Fondazione Carit Terni: «Schiaffo alla città»

Dura presa di posizione del sindaco Leopoldo Di Girolamo: «Pensare un po’ più in grande, e con un orizzonte più ambizioso»

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Ha fatto passare qualche giorno, Leopoldo Di Girolamo. Poi, a conferma che non ha considerato ‘mezzo pieno’ il bicchiere – l’ammissione nel Comitato di indirizzo della Fondazione Carit di Silvia Giani, da lui proposta – ma ‘mezzo vuoto’, per la non ammissione di Gino Timpani, lancia un atto di accusa nontrascurabile nei confronti della Fondazione stessa. A dimostrazione che lo strappo, almeno da parte sua, sarà difficile da riparare.

Le bocciature «Ancora una volta la maggioranza del Comitato di indirizzo della Fondazione Carit – dice Di Girolamo – ha ritenuto di non accogliere la designazione dei nuovi membri avanzate dal sindaco di Terni in base al ruolo conferitegli dalla legge e dallo Statuto. Era già avvenuto per il dottor Danilo Serva, presidente dell’Ordine dei veterinari, designato per il settore Sanità, per il dottor Aristide Paci, uno di quei ternani capace di essere protagonista nello scenario nazionale, della dottoressa Maria Sole D’Annibale, imprenditrice ben nota per le sue qualità umane e professionali, e per ultimo per il ragionier Gino Timpani, uno dei più importanti imprenditori ternani, che ha creato diverse aziende nel settore metalmeccanico dando lavoro ad oltre settecento persone».

Il passato Queste ultime tre designazioni, dice il sindaco, «non sarebbero state accolte in quanto ritenute non adeguatamente corrispondenti alla caratteristiche previste per i settori di intervento della Fondazione così come indicati da una delibera ultradecennale del Consiglio di amministrazione, cioè quello della Assistenza e beneficenza e quello dell’Arte e Cultura. Mai prima d’ora queste caratteristiche sono state considerate condizioni esimenti. A riprova di ciò è sufficiente riferirsi alle precedenti designazioni, per tali settori, dell’avvocato Molè e dell’avvocato Grimani, non riconfermabili per sopraggiunta scadenza del mandato, persone assolutamente capaci e stimate, ma che non hanno competenze specifiche superiori a quelle dei soggetti proposti».

Le modalità Né, insiste Leopoldo Di Girolamo, «l’applicazione della suddetta delibera è mai avvenuta in senso così restrittivo per i membri designati dalla Assemblea dei soci, come gli stessi hanno potuto verificare al momento della lettura dei curriculum. E resterebbe comunque assolutamente immotivata la bocciature del dottor Serva, perfettamente idoneo per il settore Sanità. Altro elemento problematico è rappresentato dal fatto che il Comitato di indirizzo vota, con voto segreto e senza alcuna motivazione palese, sulla propria composizione, decidendo sulle designazioni che sono nella potestà di altri, che siano l’Assemblea dei soci o soci di diritto quali il Comune di Terni. In altre Fondazioni, proprio per ridurre i conflitti di interesse e rispettare la dignità delle persone, si indicano delle terne su cui il Comitato di Indirizzo vota e sceglie».

«Incoerenza» Sulla base di queste considerazioni, il sindaco dice che sarebbe «palese la incoerenza e la particolarità dei comportamenti tenuti dal Comitato di indirizzo nei confronti delle indicazioni venute dal Comune di Terni, che avevano esclusivamente lo scopo di dotare quell’organismo di competenze professionali che avrebbero certamente accresciuto la sua capacità di intervento. Le Fondazioni bancarie, in particolare in questi anni di durissima crisi economica e sociale, possono rappresentare uno strumento decisivo per sostenere nelle nostre città le politiche di sviluppo da una parte e quelle di tenuta sociale dall’altra. Molte Fondazioni hanno orientato la loro azione in maniera decisa verso queste direzioni, basti vedere quanto fatto da importanti Fondazioni quali quelle di Milano, Torino, Bologna, Perugia che hanno messo in campo, insieme alla consueta ed indispensabile azione di sostegno alle iniziative promosse da altre istituzioni ed associazioni, interventi significativi di tipo strutturale e di ampio respiro. Cito il caso dell’intervento importante sul recupero e l’utilizzo dell’ex Turreno a Perugia».

«Serve uno scatto» Anche la Fondazione Carit, concede Di Girolamo, in questi anni, «sotto la presidenza del dottor Fornaci ha fatto indubbi progressi in questa direzione e si è aperta maggiormente alle esigenze della città. Ma credo serva un ulteriore passo in avanti, pensare un po’ più in grande, e con un orizzonte più ambizioso: quello di contribuire da protagonisti a quell’azione di sviluppo, di coesione sociale, di creazione di nuove opportunità, che la società ternana chiede a gran voce. Per conseguire questi ulteriori risultati servono uomini e donne che nella loro vita hanno ampiamente dimostrato di avere qualità e caratteristiche idonee e lavorare per certi traguardi. A questo rispondevano le candidature di personalità come Aristide Paci, Maria Sole D’Annibale e Gino Timpani. Queste personalità avrebbero potuto arricchire il patrimonio umano e professionale espresso dall’Assemblea dei soci che, per la ristrettezza dei membri (solo 151) e per la tipologia della composizione, esprime solo una piccola parte della ricchezza della società ternana e narnese. Avrebbero potuto dare un contributo rilevante a quel salto di qualità necessario a qualificare ulteriormente la Fondazione Carit come soggetto fondamentale nelle dinamiche cittadine. Averle respinte, con un atteggiamento miope e burocratico, con un intento protezionistico, non ha dato uno schiaffo al sindaco, ma alla città, alle sue esigenze, alle sue speranze».

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