Fontivegge: «Chiusura Mc Donald’s è grave»

Perugia, per i residenti del quartiere è il segnale che i progetti di riqualificazione non bastano: «Le attività continuano a chiudere, si faccia in fretta»

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Ogni stazione ha il suo Mc Donald’s. Non a Perugia, dove dal primo maggio la più grande catena di fast food, presente a Fontivegge dagli anni Novanta, ha chiuso i battenti. «Un segnale che fa riflettere sullo stato attuale del quartiere – osservano i residenti riuniti nell’associazione ‘Progetto Fontivegge’ – sono tante le attività che negli ultimi anni chiudono o si trasferiscono in altre zone della città, ma se a farlo è un gigante come questo fa ancora più effetto».  

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Il fast food di Fontivegge

«Non ci veniva più nessuno» I cittadini della zona – che il Mc Donald’s lo hanno visto nei suoi anni d’oro, quando era meta di tante famiglie con bambini – hanno le idee chiare sul perché la multinazionale abbia deciso di smantellare proprio il punto vendita di Fontivegge. Perché è vero che sta attraversando una fase di crisi e ha annunciato la chiusura di 700 ristoranti in tutto il mondo, ma è anche vero che, secondo Giulietto Albioni di ‘Progetto Fontivegge’, «tanta gente negli ultimi tempi aveva cambiato meta, soprattutto per le festicciole dei bambini si preferivano altri posti, non ci veniva più nessuno». Quella della catena, secondo molti, potrebbe quindi essere una scelta ben precisa: «Crediamo che abbiano colto la palla al balzo anche per la situazione che si era andata creando attorno al fast food, fatta di prostituzione, spaccio e consumo di droga».

Degrado Secondo i residenti, sotto le tettoie del Mc Donald’s avveniva di tutto e sarebbe questo il motivo di quello che, almeno dall’esterno, è sembrato un forte calo di clienti. «Solo ieri sera sono passato lì davanti – racconta il signor Albioni – e c’era la solita gente che spacciava e consumava. Erano tutti molto agitati, stava iniziando una discussione molto animata. Lo stesso spesso accadeva nel garage lì sotto, mentre nelle strade circostanti c’è chi fa i propri bisogni in strada. Perché la gente dovrebbe andare lì a mangiare? Non ci passano più, per quella strada».

fontivegge chiusura mcL’ennesima chiusura Inevitabilmente, insomma, la chiusura del ‘Mc’ porta i cittadini a riflettere e a riaccendere le polemiche sullo stato del quartiere. «In fin dei conti è in linea con le scelte fatte da molti altri commercianti – sottolinea il signor Giulietto, facendosi portavoce di tutti i residenti riuniti nell’associazione  – anche il negozio di pasta fresca in piazza delle Fonti di Veggio ha deciso di trasferirsi a Pian di Massiano perché lì c’erano problemi continui, una signora venuta dal Nord per aprire un suo bar è stata costretta a chiudere perché veniva molestata. È sempre la stessa storia». Ciò che è assurdo, però, sempre secondo gli abitanti del quartiere, è che le attività continuino a chiudere nonostante gli sforzi profusi ultimamente dall’amministrazione comunale nel recupero di Fontivegge: «È in antitesi con gli annunci fatti, primo tra tutti quello riguardante il progetto di coworking nell’ex Upim che dovrebbe prendere vita a fine anno».

«Ottimismo, ma si agisca in fretta» I risultati delle politiche di riqualificazione del quartiere, insomma, ancora non si vedono, ma i residenti sanno anche che «nessuno ha la bacchetta magica» e che perché le cose cambino ci vorrà molto tempo. «Vogliamo provare a fidarci dei proclami ed essere ottimisti, sperando che questa volta il progetto vada in porto – dicono – ma è il momento che parta davvero, visto che se ne parla da più di un anno». Per recuperare il quartiere, «bisognerebbe partire dal rispetto del piano regolatore, mai messo in pratica, con il quale non esisterebbero tante catapecchie e casupole che sono alla base di tutti problemi».

Bene le forze dell’ordine Intanto, ciò che sembra invece aver davvero dato i suoi frutti è l’incremento della presenza della Polizia nell’area della stazione e dintorni. «Abbiamo notato che c’è grande movimento di forze dell’ordine, grazie al lavoro del questore e del prefetto. Si sta lavorando bene, ma ancora non basta».

 

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