Pd Terni, Damiano: «Superare le divisioni»

L’ex ministro, candidato alle ultime politiche in Umbria: «Voglio restare per dare un mio contributo di esperienza»

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Deluso dall’esito delle urne ma con un’idea precisa su quale strada dovrebbe seguire il Pd, a breve e medio termine, per ritrovare un’identità. L’ex ministro Cesare Damiano, uscito sconfitto nel collegio Umbria 3 per la Camera dei deputati – quello che si è aggiudato il forzista Raffaele Nevi – dice la sua sulle recenti elezioni e anche sulla situazione del partito a Terni, alle prese con una crisi di difficile soluzione.

Verso il congresso «È stata una sconfitta storica – esordisce Damiano – che impone riflessioni ma anche delle scelte. Renzi ha fatto bene a dimettersi senza rimandare la decisione. La direzione nazionale di lunedì, oltre a sancire questa decisione, deve preparare il congresso che dovrebbe tenersi entro la fine dell’anno. In questa fase ritengo che una ‘reggenza’ da parte del vice segretario Maurizio Martina, eletto dall’assemblea, sia la cosa più naturale. Purché sappia, a differenza di quanto accaduto in passato, costruire una squadra che includa tutte le sensibilità del partito. Si tratta, in altre parole, di superare la logica dell’uomo ‘solo al comando’ e di riconoscere l’importanza delle varie culture e sensibilità che compongono il Pd».

Il ‘rito’ delle primarie «Conclusa questa fase – prosegue l’ex ministro del lavoro nel governo Prodi – dovremo rimettere mano ad uno statuto che talvolta ci ha portati fuori strada. Mi riferisco al ‘rito’ delle primarie che, a mio giudizio e come accadde con Prodi, devono rappresentare il passaggio conclusivo di un percorso che parte dalla base del partito, dal confronto nei circoli e con i territori. Così come sono concepite, rappresentano solo un terreno per lo ‘scontro armato’ fra contendenti. Le vorrei regolamentate ‘per legge’. In questa fase è sufficiente un Albo degli elettori, vincolando la possibilità di votare al possesso della tessera del partito o al pagamento di una quota che certifichi l’appartenenza non occasionale al centrosinistra. Dobbiamo evitare lo scempio delle ‘truppe cammellate’, degli scontri senza quartiere. Le primarie sono uno strumento importante ma che va rivisto. In generale, il Pd deve trasformare questa sconfitta in un’opportunità e per farlo deve riuscire a superare le antiche contrapposizioni interne».

L’analisi del voto Percentuali deludenti ovunque per il Pd alle ultime politiche. Damiano rientra nella ‘Caporetto’ umbra in cui il centrodestra ha ottenuto cinque collegi su cinque: «Lo tsunami elettorale che vede due vincitori, Lega e M5S, percorre l’Italia da Bolzano a Capo Passero, ridisegnando la geografia politica. E l’Umbria non è sfuggita a questa ‘onda’. Nel 2013 qui la Lega aveva 3 mila voti e oggi ne conta 102 mila: un balzo gigantesco che trova spiegazione in dinamiche internazionali, nazionali ed anche locali. Lo stesso ragionamento vale per il Movimento 5 Stelle, visto che nel voto ci sono anche elementi di rivolta contro l’establishment, i poteri costituiti ed un modo ben preciso di fare politica. Demagogia e populismo – afferma Cesare Damiano – hanno pagato anche perché hanno saputo farsi interpreti di alcune istanze popolari che la sinistra non ha più intercettato. Per fare degli esempi, la proposta del reddito di cittadinanza rappresenta un bisogno di protezione sociale e l’esigenza di un ritorno, certo esasperato, a quello stato sociale fortemente colpito e indebolito dalle politiche liberiste, del mercato e del rigore a senso unico dei conti pubblici. È conseguenza anche della cosiddetta riforma Monti-Fornero sulle pensioni che, al di là delle correzioni, ha creato uno stato di ansia e di angoscia a centinaia di migliaia di persone. Per l’altro vincitore della tornata elettorale, la Lega, ha pagato invece una modalità radicale, talvolta xenofoba e razzista, nell’affrontare i temi dell’ordine pubblico e della sicurezza. È l’esasperaziione di una giusta esigenza di difesa, della richiesta di leggi certe e applicate con altrettanta fermezza. Questi argomenti sono stati consegnati alla destra, nonostante la paura, il degrado, la microcriminalità siano fenomeni che colpiscono anche e soprattutto i ceti più deboli».

