Al Senato si parla di macroregioni e subito la discussione si trasforma in polemica. Il governo ha accettato di discutere su una proposta presentata dal senatore del Pd Raffaele Ranucci, soprattutto in vista del confronto con le Regioni, in programa per il 13 ottobre, a palazzo Chigi.
La proposta Ranucci aveva proposto, nel suo ordine del giorno, di ridurre le Regioni «ad un numero massimo di dieci». Il sottosegretario alle riforme Luciano Pizzetti, ha accolto il documento, ma ha chiesto che fosse eliminata l’indicazione del numero massimo di dieci. Così è stato e l’ordine del giorno è stato fatto proprio dal governo senza essere messo ai voti.
Il dibattito Due senatori veneti del Pd, Ludovico Sonego e Carlo Pegorer, e il molisano Roberto Ruta, anch’egli del Pd, hanno però contestato il testo, difeso invece da un’altra esponente del Pd, Donella Mattesini. Walter Tocci, da sempre favorevole alla riduzione delle Regioni, ha invece criticato la modalità di affrontare il tema «con un ordine del giorno, come se fosse una cosa minimale, e invece è la vera riforma». Il gruppo dei ‘Conservatori e riformisti si è dichiarato d’accordo con quanto previsto dall’ordine del giorno, mentre i senatori di M5s si sono detti contrari, a partire dal metodo con cui il tema è stato posto: «Ormai non siamo in una Repubblica parlamentare, siamo in un califfato», ha detto Giovanni Endrizzi, mentre Paola Taverna, rivolgendosi verso i banchi della maggioranza, ha sentenziato: «Ma voi state proprio male», e secondo Luciano Uras, deputato sardo di Sel: «Con le macroregioni si faranno più forti le spinte scissioniste. L’Italia finirà come l’Urss».
Il vertice Il 13 ottobre, ha annunciato il presidente della Conferenza delle Regioni, Sergio Chiamparino, «prenderà parte anche il premier Matteo Renzi, che sa quali sono le nostre proposte e quindi credo che l’incontro sia un passaggio importante per venire a capo di tutto».
