Imprese in Umbria: trimestre negativo

Indagine congiunturale di Unioncamere Umbria sul periodo luglio-settembre: «Segno meno rispetto all’estate. Segnali di incertezza, contesto economico fragile»

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Dati negativi nel confronto con il trimestre precedente, con segnali positivi che restano in riferimento allo stesso periodo del 2015. Questo il risultato dell’indagine congiunturale di Unioncamere Umbria – inserita nel sistema statistico nazionale Sistan – su un campione di 280 imprese del settore manifatturiero e 136 del commercio: spicca il risultato delle industrie alimentari e delle aziende con oltre 50 addetti. Bilancio non roseo.

Incertezza e cautela A riassumere lo scenario regionale dopo l’aggiornamento dei dati è il presidente di Unioncamere Umbria, Giorgio Mencaroni: «C’è un rimbalzo al negativo della congiuntura relativa ai tre mesi estivi, che interrompe il buon andamento degli indicatori registrato tra l’aprile e il giugno scorso. Segnali di incertezza e di cautela nel futuro continuano a caratterizzare il contesto economico generale ancora troppo fragile, anche se dati incoraggianti emergono – conclude Mencaroni – dal confronto con lo stesso periodo dello scorso anno, con variazioni positive in tutti i settori».

Nel manifatturiero la produzione ha registrato un -2.4% rispetto al II trimestre 2016 (valori positivi per le sole industrie alimentari, +0.6%). Meglio invece il confronto con il III° trimestre 2015 con un +0.3%, attenuato dal rallentamento delle industrie elettriche ed elettroniche (-5%), industrie tessili (-0.6%) e altre industrie (-3.6%). Flessione complessiva sia nel confronto con il trimestre precedente che con lo stesso trimestre 2015: solo le industrie con oltre i 50 addetti, nel confronto tendenziale, fanno registrare un +1.5%.

Il fatturato Positivo il confronto con il 2015 (+1%), negativo quello con il trimestre precedente (-0.4%). Rispetto a questo periodo si salvano le industrie alimentari (+3%) e le industrie dei metalli (+2%). A confronto con il III° trimestre 2015 soffrono le stesse imprese che hanno accusato un calo della produzione e quindi le industrie elettriche (-4.3%) e le altre industrie (-1.7%) . Il fatturato interno segna un -0.1% sul II° trimestre 2016 e un +1.2% sul III° trimestre 2015, mentre il fatturato estero si ridimensiona rispetto al trimestre precedente (-2.4%) e marca una leggera crescita (+0.2%) nel confronto con il III° trimestre 2015.

Gli ordini in totale perdono l’1.7% rispetto al trimestre precedente e segnano +1.3% nel confronto con il 2015. Le altre industrie e le industrie elettriche sono le uniche a registrare dati negativi nel confronto con l’anno precedente, mentre a livello congiunturale incrementano gli ordinativi esclusi mante le Industrie alimentari e le industrie meccaniche; gli ordinativi interni seguono lo stesso andamento, con un -2% sul trimestre precedente e +1.1% sullo stesso periodo del 2015, mentre gli ordinativi esteri segnano valori positivi sia a livello congiunturale che tendenziale (0.3% e 1.8%).

Giù l’occupazione Segno meno nel confronto con il trimestre precedente (-0.6%) e con lo stesso periodo del 2015 (-0.4%). A livello congiunturale positivi solo i valori delle industrie alimentari e delle altre industrie, mentre perdono tutte le classi dimensionali: -0.7% le imprese con 0-9 addetti, -0.1% di quelle tra i 10 e i 49 addetti, -0.9 di quelle oltre i 50 addetti (le piccolissime segnano un -0.7%). A livello tendenziale il calo complessivo dell’occupazione è affievolito dagli aumenti delle industrie del legno (+3.6%), delle industrie chimiche (+5%), delle industrie meccaniche (1.4%) e delle altre industrie (+0.4%). Valore positivo anche per le micro imprese che nel confronto con il terzo trimestre 2015 segnano un +0.3%.

