Perugia, ‘Buco ter’: manovra procede

Scontro tra maggioranza e opposizione sulle misure correttive. Vendita Minimetrò: «Comune rischia un nuovo ‘effetto’ Sipa»

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Via libera dalla commissione bilancio alle misure correttive improntate al risanamento dei conti, dopo i rilievi mossi dalla magistratura contabile, con 9 voti a favore della maggioranza e i quattro contrari dell’opposizione. Ora, dopo la votazione da parte del consiglio, le misure verranno inviate alla Corte dei Conti che, entro 30 giorni, dovrà esprimersi sulla congruità delle stesse. Successivamente si aprirà la fase attuativa delle misure.

Prossimo step: il consiglio Lunedì mattina i consiglieri sono tornati a riunirsi per la discussione della preconsiliare approvata in giunta lo scorso 29 dicembre e su cui i toni si erano già alzati, in particolare per quanto riguarda la cessione delle quote del Minimetrò e la diretta streaming della seduta da parte del Movimento 5 stelle, venerdì scorso. Dopo qualche intoppo iniziale i lavori sono ripresi e a commentare le misure è stato il capogruppo di Forza Italia Massimo Perari che ha giudicato, come del resto, l’intera maggioranza, la congruità dei provvedimenti. «Ho un unico rammarico – ha detto Perari – che queste misure non siano state approntate prima. Per il futuro dal gruppo è stato richiesto di valutare con attenzione l’opportunità di procedere a una valorizzazione delle quote delle partecipate, proprio partendo da Afas, al fine di liberare risorse utili per gli investimenti».

La maggioranza «Non c’è alcun ‘caso Perugia’ – ha ribadito – dal momento che situazioni di difficoltà finanziaria sono comuni a tanti altri comuni italiani che stanno adottando soluzioni simili. Quello che è importante – ha concluso – è che si stia portando avanti quell’inversione di tendenza che a Perugia è stata già avviata. Basti pensare all’anticipazione di tesoreria, passata dai 22 milioni del 2013 ai 13 del 2017 e su cui la magistratura contabile ha fatto i richiami. Oppure all’utilizzo dei fondi vincolati per cassa, che ha visto scendere la cifra dai 17 milioni del 2013 ai 4 del 2017».

‘Giù le mani da Afas’ Di parere diametralmente opposto è il giudizio espresso dal capogruppo Pd Diego Mencaroni che ha rimarcato come «le politiche stantie di questa maggioranza siano quanto più evidenti in questa relazione che ci accingiamo a votare. Questa è una cartina di tornasole di come è stata gestita la città dalla giunta Romizi. Solo proclami, solo chiacchiere, per poi scomparire quando emergono le problematiche della città. Se si guardano gli interessi passivi notiamo che ci troviamo di fronte a gravi problemi e l’unica partecipata che funziona, come l’azienda che gestisce le farmacie comunali, è la prima che viene attaccata».

Buco ter Giudizio ancor più negativo quello del capogruppo dei 5 stelle Cristina Rosetti secondo la quale le misure non sono assolutamente sufficienti in base ai rilievi mossi dalla Corte dei conti. «Questo è il buco ter – ha chiarito – 20 milioni circa che si vanno ad aggiungere a quelli lasciati dalle precedenti amministrazioni e che hanno lasciato in ginocchio la città.L’ipotesi di vendere Afas o tutti gli immobili messi in vendita non servono a fare quegli investimenti di cui la città avrebbe bisogno, ma serve solo a coprire un buco di bilancio. Questo dovete dire ai cittadini». Non serve vendere, secondo la ricetta dei 5 stelle, basterebbe piuttosto velocizzare le riscossioni, soprattutto, nella fase antecedente la riscossione coattiva e adottare misure urgenti per il riallineamento delle entrate e delle spese. «Tre anni fa chiedemmo e ci fu negata, una commissione speciale per l’analisi delle entrate e delle spese. Dobbiamo capire se l’assetto delle entrate: imposte e tariffe è ancora valido, dobbiamo analizzare in profondità la qualità della nostra spesa e razionalizzarla seriamente».

Vendita Minimetrò E tra le misure più osteggiate, dentro e fuori palazzo dei Priori, c’è la dismissione delle quote del Minimetrò, di cui il comune è proprietario al 70%. Dopo la diffida preannunciata dal Movimento 5 stelle sulla proposta si esprime anche il gruppo dei Radicali che afferma di aver appreso «con preoccupazione della cessione di proprietà pubblica. Cedere una partecipazione societaria che genera utili – spiega Michele Guaitini – per far fronte ad una difficoltà finanziaria non è mai di per sé una buona pratica, ma ciò che più conta è che il Minimetro per la città di Perugia rappresenta un asset strategico. Cederlo significa legarsi mani e piedi al privato acquirente, ponendo il Comune di Perugia in posizione di sudditanza costringendolo a mettere mano al portafoglio ogni volta che voglia impostare ad esempio differenti politiche su orari di funzionamento e tariffe, esattamente come accade oggi per i parcheggi con Sipa. Senza contare la questione della seconda tratta che il nuovo proprietario potrebbe decidere di costruire vincolando in maniera più pesante il Comune ad un contratto di servizio decisamente più oneroso».

L’assessore Calabrese D’accordo sulla cessione si dice invece l’assessore Calabrese che parla di «un esoso contratto di servizio pagato con le tasse dei perugini. L’operazione di cessione delle quote – afferma l’assessore ai lavori pubblici – è innanzitutto finalizzata ad un risparmio strutturale di almeno 1 milione di euro l’anno. Il bando per la cessione conterrà tutte le garanzie per le preoccupazioni che qualcuno teme, compreso nuovo pef e nuovo contratto di servizio, nessun rischio, non soggiaceremo proprio a nulla, non siamo così sprovveduti. Solo risparmi significativi e strutturali, oltre l’incasso immediato, che dobbiamo recuperare sempre più da un versante che sta massacrando Perugia e i perugini. Diventare totalmente proprietari della società è scenario del tutto insensato, ammesso sia possibile ed avessimo le risorse (figuriamoci)».

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