Lupo trovato morto a Valfabbrica: «Nessuno sparo. Morsi di grossi animali sulla carcassa»

La relazione dei carabinieri forestali dell’Umbria sull’esemplare: «Forse aggredito. Da valutare l’ipotesi avvelenamento»

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Morto non per un colpo di arma da fuoco, ma probabilmente per l’aggressione da parte di animali di grossa taglia: queste le prime conclusioni dei carabinieri forestali dell’Umbria – guidati dal colonnello Gaetano Palescandolo – sul lupo, la cui carcassa è stata trovata nei giorni scorsi nei pressi della diga di Valfabbrica, in località Sambuco.

Gaetano Palescandolo

«Nessun colpo d’arma da fuoco»

«L’area del ritrovamento – spiega il comando carabinieri forestali dell’Umbria – è stata  prontamente delimitata ed analizzata e sono state acquisite tutte le informazioni utili. Al termine la carcassa è stata consegnata all’istituto zooprofilattico di Perugia per essere analizzata e stabilire le cause del decesso. Tra i fattori antropogenici che direttamente portano alla morte del lupo sono da considerare il bracconaggio, esche e bocconi avvelenati, incidenti stradali. Dai primi accertamenti clinici – afferma l’Arma – si esclude che l’esemplare sia stato ucciso con un colpo di arma da fuoco: nessun proiettile è stato recuperato all’interno della carcassa che presenta un solo unico piccolo foro sul lato destro del corpo. Gli accertamenti di laboratorio evidenziano invece gravi lesioni che si presuppongono legate a morsi di animali di grande taglia. Ora continuano le analisi di rito che sono utili per valutare un eventuale avvelenamento dell’esemplare per ingestione di esche e bocconi avvelenati».

L’analisi dei carabinieri forestali

«Nella storia – spiegano i carabinieri forestali dell’Umbria – il lupo è stato spesso considerato una minaccia, per l’uomo e per il suo bestiame, e di conseguenza da eliminare. La presenza del lupo è un indicatore del buon livello ecologico dei boschi del nostro Appennino, sceglie infatti di vivere in habitat forestali complessi, in boschi cioè che hanno una struttura ecologica complessa ed un alto indice di biodiversità. Il lupo è un animale assolutamente schivo nei confronti dell’uomo; i diversi avvistamenti che lo collocano in aree limitrofe ai centri abitati possono essere determinati da eventi naturali, piuttosto che fenomeni di bracconaggio che, anche solo temporaneamente, alterano la complessa organizzazione sociale che è il branco, spingendo di fatto il lupo a fare delle scelte predatorie diverse dalle solite: può quindi nutrirsi nelle discariche di rifiuti periurbani oppure predare bovini domestici, scegliere quindi delle prede più facili. Si ricorda che la specie Canis lupus è tutelata a livello internazionale, comunitario e nazionale e questo ha permesso un ritorno nei nostri territorio dopo il minimo storico di individui di lupo di fine anni ’70 quando non si contavano più di 100 esemplari in tutto il territorio nazionale. Le strutture territoriali dei carabinieri forestali nel normale servizio di istituto svolgono una serrata attività di contrasto dei fenomeni di bracconaggio per ciò che riguarda la caccia in epoca di divieto, piuttosto che in area interdette o in tempi e modalità non consentiti. Il rilascio di lacci e tagliole e di esche e bocconi avvelenati è un fenomeno più complesso da monitorare e per questo motivo sono di fondamentale importanza le segnalazioni dei cittadini che amplificano il nostro sguardo sul territorio. La presenza del lupo viene dedotta attraverso il rilevamento degli indici di presenza caratteristici come le impronte, gli escrementi, i resti alimentari, le vocalizzazioni. Nell’anno 2021, nel territorio umbro sono stati ritrovati dieci esemplari morti e uno ferito. L’impegno dei carabinieri forestali previsto dal ‘Piano d’azione nazionale per la conservazione del lupo’ redatto dall’Ispra, prevede di censire tutti i ritrovamenti oltre a effettuare le indagini per risalire ai responsabili. Chi uccide il lupo, animale particolarmente protetto, è punito con la reclusione da 4 mesi a 2 anni».

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