Nel commercio di fatto invariete le vendite (-0.01%) rispetto al trimestre scorso; negativi i valori del commercio a dettaglio di prodotti alimentari e dei prodotti non alimentari con valori molto diversi (-5.6% il primo e -0.5% il secondo). A livello dimensionale invece perdono solo le micro imprese (-0.9%), mentre quelle da 10 a 49 addetti segnano una variazione di +4.7% e quelle grandi (oltre i 50) del +5.2%. Anche a livello tendenziale, quindi rispetto al III° trimestre del 2015, calano le vendite (-0.7%), stesso andamento per tutti i settori di attività: commercio al dettaglio di prodotti alimentari (-1.6%), quello dei prodotti non alimentari (-0.5%) e gli ipermercati ( -1.3%). Meglio invece le classi dimensionali da 10 a 49 addetti (+3.1%) e quelle con 50 e più (+ 0.5%). In aumento il prezzo delle vendite che rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente fanno registrare un +1.4% (ben superiore al +0.3% segnalato nello scorso secondo trimestre). Dato in crescita ad esclusione del commercio al dettaglio di prodotti alimentari che invece registra un -0.4% e per le medie imprese da 10 a 49 addetti con -0.6%. Gli ordinativi segnano risultati negativi nel complesso: -1,1% rispetto al secondo trimestre 2016 (bene però gli ipermercati con +3,5% e le imprese dai 50 e più addetti, con +4,3%) e -0.3% rispetto al 2015. Minori ordinativi in tutti i settori, mentre rispetto alle classi dimensionali in controtendenza le imprese con oltre 50 addetti che segnano un +0.7%.

Per quel che concerne l’occupazione segno più (0.98%) rispetto al trimestre precedente, positivi i valori di tutti i settori (+1.4% del commercio al dettaglio alimentare, +1.1 del Commercio dettaglio non alimentare e +0.5% per gli ipermercati) e di tutte le classi dimensionali (+1,2% imprese da 0 a 9 addetti, +0.15% imprese da 10 a 49, +0.5% imprese con oltre i 50 addetti). Positivo anche il confronto con il III° trimestre 2015 con un complessivo +0.3%, anche se risultano in calo, con valori prossimi allo zero, il settore del commercio al dettaglio non alimentare (-0.1), le imprese da 0 a 9 addetti (-0.1%) e quelle con 50 e oltre( -0.03%).

Le previsioni per l’ultimo trimestre Secondo Unioncamere è «confermata la cautela degli imprenditori sulle previsioni relative al prossimo trimestre. Per il fatturato prevale la stabilità per il 49.4% degli intervistati, mentre per il 30.7% ci sarà una diminuzione e solo uno scarso 20% (19,9) prevede aumenti. Ben l’84.9% indica stabilità nei prezzi di vendita (in linea con il +1.4% di crescita segnalato rispetto al trimestre precedente che di conseguenza non fa prevedere ulteriori aumenti per il trimestre prossimo). Alta è anche la percentuale di imprenditori che prevede stabilità nell’occupazione, dopo i segnali positivi anche se pallidi di questo trimestre, ben il 87.5%, con i restanti 7.2% che prevedono diminuzione e il 5.3% l’aumento. Il 46% degli intervistati prevede stabilità dei prezzi, e il 35.5% diminuzione. Per gli ordini ci si aspetta nel prossimo trimestre stabilità nel 55% degli intervistati, mentre il 28% prevede diminuzione».

