Giornale dell’Umbria, proteste e minacce

Gli ex dipendenti della testata: «Il Tfr è sparito». La Financo replica: «Dato incarico all’avvocato Ghirga di tutelarci»

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Lo avevano promesso e così è stato. Martedì mattina gli ex giornalisti e collaboratori, un tempo dipendenti del Giornale dell’Umbria, si sono ritrovati davanti alle sedi del gruppo Colacem a Gubbio, in segno di protesta contro la vecchia proprietà della testata a lungo fiore all’occhiello del cavaliere Colaiacovo.

LE RAGIONI DELLA PROTESTA – IL VIDEO

protesta gdu2Una protesta, quella inscenata martedì davanti ai cancelli di via della Vittorina, con l’obiettivo di sensibilizzare la vecchia proprietà, che aveva venduto, lo scorso agosto, alla Gifer di Giuseppe Incarnato, rispetto alla situazione che vede la testata chiusa e i suoi 27 dipendenti senza spettanze, senza cassa integrazione straordinaria e con in mano una lettera di licenziamento illegittima. Una vendita ‘subita’, dicono dal Comitato di redazione, a una società che, nel giro di quattro mesi, ha chiuso l’azienda con un susseguirsi di rimpalli di responsabilità tra vecchia e nuova proprietà soprattutto per quanto riguarda il versamento del Tfr ai dipendenti e con il preoccupante allungamento dei tempi di pagamento delle spettanze ai dipendenti e la liquidazione dei pagamenti dei professionisti a partita Iva e dei collaboratori.

protesta gduSpettanze Qualche striscione, dei cartelli appesi ai cancelli che, vengono fatti sparire, non appena i manifestanti si allontanano di qualche metro per prendersi un caffè. «Da oltre un mese siamo senza stipendio, senza cassa integrazione, senza liquidazione – dicono i giornalisti – e nutriamo forti dubbi circa il futuro. Dal bilancio aziendale è sparito il Tfr, per la vecchia proprietà è stato inserito nel passivo e quindi in carino ai nuovi proprietari che, però, ancora non hanno fatto sapere nulla».

La replica La Financo, ex socio di minoranza della Società Gruppo Editoriale Umbria, esprime «comprensione e vicinanza ai lavoratori», ma dopo aver ribadito che «la società acquirente presentava un capitale sociale versato di un milione di euro» e che
«non c’è stato nessun ‘complotto’ né alcuna volontà di ledere i diritti dei lavoratori, ma esclusivamente l’intenzione di assicurare la continuità del Giornale».

La minaccia Poi, però, il tono cambia: «Nonostante alcuni attacchi strumentali e infondati ricevuti, abbiamo mantenuto in questi mesi sempre un atteggiamento di grande equilibrio. Ci siamo però visti costretti insieme agli ex soci a dare incarico all’avvocato Ghirga di tutelarci a fronte di affermazioni tendenti a ingenerare dubbi circa l’estrema correttezza degli ex amministratori e dei soci cedenti, soprattutto in relazione alla voce del Tfr».

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