Enigma Ponte Felcino: il primo a sparare?

Tutti dicono di aver sparato dopo aver sentito altri colpi. Ma son si capisce chi abbia iniziato. Le tante zone d’ombra da chiarire

Condividi questo articolo su

Tutti ammettono di aver sparato, ma ognuno giura di averlo fatto per rispondere al fuoco, dopo aver sentito un altro colpo. Ma non si capisce di chi.

FURTO IN TABACCHERIA, CI SCAPPA IL MORTO – LA VICENDA

Il percorso dei proiettili

L’impegno più gravoso per gli inquirenti, in questa fase delle indagini per la morte di Eduart Kozi, è soprattutto legato alla esatta ricostruzione degli attimi immediatamente successivi allo speronamento operato dalla Audi nei confronti dell’auto del vigilante. In quel momento dovrebbero essere partiti gli spari (ne sono stati contati 14). Uno di questi, con ogni probabilità di rimbalzo, partito dalla pistola di un carabiniere ha ferito a morte l’albanese 50enne che aveva partecipato al furto. 

L’ipotesi ‘scacciacani’

Nelle ultime ore si affaccia una ipotesi – ma è solo un’idea – che potrebbe rendere plausibile il racconto dei tre uomini in divisa. I malviventi in fuga potrebbero infatti aver esploso dei colpi, ma con un’arma che non lascia bossoli né ogive. O addirittura con una scacciacani. Ma perché? Che senso aveva far pensare di essere armati sparando colpi ‘finti’? Molte risposte (ma non tutte) arriveranno dagli esami balistici. Ma serviranno 2-3 mesi per una relazione esaustiva.

Chi c’era con lui: italiani o stranieri

L’altra parte delle indagini su questa drammatica vicenda è legata ai complici, quelli che hanno eseguito il furto, di cui probabilmente erano anche gli ideatori, visto che sembra ormai chiaro che l’uomo rimasto ucciso avesse prevalentemente il ruolo del ‘palo’. Sono almeno due, se non tre. E potrebbero non essere albanesi. Anzi, stando a quanto trapela, non ci sono elementi che possano portare a essere convinti che si tratti di stranieri. Fondamentali, in tal senso, potrebbero essere le testimonianze dei coniugi di Pretola a cui i malviventi hanno rubato una Fiat Uno di colore blu, l’auto che evidentemente serviva per la seconda parte della fuga, dopo aver posato l’Audi. Quel proiettile alla nuca ha cambiato tutto. Impauriti, hanno lasciato lì il corpo e la refurtiva. Parte o tutta? Anche questo dovrà essere chiarito.

Condividi questo articolo su
Condividi questo articolo su

Ultimi 30 articoli