Morta per overdose, Maddalena Urbani lavorava a Perugia

Suo padre morì 18 anni fa dopo aver scoperto la Sars. Si era trasferita da un anno nel capoluogo umbro: era andata a vivere da sola e lavorava in un bar in centro. Trovata morta a Roma

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È stata trovata morta sabato in un appartamento sulla Cassia, a Roma, Maddalena Urbani, 20 anni. Sospetta overdose. Una storia come tante, segnata dal dolore in giovane età. Il suo è stato un dolore pubblico: suo padre era Carlo Urbani, medico morto di Sars dopo aver selezionato il virus e salvato probabilmente milioni di vite umane da una pandemia che sarebbe potuta essere molto simile a quella che viviamo. Maddalena aveva anche un legame con Perugia, dove si era trasferita e lavorava in un bar del centro per pagarsi gli studi. In tanti, in città, la ricordano.

La ricostruzione delle ultime ore

Venerdì alla vedova di Carlo Urbani, Giuliana, era stata consegnata la Gran Croce d’Onore dell’Ordine della Stella d’Italia alla memoria. Forse per questo Maddalena si trovava a Roma, dove poi si è mossa autonomamente con un’amica 23enne. Quello che è successo va ancora ricostruito. Il dato di fatto è che è stata ritrovata morta sabato nella casa di un cittadino siriano di 62 anni. L’uomo è stato arrestato: nella sua abitazione è stata trovata dell’eroina.

«Ma non era una tossicodipendente»

«Maddalena non aveva dipendenze, stava solo affrontando un periodo complesso – ha precisato il fratello Tommaso – se passi un momento negativo, è comunque difficile non cadere in trappola, soprattutto se si lavora e abita in un ambiente lontano da casa. Era una persona socievole, era impossibile non affezionarsi a lei. Lasciava un segno in chiunque la incontrasse. Abbiamo ricevuto molte telefonate di cordoglio, anche da chi la conosceva da poco. Nel bar dove lavorava a Perugia la ricordano con affetto».

La nota dell’associazione ‘Carlo Urbani’

Aicu, l’associazione Italiana Carlo Urbani, presieduta dal fratello Tommaso, scrive una nota di cordoglio: «Maddy non è probabilmente riuscita a superare la grande tragedia familiare, accaduta 18 anni fa, proprio in questi giorni. Crediamo tuttavia nelle ragioni del lutto che si apre alla vita e alla speranza. Sarà anche questo un motivo di maggiore impegno per quanti hanno voluto e continueranno a voler bene a Carlo e alla sua famiglia».

La storia di Carlo Urbani

Carlo Urbani era in missione in Vietnam per l’Oms quando fu chiamato all’ospedale di Hanoi per curare Johnny Chen, un uomo d’affari colpito da una misteriosa malattia: era la Sars, la polmonite atipica che tra il 2002 e il 2003, provocò oltre 700 vittime. Urbani capì che si poteva trattare dell’inizio di una nuova epidemia e convinse le autorità locali e la stessa Organizzazione mondiale della sanità a prendere immediati provvedimenti, adottando subito misure di quarantena.

L’11 marzo 2003, durante un volo da Hanoi a Bangkok, Urbani, febbricitante, comprese di avere contratto il morbo: all’atterraggio chiese di essere ricoverato e messo in quarantena. Morì il 29 marzo 2003, dopo 19 giorni di isolamento, lasciando la moglie Giuliana e i tre figli: Tommaso, Luca e Maddalena, che aveva appena due anni. Grazie a lui, il Vietnam fu il primo paese del sud est asiatico a debellare la Sars. Il suo intervento ha realisticamente salvate migliaia di vite e probabilmente impedito il diffondersi di una pandemia.

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