‘Morosi’ Comune Terni: il processo a maggio

Citazione diretta a giudizio per sette consiglieri comunali, un ‘ex’ ed un assessore della giunta Latini. All’origine le dichiarazioni siglate dopo le elezioni

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Citazione diretta a giudizio, da parte del pm Raffaele Iannella, per i nove amministratori del Comune di Terni – sette consiglieri comunali, un ‘ex’ ed un assessore della giunta Latini – finiti nella bufera dopo aver dichiarato di non avere cause di incompatibilità – per la maggior parte sotto forma di pendenze (sanabili e già sanate) con le casse comunali – ad elezione già avvenuta. La vicenda trae origine dall’esposto presentato dal consigliere Valdimiro Orsini (Pd) e dall’istruttoria avviata dall’ex segretario generale del Comune, Giuseppe Aronica. Il processo, di fronte al giudice Massimo Zanetti, inizierà il prossimo 3 maggio. Per tutti l’ipotesi contestata è ‘falsità ideologica commessa da privato in atto pubblico’.

‘MOROSI’ IN COMUNE: NOMI E CONTESTAZIONI

In tribunale

A giudizio – senza passare per alcuna udienza preliminare – ci sono così finiti i consiglieri comunali Federico Brizi (Gruppo misto), Emanuele Fiorini, Giulia Silvani (Lega), Luca Simonetti (M5s), Maurizio Cecconelli (FdI), Michele Rossi (Terni Civica), Francesco Maria Ferranti (FI, presidente dell’assemblea di palazzo Spada), l’ex consigliere comunale Raffello Federighi (eletto in FI e poi rdecaduto) e l’assessore Sonia Bertocco (FI). Fra i legali difensori figurano gli avvocati Roberto Spoldi, Massimo Proietti, Emiliano Napoletti, Marco Gabriele, Paolo Cipiccia, Alessandro Lardori, Manlio Morcella, Luigi Fiocchi e Carlo Viola.

Archiviazione

La posizione della consigliera leghista Monia Santini, difesa dall’avvocato Francesco Mattiangeli e il cui nome era presente nell’avviso di conclusione delle indagini preliminari, è stata archiviata sulla base dell’articolo 131 bis del codice penale (‘particolare tenuità del fatto’) su richiesta del suo legale. «Si trattava – spiega l’avvocato Mattiangeli – di un presunto mancato pagamento di una fornitura di 77 euro per la quale mai alcun sollecito era pervenuto e che si riteneva pagato – i pagamenti antecedenti e successivi sono sempre stati regolari – e che la consigliera ha ritenuto comunque di ricorrispondere. La procura ha pertanto ritenuto inutile rinviarla a giudizio. Da ultimo, l’archiviazione in via principale è stata chiesta per l’infondatezza della notizia di reato».

Le contestazioni

A Brizi, Fiorini, Simonetti, Cecconelli, Rossi e Ferranti – con esposizioni debitorie decisamente diverse fra loro per entità – la procura contesta l’aver dichiarato, in sede di proclamazione di convalida degli eletti, l’insussistenza di cause di incompatibilità quando invece dovevano dei soldi al Comune. Alla Bertocco si contesta l’aver dichiarato di non essere più amministratore delegato della ‘pubblica’ Aman Scpa, quando invece – per la procura – lo era ancora. Alla Silvani si rileva sia il non aver dichiarato che fosse titolare della concessione di immobili comunali ed aree di pertinenza presso l’Ara Marina di Piediluco, che un pregresso debitorio verso il Comune. Infine a Federighi – revocato dal prefetto in base alla legge Severino per una condanna penale del 1998 superiore ai due anni di reclusione – si contesta il non aver fatto presente tale causa di incandidabilità ed anche una posizione debitoria, ragione di incompatibilità. Quest’ultimo ha impugnato la propria revoca al Tar attraverso l’avvocato Massimo Proietti.

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