Orvieto: «Referendum per lasciare l’Umbria»

La provocatoria idea lanciata dal presidente di Italia Nostra Lucio Riccetti contro l’ipotesi di ampliamento della discarica Le Crete

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L.P.

Può sembrare una provocazione, ma fa riferimento ad un retroterra nel quale gli orvietani si trovano da tempo a loro agio.

Il presidente di Italia Nostra Orvieto Riccetti

Insofferenza L’idea è quella di rimettere in moto il meccanismo politico-istituzionale per favorire l’uscita di Orvieto dall’Umbria: soprattutto nel caso in cui la Regione continuasse a mortificare la città con una politica ambientale che non piace a nessuno. A rilanciare l’idea di un referendum anti Umbria è il presidente della sezione orvietana di Italia Nostra Lucio Riccetti che si collega alla diffusa insofferenza verso il potenziamento della discarica Le Crete, di proprietà di Acea. Riccetti contesta sia l’operato della Regione che del Comune. «I cittadini sono perfettamente coscienti che la amministrazioni si muovono in modo opposto alla normativa generale», dice il presidente di Italia Nostra

La discarica «Ci chiediamo il criterio che viene seguito. Con quali criteri l’amministrazione comunale e la Regione da 40 anni vengono a parlarci di condivisione quando tuo viene fatto nelle segrete stanze». L’ultimo atto è stato quello della rinuncia alla valutazione di impatto ambientale su un capannone che viene posto sul crinale della discarica, in un’area in cui la discarica fra tre anni dovrebbe essere chiusa. Italia Nostra ha presentato osservazioni e sta valutando una azione dinanzi al Tar. «Chiedo anche quali sono i criteri pensati per Orvieto, quale è il ruolo di Orvieto in ambito regionale? Sarà la discarica dell’Umbria? E anche di Roma?» Intanto nessuno è ancora intervenuto al riguardo, mentre il sindaco ha dichiarato che il comune impugnerà la determina della Regione.

La protesta

Scissione «Se l’azienda Acea ha prodotto un regolamento previsto dalla Regione Lombardia, perché allora la Regione Umbria non recepisce quello della Regione Friuli Venezia Giulia, che pone dei limiti di distanza alle coltivazioni agricole nelle zone ove insistono le discariche», si domanda Riccetti che, come provocazione, lancia l’idea di una ‘scissione’ dall’Umbria. «A noi restano due strade: quella di indire un referendum per uscire dall’Umbria o presentare una interrogazione al Parlamento europeo per violazione dei diritti dei cittadini e delle direttive europee sui rifiuti».

Il progetto di portare Orvieto fuori dalla Regione per favorire l’aggregazione di una nuova piccola Regione, la Tuscia storica, animò la città già negli anni novanta. Era il 1993 quando, facendo leva su uno studio della fondazione Agnelli che, già allora, aveva ipotizzato la creazione di nuove regioni, il movimento civico ‘Nuova Tuscia-Orvieto insieme’ conobbe una stagione di grandi consensi prima che le insormontabili difficoltà politiche di un’operazione del genere relegassero il progetto più nel mondo delle utopie che delle possibilità concrete. Che sia un ritorno di fiamma?

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