Imprenditori Umbria, escalation taccheggi

Indagine di Confcommercio Imprese sulla criminalità: in aumento abusivismo, furti, contraffazione e rapine. Ma il problema più grave è la pressione fiscale

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Pressione fiscale e burocrazia al top, poi abusivismo, furti, contraffazione e rapine. Sono questi i fenomeni maggiormente percepiti dagli imprenditori umbri coinvolti nel mondo del commercio, turismo, servizi e trasporti: è il risultato dell’indagine – condotta dal 24 settembre al 31 ottobre – sulla criminalità realizzata da Confcommercio Imprese con il supporto GfK Italia. La richiesta più pressante è legata alla certezza della pena.

La sicurezza e i taccheggi

In Umbria la percezione di peggioramento dei livelli di sicurezza è del 18% (media nazionale 26%), mentre il 76% considera la situazione invariata e il restante 6% migliorata. Abusivismo (in aumento per il 39% degli imprenditori), furti (+38%), contraffazione (+31%) e rapine (+26%) sono i fenomeni percepiti come più incrementati rispetto al 2017. Il dato più alto tuttavia riguarda i taccheggi: il 50% degli intervistati ha dichiarato di averne subiti contro la media nazionale che si attesta al 39%. «Cresce soprattutto – sottolinea Confcommercio – la quota di chi li ha subiti più volte (il 31% in Umbria contro il 23% della media italiana). Escalation se confrontato con l’anno precedente. «In Umbria, negli ultimi 12 mesi, l’esperienza di criminalità diretta – ovvero aver ricevuto minacce o intimidazioni per finalità di estorsione – risulta più bassa della media nazionale (12% del campione contro il 23% italiano), così come l’esperienza indiretta (11% contro il 21%), ovvero avere notizia di qualche collega che abbia subito questi fenomeni. Fenomeni comunque presenti in modo non trascurabile, e dunque per Confcommercio Umbria da tenere strettamente sotto controllo».

Gli investimenti e la tutela

Secondo Confcommercio il «senso di maggior sicurezza manifestato dagli imprenditori umbri deriva forse dal fatto che più degli altri (82% in totale) investono in prevenzione e mezzi di dissuasione: tutti i dati sono superiori infatti alle media nazionale. Tra le misure di tutela in Umbria al primo posto ci sono telecamere/allarmi: il 54% del campione le ha adottate, (media italiana 53%). Seguono assicurazioni (45% in Umbria, 40% in Italia), denunce (36% contro 32%), vigilanza privata (31% contro 27%), richiesta informale di protezione polizia (12% contro 10%)». Per gli imprenditori della regione le iniziative migliori per garantire la sicurezza sono la certezza della pena (79%) e maggior protezione delle forze dell’ordine (62%), con le quali per il 15% degli intervistati serve maggior collaborazione. C’è anche chi (18%) aupisce l’agente di quartiere. Tutte questione più citate rispetto alla media nazionale.

Le leggi e le pene

Per il 41% del campione (dato nazionale 37%) le leggi per contrastare i fenomeni criminali sono totalmente inefficaci, per il 47% poco efficaci. «Più che a livello nazionale, in Umbria – la grande maggioranza dei rispondenti è fortemente favorevole all’inasprimento delle pene per i reati contro le imprese: 67% molto favorevole (64% il dato nazionale), 28% abbastanza favorevole.Anche in Umbria – specifica Confcommercio – la grande maggioranza degli imprenditori ritiene che non si scontino realmente le pene per i crimini commessi, sopra media la quota dei giudizi più netti (‘certamente no’ in Umbria al 37%, in Italia 32%)».

Le criticità

In conclusione la maggioranza degli imprenditori umbri (il 79%, 66% dato nazionale) indicano nell’eccessivo prelievo fiscale il problema più percepito. Segue  la burocrazia (76% in Umbria contro il 57% di media nazionale); ci sono poi la mancanza di lavoro (39%), la criminalità (37%), l’evasione fiscale (33%), l’immigrazione (23%) e la povertà (13%).

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