Narni: «L’integrazione passa dall’impegno»

Terni, il racconto di chi è arrivato in Italia da circa vent’anni e vuole «ripagare con il lavoro e il volontariato quello che questo Paese ha fatto per me»

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Manuel è uno dei circa 1.700 cittadini di origine straniera che vivono a Narni e – la curiosità è questa – e pure uno dei (soli) tre residenti che hanno presa la cittadinanza italiana ad essere candidato alle prossime elezioni amministrative. Insieme a lui, anche se in schieramenti diversi, ci saranno anche due donne: una di origine indiana ed una di origine rumena.

Manuel Cocalon

«Dobbiamo impegnarci» Lui, Manuel Cocalon, è originario del Perù, «ma vivo a Narni da una ventina d’anni – racconta – e sono attivo nel volontariato (collabora con due associazioni ed è accreditato in Prefettura) perché credo che il nostro dovere di cittadini stranieri integrati qui in Italia è quello di collaborare per migliorare la situazione, non solo degli altri immigrati, ma anche del Paese che ci ha dato e ci dà la possibilità di vivere una vita migliore di quella che avremmo dovuto affrontare a casa nostra».

L’INTERVISTA A MANUEL COCALON – IL VIDEO

I rapporti La sua lunga permanenza in Italia – qui lavorano lui e sua moglie e qui si sta laureando sua figlia – permette a Manuel di parlare con cognizione di causa: «I rapporti con i cittadini italiani – racconta – sono messi in discussione dai tanti episodi negativi che vedono come protagonisti i cittadini immigrati, ma credo di poter dire che gli stranieri arrivati hanno anche anche fatto cose buone. Certamente fanno più ‘notizia’ i comportamenti negativi, ma è anche per questo che è necessario attivarsi per rendere l’integrazione davvero più facile».

Le responsabilità Qui in Italia, dice Manuel Cocalon, «non si può dire che si sia fatto il massimo, da parte delle istituzioni, ma è anche vero che noi immigrati ci abbiamo messo del nostro per non favorire la comprensione reciproca, ma adesso è or che questo atteggiamento, da una e dall’altra cambi: ormai quella italiana è una società multietnica e tutti, per la propria parte, dobbiamo fare in modo che questo diventi un patrimonio condiviso».

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