Perugia: «Finalmente potrò camminare»

Con un complesso intervento chirurgico all’ospedale Santa Maria della Misericordia, ad uno studente di 20 anni è stata ridotta una deformità scheletrica congenita

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«Quando mi sono risvegliato dall’anestesia e i medici mi hanno fatto vedere le mie gambe, sono scoppiato a piangere. Toccare con mano che non erano più storte mi ha dato una grande gioia. Ho subito pensato che fra qualche tempo sarò come i miei amici e che anche io potrò camminare normalmente e giocare a pallone». A raccontare le sue emozioni è Davide uno studente di 20 anni che, affetto da una deformità scheletrica congenita, è stato operato all’ospedale Santa Maria della Misericordia di Perugia.

L’intervento Un’equipe della struttura complessa di Ortopedia e Traumatologia del Santa Maria della Misericordia di Perugia, diretta dal professor Auro Caraffa, da tempo si dedica ad intervenire chirurgicamente per restituire ai pazienti un’eccellente qualità della vita. «La deformità di Davide riguardava la tibia con conseguente accorciamento dell’arto di 5 centimetri che causava un’evidente zoppia alla deambulazione», spiega il dottor Michele Bisaccia, che ha eseguito l’intervento chirurgico assieme ai dottori Ermanno Trinchese, Giovanni Colleluori e Andrea Schiavone, con il contributo delle anestesiste Anna Maria Falaschi e Flavia Falchetti. Il dottor Bisaccia spiega che «corretta la deformità, con l’allineamento dei vari segmenti ossei, abbiamo proceduto ad applicare un fissatore esterno per riportare l’arto in asse e quindi ad annullare la zoppia e consentire al paziente di condurre una vita normale. Ed è proprio il fissatore che, giorno dopo giorno, consentirà di riportare in asse l’arto operato». I medici prevedono, in questa fase di convalescenza, controlli e un ciclo di riabilitazione, ma Davide può finalmente guardare al futuro con ottimismo.

L’emozione Davide racconta di essere arrivato a Perugia «carico di fiducia, nonostante gli insuccessi presso altri centri italiani. Non mi sono mai scoraggiato, anzi, se ho rafforzato il mio carattere è stato anche grazie alle delusioni affrontate. A darmi una grande carica è stato il dottor Trinchese, che mi ha assistito come un padre, a lui ho promesso che anche se non diventerò mai un calciatore famoso, avrà sempre la mia riconoscenza». Per la signora Irene, mamma di Davide, «l’equipe che ha operato mio figlio è stata fantastica. La riuscita dell’intervento non ha fatto tornare il sorriso solo a lui, ma a tutta la famiglia. Dire grazie a tutti è il minimo».

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