è un ente per la conciliazione

Terni: «Il governo – dice Roberto Piersantini – ha ufficialmente riconosciuto il nuovo ‘Organismo di composizione’ della crisi da sovraindebitamento, ossia da fallimenti»

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Terni ‘laboratorio’ di un nuovo sistema per la conciliazione tra creditori e debitori. Nasce un organismo che potrebbe rendere più facile e mano traumatica la composizione delle vertenze.

L’ente «Il governo – dice il presidente dell’Ordine dei commercialisti, Roberto Piersantini – ha ufficialmente riconosciuto il nuovo ‘Organismo di composizione’ della crisi da sovraindebitamento, ossia da fallimenti. L’organismo ternano, l’unico esistente in Umbria e tra i soli 15 riconosciuti finora in tutta Italia, e si occupa di affrontare, così come previsto dalla nuova normativa, le situazioni di crisi economica e finanziaria delle persone che non possono essere assoggettate a fallimento, mediante l’individuazione di una soluzione alla crisi che soddisfi quanto più possibile i creditori ed esdebiti definitivamente la persona».

Nuovi ruoli Il nuovo meccanismo introdotto dal legislatore, spiega Piersantini, «è una novità assoluta di grandissima importanza, sia per gli aspetti economici che per gli effetti sociali. I vantaggi sono infatti estremamente importanti perché cambiano radicalmente il concetto di ‘fallimento’ e il ruolo del debitore. In questo modo si abbreviano i tempi per il ristoro dei creditori, si riducono notevolmente gli iter giudiziari e quindi i tempi dei tribunali, si aiuta l’amministrazione della giustizia, con, al contempo, non solo un contenimento delle spese a beneficio sia dei creditori ma anche per chi è già in grande difficoltà con l’ulteriore beneficio, per questo ultimo, della cosidetta esdebitazione’, ovvero la remissione dei debiti residui laddove il patrimonio non sia utile all’integrale soddisfazione dei creditori».

La procedura In pratica «si permette cioè alla persona indebitata – precisa Piersantini – di estinguere ogni pendenza e di poter uscire definitivamente dal vicolo cieco delle esecuzioni mobiliari e immobiliari, ossia viene per così dire concessa una seconda possibilità, salvo naturalmente i casi in cui il debitore assuma comportamenti penalmente rilevanti». La nuova procedura di composizione della crisi consente infatti alla persona di rivolgersi all’organismo che provvede ad assistere il debitore nell’individuazione della migliore soluzione alla propria crisi, alla redazione di un piano e a tutte le attività utili a formalizzare un accordo con i creditori e a superare il vaglio di legalità da parte del tribunale.

La tecnica Durante la procedura sono sospese le azioni esecutive dei creditori sui beni del debitore (pignoramenti, esecuzioni immobiliari e simili). Una volta terminata con successo la procedura, il debitore sarà ‘esdebitato’, ovvero sarà libero da ogni debito ancora non onorato laddove il patrimonio sia insufficiente al pagamento integrale dei debiti. «Si tratta di una vera e propria rivoluzione sia tecnica che di concetto – spiega sempre Piersantini – e con questa novità legislativa il debitore da soggetto meramente passivo, ossia vittima inerte delle esecuzioni mobiliari e immobiliari, si trasforma in soggetto propositivo e attivo nella soluzione della propria crisi capovolgendo totalmente tutte le dinamiche conosciute finora. Con ciò il debitore che è andato incontro a una crisi non sarà più schiavo dei propri debiti, con ricadute estremamente positive sotto il profilo morale e sociale».

Nuova possibilità Fin troppi, dice il presidente dell’Ordine dei commercialisti, «sono stati i casi di estrema gravità sul piano sociale e personale di cui a volte, purtroppo, è stata costretta a parlare anche la cronaca giornalistica. Il piccolo imprenditore o il consumatore che entra in crisi per sovraindebitamento ha in questo modo la possibilità di rifarsi una vita e di ricominciare una nuova attività, pur se da zero. Per i creditori è invece uno strumento che accelera la risoluzione delle pendenze e consente il loro soddisfacimento in maniera più rapida, più economica e più confacente alle esigenze degli stessi con i quali il debitore può ben instaurare un dialogo piuttosto che assumere una posizione conflittuale. Il nuovo organismo mette quindi in atto strumenti che attraverso una specifica analisi tecnica e professionale delle singole situazioni concrete porta alla individuazione della migliore soluzione della crisi, con innegabili e tangibili vantaggi per l’amministrazione della giustizia, per i creditori, i debitori e per l’intera collettività».

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