‘Impresa al centro’: «Umbria modello»

Venerdì un seminario a Terni in cui sono state presentate le novità e le opportunità legate ai servizi per l’impiego

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«Sono anni che i centri per l’impiego hanno sviluppato una grande esperienza nei servizi dedicati ai disoccupati, ora è necessario qualificare i servizi alle imprese in quanto risultano centrali per la ricollocazione dei lavoratori, ma soprattutto in una logica di accompagnamento allo sviluppo dei territori». Lo ha affermato venerdì mattina a Terni il vicepresidente della Regione Umbria Fabio Paparelli, intervenendo al seminario ‘Progetto l’impresa al centro’. Obiettivo dell’incontro era presentare tutte le novità e le opportunità legate all’attività dei servizi per l’impiego «anche alla luce dei nuovi progetti che faranno della Regione Umbria un modello di sperimentazione che mette al centro l’impresa e i servizi per l’impresa a livello regionale, con particolare attenzione all’area che ha di recente ottenuto il riconoscimento come area di crisi complessa».

La sperimentazione Il direttore Anpal (Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro) Maurizio Sorcioni ha fatto il punto sull’attuazione del Protocollo siglato lo scorso ottobre con la Regione Umbria che ha portato alla sperimentazione «di uno strumento che permette di prevedere la domanda da parte delle imprese. Siamo in grado di conoscere quali sono le imprese che assumono attraverso l’analisi delle comunicazioni obbligatorie che ci restituiscono il fabbisogno delle aziende. Per i Centri per l’impiego lo strumento è di grande utilità perché permette di agire su più fronti andando anche a promuovere le politiche di lavoro presso le imprese stesse». Sorcioni ha evidenziato che la «sperimentazione in Umbria, che ha un’area produttiva importante con un’economia che integra manifattura e servizi, con una pluralità di settori, si è rivelata positiva grazie al personale a disposizione nei Centri per l’impiego che, opportunamente formato con giornate dedicate, potrà utilizzare a pieno lo strumento». Sorcioni, concludendo, ha reso noto che nell’area di Terni/Narni sono state rilevate «circa 600 aziende con una dinamica fortemente positiva e una buona propensione ad assumere in particolare figure professionali legate al settore dell’amministrazione. Ovviamente i dati rilevati attraverso un’analisi molecolare e quindi molto dettagliata, saranno a disposizione solo del personale dei Centri».

L’occupazione È stato ormai «abbandonato il tempo in cui l’interesse primario per i Centri era l’occupabilità e siamo entrati nel tempo dell’occupazione – ha detto il vicepresidente Fabio Paparelli – ossia tutti gli sforzi sono concentrati nell’aumento della capacità d’intermediazione tra i Centri e le imprese. Il potenziamento del rapporto con le imprese del territorio acquisisce una rilevanza ancora maggiore dopo l’introduzione dell’assegno di ricollocazione, che prevede, nei principi stabiliti dal decreto che lo ha introdotto, una remunerazione a risultato. Al fine di sviluppare quanto previsto dalla recente normativa nazionale e dalla legge regionale in fase di approvazione sul fronte dei servizi alle imprese, occorre ampliare quindi in modo significativo, la platea delle aziende di riferimento e strutturare con esse un rapporto costante nel tempo».

Rete regionale dei servizi La Regione Umbria, «per incrementare l’efficienza dei servizi per il lavoro attraverso un rapporto di complementarità/concorrenza fra agenzie private e Centri per l’impiego ha introdotto la disciplina regionale per l’accreditamento dei servizi per il lavoro e la metodologia dei costi standard (remunerazione a risultato) applicabile ai servizi e all’erogazione di misure di politica attiva. Al contempo ha preadottato un atto di riferimento per quanto riguarda la costruzione della rete regionale dei servizi per le politiche del lavoro e la costituzione dell’Agenzia regionale per le politiche attive (Arpal Umbria)». La normativa regionale introduce importanti novità rispetto ai servizi erogati dai Centri per l’impiego in questi anni. Tali innovazioni riguardano tutti gli ambiti di attività dei Centri per l’Impiego, e in particolare il versante dei Servizi alle imprese relativi a consulenza sul fabbisogno occupazionale e formativo, consulenza su agevolazioni e finanziamenti, selezione del personale, misure per l’inserimento lavorativo, nell’ottica di un incremento significativo dei livelli di intermediazione. La scommessa del nostro obiettivo è proprio mettere al centro l’impresa che ancora fruisce poco dei servizi pubblici per il lavoro».

Lo scouting La realizzazione di tale obiettivo passa, nel percorso delineato nel progetto, attraverso un processo di potenziamento dell’attività di ‘scouting’ aziendale costruita ed attuata anche in collaborazione con altri Enti istituzional – primo fra tutti Italia Lavoro-ora Anpal Servizi – con l’obiettivo di sperimentare in Umbria un modello di scouting e di servizi alle imprese che mediante una metodologia innovativa possa accreditarsi come una buona prassi nazionale da estendere anche in altri territori. È per questo motivo che seguendo l’impostazione dei servizi pubblici più evoluti in Europa si è cercato di promuovere servizi e progetti che vanno dallo scouting ad un servizio di preselezione di qualità che possa contribuire in maniera importante ad elevare i livelli d’intermediazione, tenendo conto della complessità di lettura delle caratteristiche professionali ricercate dalle imprese, che sono sempre molto più articolate di una semplice mansione professionale. Inoltre, nel nuovo paradigma definito dalle recenti riforme, gli incentivi all’assunzione e le politiche attive sono sempre più connesse e legate ai servizi per il lavoro (profilazione, assegno di ricollocazione, ecc.). Ciò comporta un rapporto più diretto e strutturato fra le imprese del territorio e i Centri per l’Impiego.

