Infezioni ospedaliere: Terni vince la sua sfida con la sorveglianza

Il ‘Santa Maria’ vanta dati inferiori rispetto alla media. L’analisi del dottor Cappanera, esperto anche di antibiotico resistenza

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Un impegno quotidiano che abbraccia sia la diffusione di un uso sempre più corretto degli antibiotici, che lo studio capillare delle infezioni ospedaliere. Al ‘Santa Maria’ di Terni c’è chi, singolarmente e in team, si occupa ogni giorno di questi temi. Come il dottor Stefano Cappanera che, da dirigente della struttura dipartimentale denominata ‘stewardship antimicrobica’ e da coordinatore del team multidisciplinare AMS (antimicrobial stewardship team), rappresenta con i suoi colleghi non solo una ‘sentinella’, ma anche un ‘faro’ in termini di azioni da intraprendere sia per contenere la diffusione di infezioni in ambito ospedaliero – come è accaduto dopo la prima ondata del Covid-19 -, sia per promuovere le condotte più virtuose nell’utilizzo degli antibiotici. Ambiti e lavori che spesso si intersecano e che qualificano l’ospedale di Terni come una struttura all’avanguardia.

Stefano Cappanera

Le ‘colonizzazioni’ e le contromisure

Circa le infeziomi ospedaliere, spiega il dottor Cappanera, «ad agosto 2020 abbiamo pubblicato uno studio (circa 80 le citazioni in letteratura ad oggi, ndR) e che è stato ripreso da alcuni colleghi brasiliani e pubblicato a maggio di quest’anno con conclusioni identiche. In sostanza dopo la prima ondata da Covid-19, eseguendo tamponi rettali ai pazienti in rianimazione, abbiamo riscontrato colonizzazioni da Klebsiella p.CRE (resistente ai carbapenemi), non infezioni, in misura molto superiore al 10% standard delle colonizzazioni secondarie. A fronte dei dati emersi da questa sorveglianza di assoluta importanza messa in atto nel nostro ospedale – prosegue il dottor Cappanera -, ci siamo interrogati sulle cause. Deducendo che la manipolazione dei pazienti poteva rappresentare uno degli elementi critici, pur necessari da attuare. Così abbiamo insistito su alcune contromisure nelle modalità di utilizzo dei Dpi (dispositivi di protezione individuale) e abbiamo riscontrato, nel tempo, che il dato era di nuovo sceso sotto la soglia-media del 10%. Ad oggi, come colonizzazione da Klebsiella p.CRE, siamo ben al di sotto, ovvero intorno al 5/6%: numeri corrispondenti a quelli che avevamo pre-pandemia. Segno che la soreglianza è decisiva al pari delle riflessoni che questa innesca e delle azioni susseguenti. Terni, in questo senso, non ha davvero da invidiare nulla a nessuno perché sorvegliare e misurare significa conoscere, e conoscere significa avere la possibilità di migliorarsi».

Antibiotico resistenza

Se la salute dei degenti è fondamentale, non meno lo è l’appropriatezza con cui in ambito sanitario – e su scala globale – devono essere utilizzati gli antibiotici. Perché il tema della resistenza di alcuni batteri – sviluppo ed evoluzione ‘naturale’ – preoccupa ormai non solo gli addetti ai lavori. E apre scenari di cui va tenuto conto per intraprendere le azioni più importanti. Anche in questo, il ‘Santa Maria’ di Terni – che nel 2021 ha registrato un uso di antibiotici inferiore alla media registrata in ospedali con caratteristiche analoghe – continua a darsi da fare. «Intanto servono consapevolezza e cultura, ad ogni livello. A Terni da cinque anni stiamo conducendo analisi e studi per sorvegliare, prevenire e promuovere l’uso corretto e prudente degli antibiotici. Pensando a cosa è accaduto in generale durante la pandemia, ovvero al boom nella somministrazione – inappropriata – dell’azitromicina, ci troviamo di fronte ad un esempio di cosa non vada fatto». Il tema dell’antibiotico resistenza è comunque «molto ampio, studiato a livello internazionale e che coinvolge non solo l’ambito umano, ma anche quello veterinario e ambientale, con la necessità di un approccio ‘one health’. A Terni produciamo un report annuale in cui illustriamo tutti gli isolamenti batterici dell’ospedale, per capire qual è ‘l’ecologia’ del ‘Santa Maria’ in termini di antibiotico resistenza. Poi c’è una valutazione capillare sul consumo di questi farmaci e possiamo dire che tale lavoro, oltre a rappresentare una guida all’interno e all’esterno della struttura ospedaliera, ci fa capire quanto sia importante coinvolgere ciascun operatore sanitario nella diffusione di un uso corretto e consapevole degli antibiotici. I cittadini devono esserne sempre più edotti, perché l’utilizzo appropriato e prudente degli antibiotici è uno dei pilastri fondamentali nella lotta all’antibiotico resistenza».

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