Morte 18enne Amelia: «Indaghiamo anche fuori dal territorio»

Terni – Il procuratore Liguori: «Avverto tensione, aiutiamoci a vicenda. La tragedia di Maria Chiara diversa da Flavio e Gianluca. Altri indagati ma si tratta di un atto dovuto»

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Da un lato l’invito a ‘stemperare’ e ad evitare ‘fughe in avanti’, in attesa che il lavoro sottotraccia di carabinieri e autorità giudiziaria giunga a certezze – la «verità processuale» – ritenute inattaccabili. Dall’altro la determinazione di capire nel dettaglio cosa sia davvero successo, andando – sin da subito in realtà – a scavare anche al di fuori dei confini umbri, ricostruendo e riscontrando ciascun elemento in maniera certosina, senza remore di sorta verso le possibili contestazioni che potrebbero essere mosse da qui in avanti.

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Duplice lettura

Se la conferenza stampa convocata dal procuratore capo di Terni, Alberto Liguori, lunedì pomeriggio presso il comando provinciale dei carabinieri di Terni, è stata per certi aspetti ‘irrituale’, dall’altro è servita a capire che c’è una determinazione non certo inferiore a quella messa in campo dagli inquirenti in passato, per dare giustizia ad una morte assurda, quella della giovanissima Maria Chiara Previtali, la 18enne di Amelia trovata senza vita sabato mattina nell’abitazione del fidanzato Francesco, in via delle Rimembranze.

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«C’è un clima di tensione»

La prima parte, difatti, era rivolta alla stampa nel suo insieme: «Il clima di tensione che stiamo riscontrando in queste ore – ha detto Liguori – non deve diventare ‘irrespirabile’. Siamo sul pezzo da sabato mattina ma non è semplice ricostruire tutto ciò che è accaduto nel volgere di pochissimi giorni. Ciò che assicuro alla famiglia di questa ragazza, a cui va tutta la mia solidarietà, è che saremo ‘freddi’ nel condurre l’indagine, senza costrizioni né pregiudizi. Ci sono varie ipotesi di lavoro che necessitano di una lettura ragionata e non istintiva, come può essere istintivo associare questo dramma alle morti dello scorso luglio, quelle di Flavio e Gianluca. Teniamo le cose distinte per cortesia, anche se questo territorio è stato nuovamente toccato da tematiche che evidentemente lo affliggono nel profondo».

«Capire perché, come, quando»

Uno dei temi per accertare la verità dei fatti è quello degli esami tecnici e medico legali: «Mai come questa volta chiederò ai consulenti, non di fare in fretta, ma di fare bene. Il dato scientifico, l’esame autoptico o tossicologico, può dirci molto sulle cause della morte, per capire come, quando, perché. Ma non si tratta ovviamente dell’unico fattore in gioco. Più in generale, dobbiamo andare oltre gli indizi e gungere agli elementi chiave della prova: gravità, precisione, concordanza. Altrimenti si resta in un limbo di deduzioni che non servono a nulla. Allo stato non possiamo intraprendere ancora una strada chiara, ma ci arriveremo».

«Si lavora anche su altri territori»

Sempre sul piano investigativo, Alberto Liguori ha spiegato che «c’è un lavoro che giunge anche in territori diversi dal nostro. Ci troviamo di fonte ad una giornata di festa (quella del 18esimo compleanno di Maria Chiara, ndR) che invece si è conclusa in maniera terribile. Suscita emozione vedere come il destino si accanisca talvolta, con fatti che sembrano usciti da un film e che invece, purtroppo, sono reali. Noi – ha assicurato il procuratore – non molleremo, sempre nell’assoluto rispetto di tutte le garanzie che si devono ai sospettati. Vogliamo giungere ad una lettura logica e chiara».

