M5S: «Terni al Cromo, serve cura radicale»

Secondo Thomas De Luca «vanno adottati controlli ferrei sulla dispersione incontrollata dai punti di emissione e dalle aree di stoccaggio dei residuali delle scorie»

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Thomas De Luca

Thomas De Luca

di Thomas De Luca
Capogruppo M5S Terni

I risultati confermano ciò che denunciavamo da anni: il cromo esavalente è la prima priorità d’intervento tra i fattori di rischio ambientali a Terni. Non c’è più nulla da aspettare, conclusa la diagnosi vanno somministrate cure e soluzioni e vanno adottate soluzioni. C’è assoluta necessità di politiche attive volte ad abbattere drasticamente l’emissione delle polveri dal polo siderurgico.

Pugno di ferro e presenza forte dello Stato. Vanno adottati controlli ferrei sulla dispersione incontrollata dai punti di emissione e dalle aree di stoccaggio temporaneo dei residuali delle scorie, fenomeni documentati e denunciati nel recente passato. Bisogna inserire nell’ambito degli iter autorizzativi un sistema di videosorveglianza con sensori di movimento che possa tenere sotto costante controllo la dispersione incontrollata.

Intervento diretto del Ministero. C’è chi ha immaginato l’Area di crisi industriale complessa come una pioggia di soldi da spartire tra i soliti noti, “pioggia” di soldi sul cui cogente arrivo nutriamo forti dubbi. Noi ci batteremo per la immediata necessità di stanziamenti diretti da parte dello stato centrale, che incentivino conseguentemente anche la multinazionale a fare doverosamente la sua parte. Efficientamento ambientale degli impianti volto a contenere ed abbattere ulteriormente l’emissione di metalli pesanti. Lavoratori e cittadini per una risposta concreta che concili il diritto alla salute e il diritto al lavoro. Verso il modello Linz, Austria, per creare nuovi posti di lavoro e combattere la disoccupazione con il risanamento ambientale.

Un nuovo approccio sanitario. Dalle analisi ambientali al biomonitoraggio sui residenti. Proprio nell’occasione di ieri abbiamo potuto ascoltare dal dott.Alimonti dell’Istituto Superiore di Sanità come nell’ambito di Horizon 2020 il programma “Human biomonitoring for europe” metta a disposizione risorse per il biomonitoraggio di alcuni inquinanti tra cui il cromo esavalente, inoltre ha dichiarato la disponibilità dell’Istituto a sviluppare un progetto insieme alle istituzioni locali in tal senso. C’è la necessità di un cambio di prospettiva radicale della Regione Umbria, investendo, direttamente sul territorio per nuovi presidi sanitari finalizzati alla prevenzione e allo screening delle patologie correlate all’esposizione ambientale.

Ottimo lavoro di ARPA. Non ci tiriamo mai indietro dal riconoscere i dovuti meriti a chi fa con professionalità il proprio lavoro come quando è necessario criticare anche con durezza. La conferenza organizzata in modo eccellente da ARPA Umbria è stata una preziosissima occasione, presentazione di una sperimentazione all’avanguardia internazionale. Ci prendiamo il nostro merito per essere stati coloro che sin dal 2012 hanno combattuto con studio ed azioni concrete questa battaglia, risposta eloquente ad alcune becere accuse degli editorialisti di regime.

Zone d’ombra. Quello che va necessariamente approfondito è l’impatto sull’area di Santa Maria Maddalena, che continua a non essere monitorata nonostante è riconosciuta sin dal 2013 come area di massima ricaduta delle polveri totali sospese. Ci chiediamo come siano stati ignorati anche i dati che hanno raggiunto il livello record a dicembre 2015 di 310,8 ng/m3, più del doppio di quanto dichiarato in sede di conferenza.

Forse alla politica ieri totalmente assente avrebbe fatto comodo ascoltare…magari per non parlare a vanvera quando è il momento di decidere.

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