Perugia, lavoro nero: ’emersione’ vietata

Faceva lavorare in modo irregolare il giardiniere cinese e quando ha tentato di mettere ordine nelle ‘carte’, ha rimediato una sanzione dal Tar

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di Umberto Maiorca

La padrona, il marito, il giardiniere e la moglie di questi. Quattro versioni differenti per certificare l’emersione dal lavoro nero che tale era e tale rimane. Ognuno dei protagonisti ha sciorinato davanti agli impiegati del ministero dell’Interno un insieme di dati e fatti talmente divergenti che hanno facilitato il lavoro dello Sportello unico per l’immigrazione nel rigettare la domanda presentata dalla datrice di lavoro. Decisione confermata anche dal Tribunale amministrativo e con risvolti penali per false dichiarazioni.

La domanda La vicenda inizia quando una signora, assistita dall’avvocato Olgantonietta Ciminati, presenta la domanda di emersione dal lavoro irregolare del proprio giardiniere cinese. Lo Sportello unico per l’immigrazione della Prefettura di Perugia, però, dopo i controlli, rigetta la richiesta.

Le testimonianze Secondo i funzionari del ministero dell’Interno il «lavoratore di origini cinesi avrebbe prestato servizio presso l’abitazione della ricorrente», ma il rapporto di lavoro non sarebbe stato instaurato «nei tempi e nei termini legislativamente prescritti», cioè «l’occupazione del singolo lavoratore straniero, alle dipendenze del datore di lavoro richiedente, almeno a partire dal 9 maggio 2012». Per stessa ammissione della ricorrente «il lavoratore di origini cinesi avrebbe iniziato il rapporto di lavoro “tra il mese di settembre/ottobre 2012», mentre il marito della donna avrebbe ammesso, sempre davanti ai funzionari prefettizi, «di avere conosciuto il predetto lavoratore “nel mese di agosto 2012” e che avrebbe iniziato a prestare la propria opera “a partire dal mese di ottobre/novembre 2012”». Sentito anche il giardiniere cinese, questi avrebbe affermato «di essersi sporadicamente recato nel mese di maggio 2012, presso l’abitazione della ricorrente, per “qualche piccolo lavoro di giardinaggio” e che “nel mese di agosto 2012”, venuto a conoscenza della predetta sanatoria, si sarebbe recato presso la stessa abitazione per chiedere di inoltrare la relativa domanda». Ultima dichiarazione registrata, infine, quella di una connazionale del giardiniere, il quale «avrebbe soggiornato come suo ospite presso la propria abitazione di Perugia, nell’estate dell’anno 2012, soltanto “per uno o due giorni”».

La sentenza Secondo la Prefettura un insieme di «affermazioni, tutte inequivocabilmente dirette a rivelare la mancata occupazione del lavoratore straniero alla data legislativamente fissata per l’ammissione alla predetta sanatoria» con una tesi difensiva che «si è limitata ad affermare genericamente la presenza del lavoratore straniero al momento indicato dalla legge senza tuttavia produrre elementi seri e circostanziati in siffatta direzione». Da qui il rigetto dell’istanza di emersione e anche del ricorso davanti al Tribunale amministrativo regionale ritenuto infondato. Con condanna «alla rifusione delle spese di lite, da quantificare nella complessiva somma di euro 1.000 (mille)» ed esecuzione della sentenza da parte dell’autorità amministrativa.

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