Leonardo alla Cascata, solo l’ultima sorpresa

Terni, la clamorosa rivelazione – anticipata da umbriaOn – sul ‘Paesaggio con fiume’ che ritrae la Cascata delle Marmore e la lunga serie di polemiche storiche

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di M.T.

La stanno metabolizzando. Piano piano. E cominciano anche a dargli contorni mistici. Perché mica è facile da mandar giù, una roba simile. Studiosi e ricercatori – ma anche ‘esperti’ improvvisati – sono alle prese con una rivelazione, quella che è frutto di un lungo ed approfondito studio di Luca Tomìo e che probabilmente tra pochi giorni sarà annunciata ufficialmente da Vittorio Sgarbi, ma che umbriaOn ha anticipato venerdì scorso.

La Cascata delle Marmore vista da Leonardo da Vinci

La Cascata delle Marmore vista da Leonardo da Vinci

Storia diversa Già, perché il ‘Paesaggio con fiume’, disegnato dal maestro toscano nel 1473, è in realtà un ‘paesaggio con cascata’ e ad essere ritratta è la Cascata delle Marmore di Terni, già famosa di suo e che, ora, pare destinata a diventare protagonista di un nuovo ed entusiasmante fenomeno mediatico.

L’annuncio Ormai chiarito – è stato lo stesso Tomìo a confermarlo ad umbriaOn – che non ci sono dubbi sulla scoperta, si attende solo che Sgarbi, a cui sarebbe stata affidata l’esclusiva della gestione del tutto, si decida a fare l’annuncio: «A deciderlo è stata la Regione dell’Umbria – ha detto il sindaco di Amelia, Laura Pernazza (Sgarbi è il Commissario alle Belle arti e ai musei di quel Comune che nulla a che fare con la Cascata; ndr) – dopo un confronto, sereno e costruttivo, che c’è stato con la presidente Marini, con il vice presidente Paparelli e con il sindaco di Terni (nel quale invece la Cascata sta; ndr) Di Girolamo».

LA CASCATA IN ALCUNI QUADRI – LE FOTO

Leonardo da Vinci

Leonardo da Vinci

Leonardo che fa discutere Non è la prima volta, peraltro, che le opere di Leonardo da Vinci provocano dibattiti, anche accesi, tra gli esperti di tutto il mondo. E quella della Cascata delle Marmore (e Papigno) in un suo disegno sarà solo l’ultimo – per il momento – episodio di una serie di dispute di cui qui di seguito si riporta una brevissima sintesi e che hanno spesso visto protagonista proprio Vittorio Sgarbi, che ora è pronto a mettere ‘il cappello’ su questa scoperta.

L'uomo a cavallo

L’uomo a cavallo

L’uomo a cavallo Quello stesso Vittorio Sgarbi che, a proposito di un’altra opera – quella, per la verità, solo attribuita a Leonardo – aveva usato parole pesanti come macigni. Parlando de ‘L’uomo a cavallo’ – che è in mostra dal 25 novembre all’Instituit Français di Milano – e attribuito a Leonardo da Carlo Pedretti, Sgarbi aveva tagliato corto: «È una forma di romanticismo maturo del mio amico Carlo Pedretti, che spesso lacrima davanti a ‘Leonardi’ che, in realtà, Leonardi’ non sono».

La gioconda

La Gioconda

La Gioconda Senza dimenticare che anche il quadro più famoso di Leonardo da Vinci – e probabilmente il quadro più famoso al mondo – è da sempre oggetto di nuove rivelazioni. La Gioconda, infatti, continua a calamitare l’attenzione, spesso morbosa, di studiosi veri o presunti. Nel 2015, per esempio, lo studioso francese Pascal Cotte, aveva annunciato di aver scoperto l’esistenza di un altro dipinto celato dalle pennellate che ritraggono la Monna Lisa, affermando inoltre che l’identificazione della Gioconda con Lisa Gherardini era sbagliata e che il nome dell’opera prima citato avrebbe dovuto essere addirittura cambiato.

La madre Un’altra teoria che aveva suscitato curiosità era stata quella avanzata da un ricercatore italiano residente ad Hong Kong, Angelo Paratico, che in un libro aveva raccontato la storia di un schiava di origine cinese che avrebbe ispirato il celebre quadro di Leonardo da Vinci. E, addirittura, secondo Paratico, la misteriosa Monna Lisa altri non sarebbe che la madre di Leonardo Da Vinci. Una teoria che riprendeva quella di Sigmund Freud e risalente al 1910.

La pubblicità E sempre a proposito di Monna Lisa, come dimenticare che proprio Vittorio Sgarbi era stato protagonista di una ‘missione’, che aveva appassionato una miriade di creduloni: con tanto di hashtag #MissioneMonnaLisa aveva fatto credere di voler riportare in Italia il quadro. In realtà il viaggio – raccontato in più puntate postate sui social – era un’operazione di marketing architettata da una casa automobilistica per pubblicizzare dei nuovi modelli di vetture: «Come era inevitabile Monna Lisa non deve ritornare in Italia, perché non c’è mai stata. Fu infatti Leonardo stesso a portare con sé in Francia la Gioconda, che sarebbe stata poi acquistata, assieme ad altre opere, da Francesco I. Venne trasferita al Louvre dopo la Rivoluzione francese e da allora, tra trasferimenti più o meno leciti, è sempre rimasta in quel museo. Vi ricordo – aveva commentato con la consueta grazia Sgarbi – che potreste anche visitarlo un museo qualche volta, l’ingresso è vietato ai cani, non alle capre».

L'Annunciazione

L’Annunciazione

L’Annunciazione E poi c’è stato anche chi, come lo studioso fiorentino Massimo Giontella, ha addirittura messo in discussione un’attribuzione importante: secondo lui, infatti, l’Annunciazione, custodita alla Galleria degli Uffizi e attribuita a Leonardo da Vinci sarebbe in realtà opera di Antonio del Pollaiolo. La sua ipotesi, che  porterebbe anche a spostare la datazione dal 1472-1475 al 1481, escluderebbe come autore principale Leonardo, soprattutto perché «la deviazione oculare del volto di Maria costituisce una delle tipiche ‘firme’ di riconoscimento del Pollaiolo».

La bella principessa

La ‘Bella principessa’

Il falsario Ma c’era stata anche la ‘confessione’ di un falsario di professione, l’inglese Shaun Greenhalgh, che aveva dichiarato che la ‘Bella principessa’, il ritratto di Bianca Sforza attribuito a Leonardo da Vinci, era opera sua: «Ho dipinto il ritratto nel 1978 quando lavoravo al Co-op di Bolton, la modella era una cassiera di nome Sally. Ho preso una pergamena del 1587 – aveva dichiarato – e l’ho disegnata ruotandola di 90 gradi, per imitare l’arte mancina di Leonardo da Vinci». Vittorio Sgarbi, che aveva sempre considerato il quadro autentico, arrivando a redigere la prefazione del libro ‘La bella principessa’, aveva chiesto all’inglese le prove.

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