Percorso virtuoso Spiegando dettagliatamente il progetto il vicepresidente Paparelli ha evidenziato che si propone, in via sperimentale, la messa a punto di un percorso virtuoso che va dall’analisi dei fabbisogni, alle visite aziendali, alla consulenza, allo scouting fino a giungere all’intermediazione effettuata con servizi e strumenti di preselezione di qualità. In particolare, l’analisi delle comunicazioni di assunzione consente di individuare sia i fabbisogni professionali del sistema produttivo locale, sia le aziende che i settori più dinamici del territorio su cui focalizzare l’attenzione. La ‘fidelizzazione delle imprese clienti’ consente poi di sviluppare un processo virtuoso, premiante rispetto alle imprese che finalizzano i rapporti di consulenza erogati dai Cpi per l’inserimento lavorativo.

Servizi di consulenza Un’ulteriore considerazione riguarda poi il fatto che i servizi pubblici per il lavoro sono ancora poco fruiti dalle imprese e dal territorio in generale e quindi i Centri per l’impiego hanno una forte possibilità di penetrazione nel tessuto economico. «Lo sviluppo dei servizi di consulenza per le imprese assume particolare rilevanza nel nostro territorio – ha rilevato il vicepresidente – in quanto risulta caratterizzato dalla presenza di piccole e piccolissime imprese. In questo senso, il rapporto costante con le aziende e la qualificazione dei Servizi offerti, oltre ad essere funzionali per la ricollocazione dei soggetti in cerca di lavoro, diventano importanti anche in una logica di accompagnamento allo sviluppo del sistema produttivo territoriale».

AREA DI CRISI COMPLESSA

‘Area di crisi complessa’ Paparelli ha evidenziato che «il progetto di sviluppo di offerta di servizi alle imprese da parte dei Centri per l’impiego è anche funzionale con il recente riconoscimento del territorio di Terni come ‘Area di crisi complessa’ in quanto può supportare la presentazione di progetti integrati di sviluppo. L’ufficializzazione dell’Area di crisi rende disponibili specifici strumenti finanziari, fondi nazionali e fondi regionali, che vanno utilizzati per attrarre investimenti, riqualificare le imprese, professionalizzare ex novo e reintegrare i lavoratori. Con tali strumenti sarà possibile realizzare investimenti a carattere innovativo, che riguarderanno la riconversione di settori o segmenti produttivi industriali, la riqualificazione delle aree interessate, il recupero ambientale e, soprattutto, la formazione e la riprofessionalizzazione del capitale umano. In tali situazioni, i servizi e gli strumenti di politica attiva del lavoro, quando fungono da raccordo tra i sistemi del lavoro, i sistemi educativo-formativi e le scelte strategiche di sviluppo del territorio, rappresentano un efficacissimo ‘catalizzatore di potenzialità’».

Buona occupazione Nell’ambito delle politiche attive del lavoro da attuare a livello locale, partendo dalle necessità, odierne e future, di professionalità dei settori sui quali si intende puntare per far decollare un nuovo ciclo di sviluppo, dovranno trovare spazio misure atte a sostenere, principalmente, la creazione di buona occupazione. A tal fine «si dovrà mappare il sistema delle competenze a disposizione del territorio e individuare il gap con quelle necessarie a sostenere lo sviluppo, riqualificare, accrescere e innovare le competenze dei lavoratori fuoriusciti dal mercato del lavoro; attrarre e creare un contesto positivo per le aziende che intendono localizzarsi o riqualificarsi nell’ambito territoriale fornendo servizi di intermediazione mirati, consulenza normativa e supporti operativi specialistici; sostenere la nascita di nuove imprese con processi di creazione, emersione, gemmazione, ricambio generazionale e acquisizione di competenze; sostenere il processo di integrazione fra i sistemi dell’istruzione e del lavoro e rafforzare le politiche di transizione scuola/lavoro per far sì che la formazione tecnica e professionale sia sempre più strettamente legata alle filiere produttive regionali».

Le proposte Il vicepresidente della Giunta regionale Fabio Paparelli ha ricordato che le principali organizzazioni sindacali italiane, Cgil, Cisl e Uil, e Confindustria hanno condiviso e presentato lo scorso settembre a livello nazionale un documento di proposte che mette al centro delle politiche di reimpiego per i lavoratori in aree di crisi cosiddette ‘complesse’ lo strumento della ricollocazione e prevede che le misure di sostegno allo sviluppo siano collegate ad una strategia di politica attiva, legata alla funzione dei servizi sul territorio ed alla presa in carico del lavoratore. «Un passaggio forte – ha concluso – che mette al centro i servizi per l’impiego pubblici che, in accordo con la rete istituzionale nazionale e locale, lavorano al potenziamento dei servizi alle imprese, alla relazione fra politiche attive e passive e costituiscono un reale supporto di competenze all’interno delle task force da costituire per accompagnare i percorsi formativi per tutti quei lavoratori che si troveranno nelle condizioni di adeguare le competenze alle rinnovate esigenze».

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