La sconfitta a Terni Venendo alla debacle umbra e ternana – con Cesare Damiano terzo nel collegio uninominale Umbria 3, dietro anche ai 5 Stelle – l’ex ministro offre la sua analisi: «Si sapeva che il collegio di Terni era difficile per il centrosinistra, per non dire impossibile. Non so chi avrebbe accettato di correre in questa situazione, ma io l’ho fatto, combattendo in maniera trasparente e diretta. Ad influire sul voto locale è stata anche la pesante situazione del Comune, reduce dal dissesto, da inchieste giudiziarie, dal commissariamento. Un peso lo hanno avuto le scelte infelici effettuate a livello nazionale sulle candidature, che hanno finito per distruggere le minoranza del partito e acuire i contrasti che sono sotto gli occhi di tutti».

I consigli Non mancano a Cesare Damiano l’esperienza e la capacità di offrire un punto di vista autorevole sulle cose della politica. Per questo i suoi consigli potrebbero rivelarsi utili per un Pd che, a Terni, si appresta ad affrontare passaggi decisivi, in condizioni di salute tutt’altro che solide. «Intanto va interrotta questa spirale negativa, visto che a breve si voterà per il Comune e, nel 2020, per la Regione. Il mio consiglio è di lavorare sui programmi, dedicando grande attenzioni al disagio sociale, alle periferie fisiche ma anche concettuali, alle politiche locali del welfare che siano in grado di dare risposte ai più deboli. Si dovrà poi affrontare direttamente il tema della sicurezza dei cittadini. In passato ho avuto modo di collaborare con un magistrato dello spessore di Maurizio Santoloci che qui, per anni, è stato un vero punto di riferimento prima che la malattia lo colpisse. Basti ricordare come ha inquadrato, da gip, il caso dell’omicidio-Raggi, il suo punto di vista sulla mancanza di certezze nell’applicazione della pena, grazie ai ‘buchi neri’ del sistema che consentono a delinquenti seriali di apparire, di fronte al giudice, come ‘incensurati’. Questo tema va ripreso. Fra gli argomenti importanti per Terni non potrà poi mancare quello dell’acciaio, perché l’Ast conta oltre 2 mila lavoratori e perché l’indotto e la vita di tante famiglie non possono presindere da questa produzione che fa parte della storia della città.. Acciaio che, comunque, non può essere l’unica risorsa, e gli investimenti per l’Area di crisi complessa lo dimostrano, ma che va difeso con le unghie e con i denti contro gli appetiti di chi, dall’esterno, vorrebbe indebolire Terni e le sue storiche produzioni di eccellenza».

«’Patti chiari’ per superare le divisioni» Vanno bene le idee e le proposte, ma il quesito è: con un Pd ‘sulle gambe’, a Terni e non solo, a chi spetta il compito di attuarle? «Non esiste altra strada dalla ricostruzione di una comunità inclusiva e caratterizzata da regole chiare, che superi le precedenti divisioni. Bisogna ritessere la tela anche e soprattutto a Terni, Ricordando che non si può stare alla finestra durante le battaglie elettorali ma, al contempo, guardando avanti per mettersi i rancori alle spalle». Ma cosa può dare Cesare Damiano a questo territorio? «Come ho già detto in campagna elettorale, io vivo a San Gemini da undici anni e mi sento di fatto ternano. Non farò come altri in passato che dopo il voto sono spariti e sono pronto a mettere la mia esperienza a disposizione del partito a Terni, purché venga ritenuta utile. Non ho intenzione di ‘invadere’ alcun territorio né di avanzare richieste, posso solo dare un contributo attraverso le competenze che ho maturato negli anni ed ai massimi livelli sui temi del lavoro, dello stato sociale, delle pension e della povertà».

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