Perugia Capanne, detenuti in rivolta

Prosegue intanto la protesta del personale: visita di Candiani e Mancini (Lega Nord), il cui leader Salvini è categorico: «Noi stiamo con le guardie e non con i ladri»

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Mentre il personale del carcere di Capanne a Perugia continua la sua protesta – con un presidio all’ingresso dell’istituto – nella serata di giovedì, denunciano i sindacati Osapp, Uil, Sinappe, Cisl e Cgil, si è verificato un «ennesimo grave episodio. I detenuti ristretti nella sezione denominata 3A del reparto circondariale hanno messo in atto una vera e propria rivolta, ammassando alcuni televisori davanti all’ingresso della sezione, armati di lamette e minacciando di dar fuoco a tutto se non avessero parlato con il direttore ed il comandante. Solo dopo un’estenuante opera di persuasione degli appartenenti alla polizia penitenziaria, compreso comandante e vice comandante si è riusciti a riportare l’ordine e la sicurezza all’interno della sezione. Alcuni promotori della protesta sono inclusi nella lista dei detenuti da allontanare, a questi si sono aggiunti altri che erano prossimi ad essere inseriti nelle sezioni aperte. I detenuti lamentavano la mancanza di ‘televisori a led ‘ e la mancanza di acqua calda. Quest’ultima è una problematica che interessa tutto l’istituto da diverso tempo».

Mancini e Candiani a Capanne

La Lega Nord Il personale del carcere di Capanne, intanto, ha ricevuto una nuova manifestazione di solidarietà nella giornata di giovedì. A far visita ai lavoratori – che stanno dando vita ad un presidio permanente – sono stati il senatore Stefano Candiani e il consigliere regionale Valerio Mancini.

Salvini I due esponenti leghisti hanno, mentre erano a colloquio con il personale del carcere, hanno raggiunto telefonicamente il leader del partito, Matteo Savini, che non ha fatto i complimenti: «La Lega – ha tagliato corto Salvini – sta con le guardie e non con i ladri».

Le iniziative Mancini, che ha rivelato di aver saputo della situazione di Capanne tramite Facebook, ha detto che «i rappresentanti istituzionali, quali prefetto e sindaco, pur sapendo ciò da tempo continuano tuttora ad ignorare la grave situazione in cui versa Capanne, e questo è molto grave» hanno detto al personale in presidio che «esistono prove oggettive di ciò che le sigle sindacali dicono e da un più attento esame della struttura carceraria emerge che vi sono detenuti che potrebbero essere espulsi e altri che possono espiare la pene nei loro Paesi, mentre  restano a carico del servizio sanitario umbro e dello Stato». Visitando la struttura, poi, dicono di «aver notato del terreno incolto, idoneo alla coltivazione agricola, quando esiste un progetto mai andato in porto, con un ulteriore mancato guadagno da parte dell’amministrazione penitenziaria». Candiani prima e Mancini a seguire «nelle sedi di competenza» si faranno garanti e portavoce della situazione di Perugia Capanne. 

Capece e Bonino del Sappe sindacato agenti polizia penitenziaria

Bonino e Capece del Sappe

«Minacce inaccettabili» Fabrizio Bonino, segretario nazionale per l’Umbria del Sappe, sottolinea che «questa notte si è vissuta una situazione incandescente, molto grave, anche se ora la situazione è tornata alla normalità. La situazione è stata molto critica: i detenuti non sono voluti entrare in cella lamentando di non avere a disposizione acqua fredda ma solamente quella calda, di non avere carta igienica, suppellettili ed oggetti di prima necessità. Hanno allora gettato tutto l’olio in loro possesso per terra, sul pavimento, minacciando di dare fuoco alla Sezione, sfidando il Personale di Polizia Penitenziaria. Solamente l’intervento del comandante di reparto ha allentato un po’ la tensione, anche se i detenuti sono stati fuori dalle celle fino all’una di notte: la cosa grave è che i detenuti hanno detto che se a breve le cose non cambiano protesteranno di nuovo, dando fuoco alla sezione ed alle celle. Minacce inaccettabili, favorite dal clima di tensione che da tempo si è determinato a Capanne e che il Sappe ha denunciato e denuncia da tempo. Prioritario è allontanare i detenuti che hanno sobillato gli altri ristretti. Mi sembra dunque evidente che c’è necessità di interventi immediati da parte degli organi ministeriali e regionali dell’amministrazione penitenziario, che assicurino l’ordine e la sicurezza in carcere a Capanne tutelando gli agenti di polizia penitenziaria che vi prestano servizio. Ed è grave che non siano stati raccolti, nel corso del tempo, i segnali lanciati dal Sappe sui costanti e continui focolai di tensione del carcere perugino, favorendo anche lo scriteriato sistema di vigilanza dinamica ed il regime penitenziario aperto con l’incomprensibile avvallo di alcuni sindacati che oggi, paradossalmente, scendono in piazza per criticare ciò che loro hanno condiviso».

«Misura colma» Donato Capece, segretario generale del Sappe, sottolinea che «sono stati bravi a controllare e gestire la tensione, ma la misura è colma. Tutta questa tensione, come al solito, ricade sui poliziotti penitenziari in servizio a Capanne che ogni giorno con spirito di sacrificio ed abnegazione affrontano situazioni esplosive. Da quando sono stati introdotti nelle carceri vigilanza dinamica e regime penitenziario aperto sono decuplicati eventi gli eventi critici in carcere, Se è vero che il 95% dei detenuti sta fuori dalle celle tra le 8 e le 10 ore al giorno, è altrettanto vero che non tutti sono impegnati in attività lavorative e che anzi trascorrono il giorno a non far nulla. Ed è grave che sia aumentano il numero degli eventi critici nelle carceri da quando sono stati introdotti vigilanza dinamica e regime penitenziario aperto. Nell’anno 2016 ci sono infatti stati 39 suicidi di detenuti, 1.011 tentati suicidi, 8.586 atti di autolesionismo, 6.552 colluttazioni e 949 ferimenti. Fino a quando potrà durare questo clima? L’Amministrazione quando interviene? Le carceri sono più sicure assumendo gli agenti di polizia penitenziaria che mancano, finanziando gli interventi per far funzionare i sistemi antiscavalcamento, potenziando i livelli di sicurezza delle carceri», concludono i sindacalisti del Sappe.

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