Il sistema imprenditoriale nel terzo trimestre 2016 vede prevalere il numero delle iscrizioni delle imprese (965) su quello delle cessazioni non d’ufficio (762). Il flusso delle iscrizioni accusa una lieve contrazione rispetto all’anno precedente (-0.3%), valore negativo ma comunque migliore di quello registrato a livello nazionale (-6.5%). A questa indicazione si aggiunge una diminuzione delle cessazioni (-0.3%), manifestatasi però con un’intensità inferiore rispetto alla media italiana (-1.8%). Tra le varie attività economiche in relazione allo stesso trimestre dell’anno precedente il settore commerciale è quello che fa registrare la maggiore movimentazione anagrafica sia in termini di iscrizioni (213) che di cessazioni (224), mentre percentualmente le riduzioni più pesanti delle iscrizioni hanno colpito il settore del turismo (-25.8%) e quello del commercio (-21.4%). Rilevante il +46.8% delle costruzioni e il 31,8% dell’agricoltura.

Le cessazioni Dati positivi in riferimento alle riduzioni del turismo (22.2%), nelle costruzioni (-13.4%) e nel commercio (-3%).  Osservando la forma giuridica delle iscrizioni si registra, rispetto al corrispondente periodo del 2015, un arretramento delle società di capitale (-7.8%) mentre crescono i valori delle società di persone +3.8% e le imprese individuali +2.7%.

Le iscrizioni Spiccano quelle di tipo ‘giovanile’ (279, 28.8% sul totale), mentre poco meno di un terzo sono quelle femminili (297 e 30.8%) e per il 16.8% in quelle straniere (163 iscrizioni): quest’ultime fanno registrare un +2.5% rispetto al numero di iscrizioni del III° trimestre 2015, mentre calano sia le femminili (-1%) che le giovanili (-3.5%). Scendono i fallimenti -8.3%.

I fallimenti  aumentano nei servizi alle imprese (+200% e 6 fallimenti), nel manifatturiero (+57.1% e 11 fallimenti), e nel commercio (20% e 12 fallimenti). A livello nazionale sono in calo in tutti settori eccezion fatta per le assicurazioni e credito (+21.4%) e servizi alle imprese (+2.1%). Scioglimenti e liquidazioni segnano un +0.9% rispetto al terzo trimestre 2015 e a livello nazionale aumentano del 9.1%.

Le aperture delle unità locali in Umbria, rispetto al 2015, diminuiscono di un -8.4% mentre le chiusure aumentano, anche se al di sotto dell’1% (+0.6%), ciò nonostante il saldo aperture/chiusure è positivo di 75 unità (aperture 395, chiusure 320): nel 2015  era stato di 113 unità. A livello nazionale le aperture perdono solo lo 0.1% e le cessazioni calano del -3.6% (valori uguali per le aperture e migliori per le chiusure rispetto a quanto registrato nello scorso anno). L’occupazione, calcolata sulla base dei dati forniti dall’Inps su un insieme significativo di imprese (poco più di 53 mila) compresenti e riferiti al trimestre precedente a quello in esame, registra un complessivo +1.6%, dato rassicurante ma inferiore al dato nazionale che è del +2.6%; a livello dimensionale in Umbria segno negativo solo per le micro imprese sotto i 9 addetti che perdono il -1.4%, mentre è in aumento l’occupazione in tutte le altre classi dimensionali, in particolar modo si sottolinea il+5.7% delle imprese da 10 a 49 addetti.

I dati economici Il valore della produzione compresenti degli ultimi tre anni (5 mila e 110), con un valore oltre i 100 mila euro, ammonta a circa 18 miliardi: un campione che rappresenta il 52% delle imprese umbre tenute al deposito del bilancio (9 mila e 711 nel 2015). Il 39.2% del valore della produzione viene creato dal settore delle manifatture, segue il commercio con il 38.8%: le imprese umbre di dimensioni ‘micro’, che ammontano al 77.2% del totale, creano solo il 13.1% del valore di produzione. L’analisi degli indici di bilancio delle società in utile mette in evidenzia come il comparto del commercio sia il settore di punta, realizzando un Roi del 7%; il valore del Roi del totale imprese è 5.3, con i valori più bassi registrati da assicurazione e credito (1.4) e agricoltura(2.9).

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