Investire nell’oro: pro e contro di una ‘ruota di scorta’ decisiva

Gianni Giardinieri ci spiega cosa voglia dire accumulare ora e come funziona il sistema ad esso collegato

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di Gianni Giardinieri
Senior financial advisor Allianz Bank – Terni

Quando penso all’investimento in oro, la prima cosa che mi viene in mente è la frase, lapidaria, che usava il mio professore di microeconomia all’università: «L’oro è il più stupido degli investimenti. Per lui l’uomo deve faticare due volte: la prima per estrarlo, la seconda per rimetterlo sotto terra». Intendeva dire che oltre a sopportare gli immensi costi di estrazione e raffinazione dell’oro, poi l’uomo ne doveva sostenere di nuovi per custodirlo in sicurezza nei grandi caveau delle banche.

Eppure da millenni l’oro riveste un’importanza fondamentale in economia: è stato la prima ‘moneta’ di scambio, sostituendo il baratto. Questo perché è un metallo raro, fungibile, bello e comodo da portare. Ma soprattutto, dato essenziale, è universalmente riconosciuto come strumento di pagamento. Con un bitcoin non potrete mai acquistare una tanica di benzina alle pendici dell’Himalaya, con l’oro potreste farlo. Senza entrare nei dettagli, è bene ricordare che fino al 1971 (cessazione del sistema ‘gold bullion standard’) l’oro era il garante della convertibilità delle principali monete.

Oggi è presente nei sotterranei di tutte le Banche Centrali e rappresenta un po’ ‘l’argenteria di famiglia’ di ogni Stato. Una forte garanzia per i creditori di Paesi, come l’Italia, che hanno un elevatissimo debito pubblico e sono costretti ad emissioni massicce di titoli di Stato. Non a caso Banca d’Italia ha riserve per 2.452 tonnellate, di cui 141 conferite alla Bce. Pochi lo sanno, ma siamo il terzo paese al mondo per possesso di oro fisico (ci precedono Usa e Germania). Ancor meno persone sanno che il 43,29% del nostro oro non è localizzato geograficamente in Italia, ma negli stessi Usa. Sui perché di questa scelta e sulle diatribe ad esempio tra tedeschi e americani (anche i primi hanno depositi oltreoceano ma recentemente, alla richiesta di riaverli indietro, hanno ricevuto un ‘no’ che ha ingenerato aspri conflitti diplomatici), ci sarebbe da scrivere un trattatello a parte. Ma veniamo a noi: perché investire in oro? Ha senso? Conviene?

Sfatiamo un mito: il gioiello, la moneta, la collanina d’oro non sono ‘investimenti in oro’. Primo per la presenza di altri metalli (zinco, rame etc.) che lo rendono impuro, e secondo perché questo tipo di ornamenti al momento della rivendita subiscono un forte differenziale – sempre in negativo – con il prezzo ufficiale quotato dell’oro, che per inciso è quello stabilito a Londra al mercato LBMA (London Bullion Market Association). Il prezzo dell’oro è quotato sull’oncia, che corrisponde a circa 28,35 grammi. E il ‘benchmark’ per l’oro fisico, la pezzatura di riferimento, è il lingotto che vedete nei film americani, il mitico ‘Good delivery’: purezza 99,5% (24 carati), peso tra i 23 e i 34 kg, certificati e blisterizzazioni varie. E soprattutto acquistabile ma non trasferibile. Lo potete comprare ma rimane nel caveau. Se proprio voleste portarlo a casa come soprammobile, sappiate che perdereste lo ‘status’ di Good delivery, rimettendoci un bel po’ di soldi. In questi giorni potreste togliervi lo sfizio di comprare un lingotto da 23 kg, con le caratteristiche di cui sopra, con circa 1,3 milioni di euro. Comprereste quasi ai massimi storici, quindi non propriamente un buon affare.

Ma investire in oro si può anche per tasche più popolari. In questo caso si possono sottoscrivere fondi di investimento specializzati nella compravendita di quote di società che producono o commercializzano oro. Oppure strumenti come Etf o Etc sull’oro, che replicano le sue variazioni giornaliere. In definitiva, però, la domanda più importante è ‘perché’ investire in oro e quanta parte del proprio risparmio dedicarvi.

L’oro è un bene-rifugio, perfetto per situazioni di grave incertezza geopolitica e finanziaria, meno adatto, ma comunque apprezzabile, per combattere l’inflazione. È l’approdo a quello che in gergo si chiama ‘fly to quality’: il volo verso la qualità e la sicurezza in tempi incerti. Su quanta parte dei propri risparmi dedicarvi, una buona idea potrebbe essere quella compresa tra il 5 e il 10% del vostro portafoglio. Perché l’oro, in fondo, é come la ruota di scorta della vostra auto: magari non vi servirà mai, ma se vi capitasse di bucare uno pneumatico, non averla sarebbe un gran guaio. Specie ai piedi dell’Himalaya, dopo aver comprato la tanica di cui sopra con una pepita.

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