La Cgil: «No al Jobs act in salsa umbra»

Filippo Ciavaglia: «Non è la soluzione ai nostri problemi, è evidente che serve, anche nella nostra regione, un’altra politica economica»

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di Filippo Ciavaglia
Segretario generale Cgil Perugia

Dalle piazze del Primo Maggio nella provincia di Perugia è arrivata una forte spinta al cambiamento, alla centralità del lavoro e alla costruzione dell’Italia di mezzo.

In oltre 25 città abbiamo rimesso al centro del confronto le questioni del lavoro: dal concerto di piazza IV Novembre a Perugia, a tutte le altre iniziative nei vari territori, è venuta una forte spinta al cambiamento, all’esigenza di ripartire dai diritti del mondo del lavoro in una prospettiva ampia, che non rinchiuda l’Umbria in una crisi sempre più devastante e senza sbocchi.

Unire la protesta alla proposta, questo è il messaggio del 1° Maggio.

La protesta, contro una crisi economica che continua a picchiare duramente nel nostro territorio e che non si contrasta certo con la precarizzazione e con i voucher.

L’osservatorio nazionale dell’Inps sul precariato ci dice che nei primi due mesi del 2016 i voucher in Umbria sono arrivati a quota 322.000, più 44,9 % rispetto allo stesso periodo del 2015. Mentre a livello nazionale l’utilizzo dei voucher è aumentato del 30%. Al contempo le assunzioni sono diminuite del 46,3% contro una media nazionale del 35%.

Insomma, il jobs act non è la soluzione ai nostri problemi, neanche quello “in salsa umbra” proposto dall’assessore Paparelli, è evidente che serve, anche nella nostra regione, un’altra politica economica.

La proposta della Cgil è quella di un Piano del lavoro, articolato per territori, che punta alla creazione di buona occupazione, alla difesa dell’ambiente, al rilancio dell’apparato produttivo e all’adeguamento infrastrutturale.

Tema, quest’ultimo, che abbiamo rilanciato con forza il 28 aprile a Spoleto, in un’iniziativa costruita insieme alle Cgil di Marche e Lazio, con la presenza delle Istituzioni. In quella sede abbiamo ribadito che l’ammodernamento del sistema infrastrutturale, materiale e immateriale (a partire dal raddoppio della Orte-Falconara e al completamento della Tre Valli) è assolutamente indispensabile per contrastare l’isolamento dell’Umbria.

Su questi temi serve un confronto vero, che dia gambe e slancio ad un Piano del lavoro per l’Umbria e che risponda ai bisogni e ai diritti delle città e dei territori della nostra regione.

 

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