Indagine percolato: «Violazioni reiterate»

Terni: il pm Iannella ribadisce la richiesta di rinvio a giudizio per i venti indagati. La decisione del gup attesa per il 10 maggio

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È attesa per il prossimo 10 maggio la decisione del gup Federico Bona Galvagno in merito alla richiesta di rinvio a giudizio, avanzata dal pm Raffaele Iannella nei confronti di venti persone – tre dirigenti e diciassette fra assessori ed ‘ex’ del Comune di Terni – per l’aggiudicazione del servizio di smaltimento del percolato dell’ex discarica comunale di vocabolo Valle.

L’accusa Per tutti l’accusa è ‘turbata libertà degli incanti’. Nel mirino della guardia di finanza di Terni, a seguito di un esposto firmato dal segretario comunale Giuseppe Aronica e dal sindaco Leopoldo Di Girolamo, c’erano finite 42 determine dirigenziali e 13 delibere di giunta.

L’avvocato Attilio Biancifiori

«Norme violate» Nell’udienza di mercoledì pomeriggio – presenti in alcuna diversi indagati fra cui il sindaco Di Girolamo e gli assessori Bucari e Giacchetti – il pm Raffaele Iannella ha argomentato la richiesta di rinvio a giudizio evidenziando come, a suo giudizio, il Comune abbia più volte violato le norme comunitarie sull’affidamento degli appalti. Prima della discussione il gup aveva respinto la richiesta di costituzione di parte civile avanzata dall’associazione Codici.

Le difese Il 10 maggio toccherà alle difese dei venti indagati – rappresentate dagli avvocati Donatella Virili, Enrico De Luca, Attilio Biancifiori, Francesca Abbati, Federica Pasero, Manlio Morcella, Patrizia Bececco, Roberto Spoldi e Carlo Moroni – replicare dal proprio punto di vista.

L’avvocato Roberto Spoldi

Le contestazioni Circa le determine dirigenziali ‘contestate’, 33 di queste – emesse fra il marzo del 2011 e il luglio del 2014 – vengono ricondotte al dirigente Maurizio Galli, cinque – fra l’ottobre del 2009 e il luglio del 2010 – a Luciano Sdogati e quattro – emesse fra febbraio e aprile 2015 – a Marco Fattore. Tredici, come detto, le delibere di giunta ‘incriminate’ fra l’ottobre del 2011 e il gennaio 2015, la cui approvazione ha fatto finire nei guai 17 amministratori del Comune. Ad esprimere nel tempo nove voti favorevoli sono stati l’ex vicesindaco Libero Paci e Luigi Bencivenga, otto Stefano Bucari, sette Roberto Fabrini, Silvano Ricci, Sandro Piermatti e Marco Malatesta, sei voti Daniela Tedeschi, cinque il sindaco Leopoldo Di Girolamo, Renato Bartolini e Simone Guerra, uno a testa Maria Bruna Fabbri, Carla Riccardi, Giorgio Armillei, Francesco Andreani, Cristhia Falchetti Ballerani e Emilio Giacchetti. A quest’ultimi, difatti, la procura non ha contestato la ‘continuazione del reato’, trattandosi di un solo episodio-voto.

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