Marmore, alla Cascata un ‘tuffo’ nella storia

La visita di Re Gustavo III di Svezia del 1784 viene riproposta ai giorni nostri dal professore emerito svedese Bo Göran Hellers

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Non è il 21 aprile il 1784, ma il 26 agosto 2017. Gli elementi, però, sono sostanzialmente gli stessi: la bellezza paesaggistica della Cascata delle Marmore, due visitatori d’eccezione provenienti dalla Svezia e una guida locale che illustra la complessa storia degli interventi umani realizzati per imbrigliare la violenza del fiume Velino che precipita nel Nera.

Il Re Gustavo La notizia della memorabile visita del Re Gustavo, uno dei più rilevanti personaggi nella storia europea durante l’Età dei Lumi, era documentata nei suoi diari di viaggio manoscritti ed è stata rilanciata alcuni giorni fa sui social network dai gestori della Cascata, l’Ati 165 Marmore Falls. Un post che ha attirato l’attenzione della società di accademici svedesi ‘Committee for the Gustavian Park’, società che si occupa della salvaguardia e della valorizzazione dell’Haga Park, importantissimo esempio di giardino storico, conosciuto dagli svedesi con il soprannome di ‘Gustavian Park’ perché i lavori per la sua costruzione furono iniziati proprio da Gustavo III. Il monarca svedese, al ritorno in patria dopo la visita sul nostro territorio, progettò tra le altre cose la realizzazione di una rupe artificiale da cui sgorgasse una caduta d’acqua, a imitazione – si può ipotizzare – dello spettacolare salto ammirato a Terni. Nel 1762 alla Reggia di Caserta era stata inaugurata la cosiddetta Cascata di Diana, che dimostra la diffusione della moda delle cascate artificiali all’interno di parchi e giardini.

La storia Gustavo III, re di Svezia dal 1771 fino alla sua morte nel 1792, fu un benemerito protettore della letteratura e delle arti, fondando nel 1786 l’Accademia Svedese che oggigiorno assegna il premio Nobel per la letteratura. A Gustavo va dato anche il merito di aver creato il Museo delle Antichità, il più antico museo svedese, che contiene opere classiche acquistate dal re nei suoi soggiorni in Italia tra il 1783-1784. Proprio in Italia Gustavo scese una prima volta in incognito nel 1783, celandosi dietro il nome di conte di Haga, per evitare il rischio di truffe. Tanto che il suo agente personale, il giovane figlio del celebre architetto Giambattista Piranesi, mise in burla la sua passione per le opere d’arte e gli oggetti d’antichità: «Il conte di Haga che molto vede e poco paga», scrisse del re di Svezia. Tuttavia, l’anno successivo Gustavo III tornò di nuovo in Italia e quella volta acquistò, eccome, tantissime opere. Soprattutto numerose vedute di paesaggi e monumenti italiani, oggi conservate tra il Palazzo Reale e la Galleria Nazionale di Stoccolma e il Castello di Drottningholm. Nel tragitto da Loreto a Roma, raggiunse anche la Cascata delle Marmore, il giorno 5 agosto, come riportato nel suo Diario di viaggio.

La Cascata delle Marmore Nel sito ufficiale 165 Marmore Falls si legge: «Che il sovrano abbia ammirato lo spettacolo della caduta dell’acqua è certo, dal momento che sappiamo che a Roma incontrò papa Pio VI, che lo accompagnò personalmente a visitare i Musei Vaticani, come ricordato da un dipinto dell’epoca. Pio VI fu il pontefice che più di ogni altro nella storia si occupò di sistemare l’area della Cascata per risolvere il problema secolare delle piene e anche per consentire una visita comoda, costruendo appositamente la torre della Specola, che oggi costituisce il Belvedere Superiore. La notizia delle meraviglie viste da Re in Italia si diffuse tra i suoi sudditi: questo è comprovato dalla fama che la Cascata delle Marmore acquisì nelle generazioni successive presso gli artisti svedesi. Ad esempio il pittore Carl Johann Billmark se ne innamorò così tanto da disegnare e produrre una delle più belle incisioni mai realizzate del paesaggio umbro, datata 1852».

Il visitatore svedese è stato il professore emerito Bo Göran Hellers, rinomato ingegnere strutturista svedese, già docente presso il Royal Institute of Technology di Stoccolma, il quale terrà una conferenza in cui mostrerà alla platea le foto prese sul luogo e le immagini fornitegli dalla guida. Ciò gli consentirà di ricostruire l’aspetto che la Cascata aveva esattamente in quel fatidico 1784, per poter pervenire a un’anastilosi il più fedele possibile dell’ambizioso progetto di Gustavo, che rimase sulla carta per la sua morte prematura. «Siamo di fronte – dicono dalla gestione – all’ennesima dimostrazione della fama internazionale della Cascata, che travalica i tempi e i confini geografici e si palesa sotto forme, come quella di una sua progettata riproduzione ‘in scala’ in un parco del Nord Europa, assolutamente imprevedibili e suscitanti intense emozioni».

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