Libera Caccia Terni: «Primo giorno? Completo fallimento»

L’associazione: «Male per la selvaggina stanziale, un po’ meglio la lepre»

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dell’Associazione nazionale Libera Caccia della Provincia di Terni

Il primo giorno della stagione venatoria 2021/2022 si è appena concluso e già ci sentiamo in grado di fare un primo bilancio: un completo fallimento per quanto riguarda la selvaggina stanziale soprattutto fagiani e starne, un po’ meglio la lepre.

Fin dalle prime ore i numerosi cacciatori in compagnia dei propri ausiliari hanno vagato per i terreni incontrando pochissimi selvatici e gli unici colpi che si sono sentiti sono stati quelli esplosi a carico dei colombacci, oramai davvero presenti in buon numero. La teoria dei lanci con animali provenienti da allevamento, se mai ce ne fosse ancora bisogno, è la riprova che sono esclusivamente un peso sul bilancio degli Atc, uno spreco di risorse economiche dei cacciatori e soprattutto una garanzia di insuccesso venatorio.

I tanto agognati ripristini ambientali, che favorirebbero la vita e la riproduzione dei capi un pio miraggio, la presenza di corvidi e volpi davvero imbarazzante, complice anche una stagione siccitosa, hanno di fatto determinato la prematura fine della caccia alla nobile stanziale nel territorio umbro. Gravi sono le colpe di Regione e soprattutto Atc in tema di gestione delle Zone ripopolamento e cattura, aree che dovrebbero produrre selvaggina sufficiente al fabbisogno regionale e che invece sono solo territorio di ricovero per cinghiali e nocivi.

I cacciatori umbri si ritrovano Zrc la cui composizione orografica è costituita in gran parte da boschi e rimesse per ungulati e volpi insieme a dormitori per corvidi: manca personale che conosca e sappia realizzare un progetto di riqualificazione e sviluppo sulle specie stanziali e, consentitecelo di dire, probabilmente è stata scelta la via più facile e comoda: comprare un prodotto finito di dubbia qualità visti i risultati, piuttosto che dare vita ad un progetto di ampio respiro che necessita di risorse umane, economiche ma che sul lungo periodo porterebbe risultati di sicuro successo.

Ben vengano le iniziative della Regione sul fronte cinghiale aumentando i giorni di prelievo al suinide, la cui presenza oramai davvero ingombrante e pericolosa fin dentro le mura di città e paesi, è diventato un flagello sociale. Nel giorno di apertura della stagione venatoria molti cacciatori infatti si sono trovati a contatto con cinghiali e caprioli in aree dove la loro presenza non si era mai vista comportando pericoli sia per il cacciatore stesso che per i propri ausiliari.

La Libera Caccia vuol far presente anche una ulteriore questione che, se non risolta, comporterebbe un danno economico molto importante per i cacciatori umbri, oltre all’ennesima beffa perpetrata a loro carico. Ad oggi non sono ancora stati ratificati gli accordi interregionali per lo scambio dei cacciatori fra la regione Toscana e Umbria, come da oramai oltre un decennio avviene. Chiediamo quindi all’Assessore ed ai funzionari del settore caccia di attivarsi immediatamente affinché questa lacuna venga colmata al più presto, altrimenti un cacciatore umbro che deciderà di utilizzare le 20 giornate alla selvaggina migratoria in Toscana attraverso la teleprenotazione anziché sborsare trentacinque euro sarà chiamato a pagare ben centocinquanta euro.

 

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