La riflessione ‘sociale’ di un territorio shoccato

Il tema della pressione, della tensione che si respira ad Amelia, è comunque ricorrente e in realtà avvolge tutto il Ternano: «Il territorio è preoccupato da questa ricorrenza di fatti gravi (come quelli di Flavio e Gianluca, ndR). Se determinati aspetti dovessero essere confermati, avremmo l’ennesima conferma che Terni ha a che fare con un problema importante. Ci attendiamo però che anche la società civile reagisca. Alcuni segnali, finalmente, ci sono. Leggevo che gli stessi medici del Serd si sono interrogati su ciò che sta accadendo e sulle modalità operative attuate. Ben vengano queste riflessioni, ma sono ancora poche rispetto alla portata del problema e a ciò che noi possiamo mettere in campo. Temo questo rituale, ogni volta che succede una disgrazia, di noi che ci incontriamo, voi (la stampa, ndR) che ne scrivete e poi tutto scorre come sempre. Noi reprimiamo i reati, ma c’è pure chi deve fare prevenzione e denunciare: non sempre questa ‘reazione’ collettiva si vede».

«Non ci interessa solo il ‘donante’»

Poi, nello specifico sulla tragedia di Amelia: «Dobbiamo capire cosa sia accaduto, i ruoli avuti da ciascuno, se sia stato un fatto episodico (l’assunzione di droga, ndR) oppure se è un qualcosa che si trascinava da tempo. Faremo delle iscrizioni nel registro degli indagati perché sono atti dovuti ed in garanzia, necessari alla luce degli esami medico legali che ci apprestiamo a disporre. Non stiamo attribuendo responsabilità: verrà il momento in cui varcheremo la gravità indiziaria e individueremo indagati incolpati. Chiarire tutto con le dovute garanzie è la nostra priorità, senza fughe in avanti che ora non ci servono. Ai genitori di questa ragazza dedicheremo tutto il tempo e le risorse che occorrono: speriamo di contribuire a lenire un dolore, il loro, che è inimmaginabile. E non possiamo permetterci di sbagliare, sarebbe un secondo danno. Capiremo quale sia stato il ruolo di ciascuno, busseremo alle porte di chi potrebbe aver ceduto la droga, più e meno consapevolmente. Ecco, leggo di eroina come regalo di compleanno: non ci interessa, eventualmente, solo chi ha ‘donato’ ma anche chi ha preparato la sostanza, il committente, ricostruire ogni singolo passaggio. Tutto ciò che è accaduto venerdì 9 ottobre nel ‘negozio degli acquisti’, cosa è stato venduto, da chi, perché. E poi: c’era già stato un sos da parte di qualcuno? Verificheremo se sia stato offerto il dovuto sostegno, aiuto, se ci siano anche stati affidi domiciliari. Noi, di certo, non peschiamo ‘a strascico’, non tiriamo su ‘a caso’ per dare in pasto agli altri. Ma faremo anche pesca ‘fuori porta’ e vedremo a quali conclusioni giungeremo».

La famiglia Previtali si affida all’avvocato Morcella

Intanto i familiari della 18enne scomparsa si affidano allo studio Morcella di Terni, coordinato dall’avvocato Manlio Morcella. A darne notizia è lo stesso legale: «I genitori di Maria Chiara Previtali – riporta la nota diffusa – mi hanno conferito incarico di seguire per loro conto la vicenda procedimentale penale che riguarda il triste accadimento oggetto di odierna cronaca. Ne discende che sarà mio onere assecondare lo sviluppo della inchiesta, al fine di assicurare al meglio i diritti e le aspettative della famiglia Previtali, che si identificano nella necessità di una ricostruzione puntualissima e rigorosissima dell’incredibile, infausto accaduto. Ferma rimane la tendenziale tranquillità del ruolo che mi è stato assegnato, essendo notorio lo scrupolo finora dimostrato dagli organi inquirenti, anche recentemente, rispetto ad episodi che si inseriscono nel panorama della droga e che ben potrebbero rivelarsi assimilabili a quello in esame. In questo senso viene letta la prudenza che sta caratterizzando i primi passi delle indagini. È naturale, per l’intanto, che formalizzerò la nomina di un consulente di parte che possa partecipare alle operazioni peritali di natura autoptica».

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